Autore: Laird Barron.
Titolo Originale: X's for Eyes.
Anno: 2015.
Genere: Modern Weird (fantascienza + weird + black humor + spy story + pulp tarantiniano).
Editore: Edizioni Hypnos, 2016.
Collana: Visioni.
Pagine: 96.
Prezzo: 8,90 euro.
A cura di Matteo Mancini.
Torniamo a presentare Laird Barron, giovane promessa del new weird già insignita di importanti attestati quali lo Shirley Jackson Award e il Bram Stoker Award e da noi analizzato in occasione della proposta della Mondadori del romanzo La Cerimonia (in precedenza pubblicato dalla Hypnos). Questa volta, lo scrittore che vive ai confini del mondo, nella glaciale Alaska, prende per mano i lettori per “proiettarli” ai confini dell'universo, dove un potente extraterrestre dalle forme impalpabili vive immobilizzato e annoiato, guardando all'uomo e i tanti mondi che costellano il buco nero che ci sovrasta alla stregua di uno scienziato che, tra uno sbadiglio e l'altro, spia dalla lente di un microscopio. Torna la tematica lovecraftiana, e prima ancora dunsaniana, dell'uomo zimbello di creature extraterrestri superiori proposte quali veri e unici Dei del creato che nutrono ben pochi interessi verso l'uomo. Più che ancora nel precedente romanzo, l'asso dell'Alaska plasma il mondo weird delle origini, chiamando in causa anche Azathoth (mitica divinità del pantheon lovecraftiano), perché così viene chiamato impropriamente l'essere spaziale dal momento che “ama Lovecraft e ci esplora attraverso le distorte narrazioni dell'autore.” Il fine viene tuttavia perseguito con uno sviluppo tutt'altro che lineare, ma soprattutto con caratterizzazioni e personaggi del tutto fuori dalle righe. Ne emerge uno stile piuttosto intricato, che richiede almeno due letture per poter cercare di incasellare tutti i riquadri del grande puzzle ideato dalla magia della penna. Inoltre il tutto è intriso di un'ironia che va ben oltre il grottesco, sconfinando in un black humor difficilmente dimenticabile.
X's for Eyes, tradotto dalla Hypnos “X Come Occhi”, è un romanzo di anti-formazione, se mi concedete l'espressione, che vede due fratelli figli di papà, di dodici e quattordici anni (e mezzo, ci tengono a precisare), comportarsi alla maniera di due quarantenni tamarri: guidano una spider, tracannano scotch, fumano Old Gold, si muovono con al seguito il fucile da caccia del padre e si “ingroppano” prostitute del night, ma non solo... anziché andare a scuola come tutti i ragazzini classe 1942 (anno di nascita del più grande), frequentano i corsi che un tale Sifu Kung Fan, chiamato col poco rassicurante soprannome de “La Morte dai Mille Tagli” (sorta del derivativo tarantiniano Pai Mei), tiene in Himalaya presso “Il Tempio del Leopardo delle Nevi”, sorta di organizzazione che richiama “La Tana delle Tigri” del cartoons giapponese. Qui “un allievo su tre finiva per soccombere, spesso con dipartita favolosamente orribile”. “Sifu Kung Fan è uno dei più turpi e malvagi disgraziati che abbia mai calpestato il suolo di questo pianeta” si dice. Un sorta di X's for Mister, passatemi la battuta. I suoi corsi prevedono “ginnastica sopra voragini senza fondo; istruzioni in metodi avanzati di avvelenamento che includono l'essere avvelenati; sotterfugi da maestro che comprendono tentativi di assassinio nei confronti degli allievi”, il tutto in un clima polare in cui la fame strizza le budella, gli scontri sono all'ultimo sangue e le torte di riso sono presentate con un lieve e dolce strato di curaro a velo.
«Plissken, che cosa stai facendo?»
Il citazionista LAIRD BARRON.
Capite già da questo quanto il gusto per le contaminazioni di Barron sia qua espresso alla massima potenza. Eppure non basta... perché il "nostro", al weird e al pulp tarantiniano, aggiunge una sorta di cyberpunk ante litteram (con omaggi anche a Terminator, La Mosca e Johnny Mnemonic) innestato su una fantascienza impossibile (dato che la storia è ambientata nel 1956) fatta di sonde spaziali programmate per fare un giro di diciotto mesi attorno a Plutone e ritorno, frammenti di memoria hardware che si fondono alla carne umana, guerre corporative tra multinazionali che si spiano a vicenda, organizzazioni di invasati religiosi che inneggiano verso il mistero stellare, computer che modulano il loro linguaggio in parola e si esprimono verso i protagonisti trovando soluzioni alla maniera di Kitt in Supercar... E poi sparatorie, sangue a ettolitri, carrellate di morti, inseguimenti aerei in contesti scenografici mozzafiato (siti neolitici) e fughe in profondità artiche, in cui si piomba avvinghiati dentro un bob sparato in cunicoli alla maniera dell'introduzione sul campo di battaglia dei concorrenti de L'Implacabile - Running Man, dove affiorano portali alieni protetti da energia extraterrestre, con sovietici e americani che si contendono la scoperta venendo beffati dai due fratellini terribili. Sono i due "cazzari", in mezzo a dottori, scienziati, militari e sapienti, a perforare il campo magnetico, grazie ad alcune “sillabe profane” di origine aliena, comunicate attraverso "il tempo del sogno" (una tecnica che potenzia il subcosciente che costituisce, a sua volta, una porta per l'infinito), che provocano l'esplosione delle teste di chi le ascolta (Cronenberg docet).
Insomma, un gran bel polpettone che Barron riesce a portare a casa con una spiccata dose di esperienza e un sapiente mestiere nel condensare un materiale che avrebbe potuto debordare in un romanzo interminabile. Cinema, narrativa weird e persino poesia, con i continui rimandi a The Emperor of Ice-Cream pubblicato nel 1922 da Wallace Stevens, si miscelano tra loro in un “anda e rianda” esilarante, in cui niente si prende sul serio, persino il tempo e lo spazio, e che, eppure, regala alcuni capitoli degni del weird delle origini (penso a La Casa sull'Abisso di Hodgson) e induce a pensare, in chiave metaforica, a una realtà assai più orribile di quella che potrebbe sembrare.
“Un sole nero dominava l'orizzonte sopra i monti appuntiti come spine. Il suo disco ingoiava un buon terzo del cielo. Un ribollente tremolio di fiamme illuminava l'orlo della circonferenza. Ciò che restava della volta celeste fuggiva via incurvandosi in un nero senza stelle, fra screziature rosa dello stesso colore dei capezzoli di una regina del burlesque che gli era capitato di conoscere...” questo lo scenario che si para davanti a uno dei due protagonisti, nel momento in cui si trova proiettato nello spazio, su un mondo al di là in cui viene inseguito dai tanti profili deformi del suo stesso essere ("sono il flagello della tua esistenza"), mentre dall'alto il Dio dell'universo lo scruta e gli parla, alla maniera di un demone che propone accordi di natura faustiana.
Insomma, un gran bel polpettone che Barron riesce a portare a casa con una spiccata dose di esperienza e un sapiente mestiere nel condensare un materiale che avrebbe potuto debordare in un romanzo interminabile. Cinema, narrativa weird e persino poesia, con i continui rimandi a The Emperor of Ice-Cream pubblicato nel 1922 da Wallace Stevens, si miscelano tra loro in un “anda e rianda” esilarante, in cui niente si prende sul serio, persino il tempo e lo spazio, e che, eppure, regala alcuni capitoli degni del weird delle origini (penso a La Casa sull'Abisso di Hodgson) e induce a pensare, in chiave metaforica, a una realtà assai più orribile di quella che potrebbe sembrare.
“Un sole nero dominava l'orizzonte sopra i monti appuntiti come spine. Il suo disco ingoiava un buon terzo del cielo. Un ribollente tremolio di fiamme illuminava l'orlo della circonferenza. Ciò che restava della volta celeste fuggiva via incurvandosi in un nero senza stelle, fra screziature rosa dello stesso colore dei capezzoli di una regina del burlesque che gli era capitato di conoscere...” questo lo scenario che si para davanti a uno dei due protagonisti, nel momento in cui si trova proiettato nello spazio, su un mondo al di là in cui viene inseguito dai tanti profili deformi del suo stesso essere ("sono il flagello della tua esistenza"), mentre dall'alto il Dio dell'universo lo scruta e gli parla, alla maniera di un demone che propone accordi di natura faustiana.
X Come Occhi, pubblicato nel 2015 e subito edito, sul finire del 2016, da Hypnos, si presenta quindi quale novella di formazione o, meglio ancora, quale iniziazione all'alta società di una coppia di figli di papà che scoprono, attraverso una serie di assurde avventure, le nefandezze della propria famiglia e come questa sia riuscita a tenersi al vertice delle politiche mondiali. Spettacolare la parte con tutti gli ascendenti di famiglia che popolano, con le loro teste staccate dai corpi, “il cratere sul monte dell'inferno” tra arpie, ciclopi, streghe e atti di cannibalismo rituale.
Prova dunque superata per Laird Barron. X Come Occhi, pur presentando qualche errore di battuta (egregio comunque il lavoro, tutt'altro che semplice, di traduzione e adattamento firmato Andrea Bonazzi), è la miglior novella inclusa nella collana Visioni, forse quella a cui più si adatta l'espressione di modern weird. Storia folle che prende le mosse dalle origini del genere, modernizza il taglio pulp aggiornandolo ai cliché del duemila e va a toccare, con ilarità e uno scatenato stile orientato al grottesco, tematiche tutt'altro che fantascientifiche e che regolano i rapporti di vita comune, proponendo ancora una volta quell'immagine lingottiana (Thomas Ligotti è un autore di cui Barron costituisce ideale prosecuzione) di uomo (o meglio politico) burattino di entità superiori che, tra organizzazione segrete e multinazionali di ogni sorta, manovrano il tutto nell'ombra e nell'anonimato più assoluto.
La copertina americana del romanzo.
"I mortali esistono nel nostro dominio come coscienza fornita di sostanza. I sogni danno l'illusione della carne; i vostri corpi fisici sono stati distrutti istantaneamente dallo ziqqurat. Da particelle infinite, voi verrete rigenerati."
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