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martedì 6 febbraio 2024

Recensione Narrativa: TERRE DESOLATE di Stephen King.

Autore: Stephen King.
Titolo Originale: The Waste Lands.
Anno: 1991.
Genere:  Fantastico: III capitolo saga La Torre Nera.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 452.
Prezzo: 14.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Terzo capitolo della saga fiume della Torre Nera. Stephen King lo scrive nel 1991, mentre sta completando Cose Preziose. È un King, probabilmente, all'apice del suo periodo migliore. The Waste Lands (“Terre Desolate”) inizia laddove, quattro anni prima, si era concluso The Drawing of the Three (“La Chiamata dei Tre”) e delinea la classica struttura da point to point che caratterizzerà la serie, in cui i protagonisti marciano lungo scenari variabili (spiaggia, foresta, ambiente urbano, deserto) verso la destinazione finale rappresentata dalla fantomatica Torre Nera. È proprio da questo romanzo che il ka-tet (un gruppo di persone legate insieme dal destino) rappresentato dal pistolero (Roland), Eddie (l'ex tossico) e la colored disabile Susannah (che viaggia su sedia a rotelle), a cui si aggiungeranno Jake e un animaletto (cosiddetto bimbolo) simile a un cane parlante, prende la marcia in direzione della Torre Nera al fine di ristabilire l'ordine atto a invertire il processo di distruzione (e di espansione) che sta portando al collasso il mondo di Roland.

King offre frammenti del passato del "Tutto Mondo", la dimensione parallela in cui vivevano “i Grandi Antichi”, esseri umani con una conoscenza pari a quella degli dei, e in cui ha sede la Torre Nera. La Torre Nera è il portale che governa tutti i mondi e che si trova al centro di un cerchio rappresentato da altri dodici portali interconnessi ai vari mondi (compreso il nostro). È proprio in tale dimensione “fantastica” che ha luogo la marcia di Roland e dei suoi amici. Il plotoncino vaga per le lande desolate di un mondo post-atomico, in cui al fantasy e al western si miscela la fantascienza cibernetica. Tolkien, Lovecraft, James Cameron, Philip K. Dick e Robert Zemeckis (riferimento a Ritorno al Futuro con tanto di omaggio agli ZZ Top) si incontrano in un mix altamente visionario (specie nella seconda parte del romanzo). Troviamo animali androidi (sono i guardiani dei portali), creature extraterrestri, demoni stupratori, guerrieri deformi dal retrogusto punk, mutanti, città che ricordano Prypjat e un treno supersonico condotto da un computer che rimanda all'intelligenza artificiale stile Skynet di Terminator, al punto da controllare a proprio piacimento le sorti di una città fatiscente destinata alla distruzione.

Rispetto a La Chiamata dei Tre, rallenta il ritmo e c'è un minore rimando (comunque presente) alle vicende del “nostro” mondo, da cui viene recuperato Jake. Quest'ultimo è il ragazzino che il pistolero aveva lasciato morire ne L'Ultimo Cavaliere, ma che non è morto nella nostra realtà in quanto, ne La Chiamata dei Tre, Roland ha modificato la catena degli eventi che lo avrebbero condotto alla morte e dunque al primo passaggio nel Tutto Mondo, permettendone così un secondo passaggio. Ecco che si delinea una sorta di duplicazione di personaggi e di vicende in un vero e proprio gioco, tra futuro e passato, che ricorda molto Ritorno al Futuro Parte 2 di Zemeckis (omaggiato anche con i cartelloni di Clint Eastwood nei quali Jake riconosce il volto di Roland).

Notevole la parte finale (dove si ha una prima traccia della civiltà del mondo di Roland), con un epilogo proiettato verso il quarto capitolo, in cui King offre il meglio della propria visionarietà, aprendo uno squarcio su un mondo malato flagellato da radiazioni e dalla desolazione più assoluta, in cui si muovono pterodattili, serpenti giganti e creature umanoidi che hanno smarrito i tratti umani. Decisamente più fantascientifico che fantasy o horror. Da affrontare solo dopo aver letto i primi due capitoli.


Un buon romanzo è spesso come una serie di indovinelli in altri indovinelli.

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