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lunedì 26 novembre 2018

Recensione Narrativa HOUDINI - Passione Oscura di Lisa Mannetti.



Autore: Lisa Mannetti.
Titolo Originale: The Box Jumper.
Anno: 2015.
Genere: Horror / Magia.
Editore: Astro Edizioni, 2017.
Pagine: 144.
Prezzo: 12.90 euro.

A cura di Matteo Mancini.
L'ACQUISTO
Volume comprato al Pisa Bookfestival del 2018 durante un passaggio tra gli innumerevoli stand delle case editrici partecipanti. Tra una fiumana di persone scorgo la scritta "HOUDINI" riportata su una copertina che sembra quella degna di un fumetto pulp. Incuriosito afferro il volume e controllo il nome dell'editore: Astro Edizioni, Roma.  Non lo conosco, ma un'altra cosa mi cattura l'attenzione. In copertina, in basso, compare il bollino rosso con scritto: Nominee, Bram Stoker Awards. Questo lo conosco... Si tratta di uno dei più significativi premi in ambito letterario, settore horror e fantastico. Come se non bastasse, il romanzo è stato selezionato anche per lo Shirley Jackson Award nonché eletto in Inghilterra novella dell'anno da This is Horror. Quanto basta per indurmi a leggere la sinossi nell'aletta interna. Scopro così che l'autrice, l'italo americana Lisa Mannetti, è una presenza fissa al Bram Stoker. Vincitrice nel 2009 nella sezione esordienti, ha poi dato seguito a una serie di ulteriori nomination, una delle quali conquistata dal volume che ho nelle mani. Houdini - Passione Oscura o, meglio, The Box Jumper, come lo ha intitolato l'autrice nel 2015.
Capisco subito l'ottima scelta editoriale di modificare il titolo con uno capace di catturare l'attenzione del distratto pubblico passante, tra un'ideale vetrina e l'altra. Anche la copertina ha un suo perché, alquanto macabra e sinistra sembra rimandare a una scena barkeriana. Il riferimento va a Hellraiser o, forse, in maniera più congruente a Il Signore delle Illusioni, dato il tema trattato. Assai più tamarra della più elegante, ma meno appariscente, copertina americana.
Mi immergo nella lettura della trama e mi dico: si, questo lo compro. La tipa che sta dietro allo stand mi vede interessato e si rivolge a me con parole lusinghiere. Parla con spiccato accento romano, dice che è venuta proprio da Roma la sera prima per partecipare al festival. "Quello è un romanzo pazzesco" mi rivela. "Cambia continuamente di prospettiva e resti fino alla fine incerto se quanto ti viene raccontato sia reale o meno fino al finale scioccante. Una parola sola: pazzesco."

L'AUTRICE
Nonostante il nome di chiare origini italiane, Lisa Mannetti è una scrittrice newyorkese che si è affacciata di recente alla narrativa con risultati subito esplosivi. Si sa poco della sua vita privata, se non che vive in una casa centenaria assieme a due gatti che si chiamano, guarda caso, Harry e Theo come i fratelli Houdini. Appare sulla scena narrativa nel 2009 con The Gentling Box che si aggiudica il prestigioso Bram Stoker Award, un premio che la vedrà primeggiare cinque ulteriori volte, sia nella sezione racconti che in quella riservata ai romanzi, pur non cogliendo altre vittorie. Una produzione da attirare registi di lungometraggi che si sono accaparrati i diritti per la trasposizione filmica delle sue opere. Everybody Wins diviene infatti un cortometraggio, mentre la novella Dissolution sarà presto un lungometraggio diretto da Paul Leyden.
Due sole opere sono state tradotte in italiano. Sbarca nella nostra penisola nel 2016 Torture Sottili, tradotto dal rivale (del sottoscritto) in alcuni concorsi Luigi Musolino, un horror splatter con una famiglia di zingari protagonista e sempre legata a stregonerie e magie. Si tratta della versione italiana di The Gentling Box. Nel 2017 è la volta di The Box Jumper, opera in cui l'orrore diviene più psicologico che visivo, addirittura effetto di elucubrazioni mentali distorte dall'impiego di sostanze e trucchi vari.

La più sobria ma meno accattivante
copertina americana.

COMMENTO ALL'OPERA
The Box Jumper vuole essere un tributo a un personaggio innegabilmente amato dall'autrice, che sfrutta la sua passione per fondere realtà e finzione. "Non dimenticai mai la nota di allegria ed esaltazione nella sua voce e lo scintillio nei suoi occhi. Per un breve istante era tornato bambino; un bambino che aveva ancora sogni di volo e libertà. Sapevo che non sarebbe mai stato ricco o famoso, ma ero felice che non fosse amareggiato dalla vita, che riuscisse ancora a trovare un pizzico di magia nell'esistenza quando leggeva del suo eroe. E anche del mio eroe, da quel momento in poi." Così la protagonista del romanzo parla di suo padre e di Houdini. Appare piuttosto semplice sovrapporre il pensiero della protagonista con quello dell'autrice che, in questo passaggio, si riconosce nel suo personaggio.
Prende così inizio un'opera che parte dal saggio romanzato per sconfinare in un horror a metà strada tra illusionismo e spiritismo di stampo stregonesco, buttando un occhio sulla pazzia. Lisa Mannetti porta in scena personaggi mitici come Harry Houdini, il più grande escapologo nella storia dell'umanità, e Arthur Conan Doyle, il mitico autore de Sherlock Holmes, e li fa interagire con altri di pura invenzione. Al centro c'è la storia d'amore, impossibile, tra la protagonista, una box jumper (ovvero un'assistente di scena) di nome Leona (nome bizzarro chissà a cosa connesso), e il grande illusionista. Si tratta di una passione (oscura) dolce, mai volgare, condivisa dai due eppure proibita. Houdini è sposato, ha venticinque anni di più dell'assistente e sta vivendo i suoi ultimi anni di vita. Il rapporto tra i due è particolare, sembra quasi paterno per come l'uomo accarezza la donna che cade vittima di una terribile malattia (la poliomielite) che la rende sterile, ma da cui riesce a riprendersi pur se parzialmente menomata nella deambulazione. La parte con lei nel polmone d'acciaio e Houdini che le accarezza le labbra è di una poetica struggente, tipica della sensibilità di un autore di sesso femminile.

Su questo leit motiv, che sembra sopravvivere anche a distanza di anni, ben oltre i limiti imposti dal trapasso corporale (ovvero la morte), si innesca la crociata di Harry Houdini contro i medium e lo spiritismo. Il grande mago illusionista intende sconfessare quanti affermino di avere doti paranormali, dicendosi in grado di stabilire un contatto diretto con l'oltretomba. Per farlo organizza a sua volta delle sedute spiritiche spettacolari al termine delle quali mostra i trucchi utilizzati per smuovere tavolini, materializzare corpi e provocare rumori, così da convincere gli impressionati partecipanti che non c'è alcun intervento trascendente in gioco ma solo grandi trucchi. "Metteva in scena sedute spiritiche capaci di surclassare perfino gli spettacoli più sensazionali. Gli uomini rabbrividivano; le donne strillavano, piangevano e svenivano. E poi lui mostrava al pubblico il trucco." La cosa non convince Conan Doyle, rappresentato come un ingenuo. "Chiunque potrebbe raggirarlo e la sua influenza è enorme" dice di lui Houdini, piuttosto arrabbiato. "Ogni giornale pubblica qualsiasi sciocchezza pronunci" e la cosa produce effetti devastanti che arrivano al punto da spingere le persone a suicidarsi confidando in un accogliente aldilà. Conan Doyle afferma, nonostante tutto, che l'amico sia dotato del potere di smaterializzarsi e di esser titolare di capacità che vanno oltre l'umano. Intanto Houdini porta a galla i trucchi di tutta una serie di medium, utilizzando la sua assistente quale infiltrata d'eccezione. La donna ricorre a una serie di camuffamenti per avvicinare i vari soggetti. 
La Mannetti offre al lettore un vero e proprio campionario di trucchi d'epoca, spiegando come certi effetti risultassero credibili e come gli stessi venissero posti in essere. Se questa parte suona quasi come un saggio reso in chiave narrativa, ben si discosta l'altra anima del testo. Attraverso una serie di flashback, sogni e incontri che si svolgono trent'anni dopo la morte del mago, la Mannetti plasma una storia borderline tra pazzia e normalità. La vecchia assistente di Houdini, dopo la morte del mentore, è finita preda di scompensi psichici che l'hanno costretta a subire dei trattamenti sanitari obbligatori. Nonostante questo, alcuni colleghi del mago, sono convinti che sia depositaria di segreti legati ai misteri di Houdini e per questo tentano di estorcerle notizie con inganno e con l'abuso di sostanze che la inducono a rivivere tra le braccia del sognato amore perduto. La storia si fa confusa, tracciata su binari secanti che cambiano di continuo le carte in tavola. Alla fine sorgono dubbi, non si sa più quanto ci sia di reale e quanto sia collegato al delirio. Addirittura lo spiritismo, dopo la sconfessione iniziale che lo presenta quale artificio atto a raggirare disperati, assume consistenza e sembra dimostrare la propria veridicità grazie alla stregoneria ("Puoi inviare lo spirito dentro qualcun altro, e mantenere comunque il controllo... uno specchio è il mezzo più semplice per toccare questa persona senza che se ne accorga. E, a quel punto, le vostre aure si uniranno"). La Mannetti, per questo, si serve di una maga che pratica magia rossa ("si esibisce nei suoi trucchetti paranormali quasi nuda o indossando solo un négligé sottile e trasparente. Benjamin le ha fatto brillare i suoi seni, come se delle luci spettrali li illuminassero... Può manifestare degli ectoplasmi e indovina da dove escono... a parte dai... come dire, dagli orifizi più pubblici? Non dovresti affatto sorprenderti se ti prendesse una mano per ficcarsela tra le gambe, al momento clou.") che inizialmente sembra essere una truffatrice, addirittura ricorre a veleni e al rilascio di piccole dosi di monossido di carbonio per contaminare la lucidità degli astanti, ma poi si scopre davvero essere in contatto con uno spirito che lei crede esser riconducibile a quello del fratello morto. La realtà è diversa e gli effetti saranno letali anche per lei, che finirà con l'impazzire convincendosi persino di saper volare. Torna il tema del potenziale distruttivo connesso all'impiego e al ricorso della magia, un'arma capace di far saltare la ragione e di condurre su un sentiero che non ammette la via del ritorno e che si traduce nel ricovero in strutture dove le testimonianze hanno valore di farneticazioni prive di costrutto.

Lo stile è a tratti verboso, non sempre facile da seguire, complici i continui cambi di punti di vista. Molto affascinante la prima parte, assai lineare, in cui vediamo Houdini impegnato nella sua campagna anti-spiritismo. "E' criminale ciò che questi avvoltoi fanno a della povera gente ignara. A persone spezzate dal dolore, nel momento più difficile della loro vita." Un atteggiamento che gli porterà contro l'ira dei medium e, probabilmente, gli costerà la morte. La Mannetti sposa la teoria dell'omicidio volontario, poi coperto da concause non ben definite e tali da non ritenere alcuno imputabile. "Spionaggio e controspionaggio. Per ogni investigatore privato che Harry ingaggiava, i medium ne impiegavano una dozzina." Troppo anche per il più grande escapologo che, sebbene si impegnasse a dimostrare l'inesistenza della magia, tutti pensavano fosse depositario di poteri ultraterreni al punto da chiedergli di esaudire proposte impossibili (come far riapparire arti amputati o guarire da malattie). Alla fine cadrà vittima del proprio narcisismo e della volontà continua di superare i limiti, andando in scena quando avrebbe dovuto curarsi. Lo stroncherà una peritonite determinata da alcuni pugni subiti, a tradimento, sugli addominali.
La seconda parte è volontariamente confusa, disordinata con uno stile narrativo che non è consequenziale ma segue una costruzione a macchia di leopardo. In questa parte Houdini si materializza, probabilmente, solo nell'immaginazione della protagonista che finirà persino violentata sessualmente da sconosciuti, non tanto per libidine, ma per farle credere di essere davvero tra le braccia del suo amato mentore. Minata dall'effetto di allucinogeni, cadrà di nuovo nel baratro della follia anche perché accusata di aver tenuto un ingiustificato atteggiamento violento. Una situazione questa che fara' sorgere dubbi su quanto la stessa abbia in precedenza rivelato. Romanzo pazzesco, non c'è davvero altro termine per definirlo, storia di un amore impossibile che travalica la morte sotto forma di illusione (mentale).

Alla fine ne esce fuori una lettura tra alti e bassi, con molti momenti buoni (bellissime le descrizioni delle sedute spiritiche e di qualche numero di illusionismo). La Mannetti sposa la via dell'orrore psicologico con punte ipocondriache e ansiose non di poco conto. Non mancano venature erotiche, mentre latita quello splatter che suggerirebbe la copertina. Niente scarnificazioni o ferite lacero contuse. Qua l'orrore viene dalla perdita del proprio controllo, vuoi per una malattia vuoi per un vero e proprio malocchio che assume la sostanza di uno spirito incorporeo che entra nella testa della vittima e ne consuma il funzionamento alla stregua di un virus nella memoria di un computer. Una volta posizionato il piede oltre il baratro della ragione solo la caduta nel dirupo della follia può porre fine alla sofferenza, mitigata dall'assunzione di farmaci e di pratiche di elettro shock.

L'edizione è tradotta piuttosto bene da Francesca Noto. Copertina accattivante, prezzo economico e rilegatura buona. Manca una prefazione così come non è dato spazio a presentazioni o postfazioni. Niente di niente, neppure un accenno alla vita di Houdini e Conan Doyle, che pure sono presenze costanti nel testo. Presenza di alette interne.

L'autrice LISA MANNETTI, finalista
al Bram Stoker Award col romanzo
HOUDINI - PASSIONE OSCURA
e vincitrice del premio nel 2009 oltre
che finalista quattro volte.

"L'inganno è uno degli assi nella manica di un demone. Basta mischiare la giusta dose di verità alle menzogne, per confondere la mente umana."

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