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venerdì 3 giugno 2022

Recensione Narrativa: LA FOSSA DEGLI APPESTATI di Mark Ronson.


Autore: Marc Elward Alexander (alias Mark Ronson).
Titolo Originale: Plague Pit.
Anno: 1981.
Genere: Fantascienza.
Editore: Urania, nr. 961 (1984).
Pagine: 165.
Prezzo: Fuori Mercato.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Action thriller dalle venature fanta-politiche piuttosto atipico per la collana Urania soprattutto per la scelta di un autore proposto per la prima volta sul mercato italiano e mai più presentato. Mark Ronson è l'inconsueta firma con la quale il romanzo, col titolo Plague Pit, è stato pubblicato nel 1981 in Inghilterra e tradotto in italiano come La Fossa degli Appestati. Un nome del tutto alieno per il popolo di afecionados di fantascienza che si è ben presto scoperto essere lo pseudonimo di un altrettanto sconosciuto scrittore: Marc Elward Alexander.


L'AUTORE

Alexander stende il romanzo quando è già in età avanzata. Lo pubblica a cinquantuno anni con almeno una mezza dozzina di altri testi alle spalle. Poeta, biografo, romanziere e scrittore di narrativa breve, arriva piuttosto tardi alla narrativa. Nasce a Weymouth, nel Dorset (Inghilterra). Suo padre è un veterinario che trasferisce presto la famiglia in Nuova Zelanda in cerca di fortuna. Alexander cresce ad Auckland, vi intraprende la professione di insegnante, eppure l'aria di casa gli manca. Il richiamo della madre patria è forte e, a poco a poco, diviene impossibile da ignorare. Nel 1956, quando ha ventisette anni, cede alle sirene e prende il volo per l'Inghilterra. Qui nasce l'Alexander scrittore. Si inventa giornalista e fotografo professionista. Lavora per il settimanale Reveille e altre testate, ricevendo anche incarichi di direzione. Negli anni settanta e ottanta da alle stampe una lunga sequela di romanzi, alcuni dei quali sotto lo pseudonimo Mark Ronson. Col nome Ronson pubblica storie intrise di atmosfere horror o fantasy. La cadenza con cui i testi escono denota un certo successo in patria, ma la produzione non riesce a debordare oltre confine. L'orrore sembra essere il genere di predilezione e lo rappresentano romanzi quali Bloodthirst (1979), Ghoul (1980) e Whispering Corner (1989). Grande cultore di narrativa del terrore, cura l'antologia The Beaver Book of Horror Stories (1981) in cui seleziona grandi classici di maestri quali Howard P. Lovecraft, Clark Ashton Smith, Ray Bradbury e William Hope Hodgson, a cui affianca qualche suo breve racconto. Pubblica inoltre un antologia composta da suoi racconti e altri di una tale Stella Whitelaw.

Muore all'età di novant'anni, secondo alcune fonti con circa settanta pubblicazioni all'attivo. Plauge Pit viene indicato quale best seller, sebbene non goda di fama internazionale e l'Italia sia l'unico paese estero ad averci scommesso sopra. Tra i libri più ricordati spicca la lodatissima biografia The Dance Ges On: The Life and Art of Elizabet Twistingon Higgins (1980), incentrata sulla storia di una ballerina inglese capace di tramutarsi in pittrice affermata dopo esser stata colpita da una grave forma di poliomielite.


IL LIBRO

Come il libro sia giunto alla Mondadori per essere incluso nella collana Urania persiste a essere un autentico mistero. È infatti un'opera misconosciuta all'estero che ha poco o nulla della fantascienza. Nonostante questo ha attirato le attenzioni di qualche fidatissimo del direttore della collana ed è finita con l'essere apprezzata da diversi di coloro che ne hanno letto le vicende, grazie soprattutto a una narrazione semplice, frenetica e scorrevole in cui l'azione è anteposta al resto.

Alexander costruisce soggetto e sviluppo facendo di A Journal of the Plague Year (“Il Diario dell'Anno della Peste”, 1722) di Daniel Defoe il faro guida del narrato. Il saggio-cronaca dell'autore di Robinson Crusoe è apertamente citato e da esso giungono buona parte degli spunti e delle riflessioni legate alla peste (tra cui l'idea dell'asintomatico appestato e del portatore sano che sparge il virus per il mondo).

Protagonisti sono un'arrembante giornalista afro-americana e un virologo che si diletta a modificare virus e per questo ha subito, in passato, pesanti critiche. I due sono tra i primi a comprendere che il male che flagella Londra non è quella che le autorità hanno definito una Super Influenza bensì la peste. Nonostante i tentativi di informare autorità e cittadinanza, i due vengono osteggiati dai media e braccati dalla polizia. Il sistema di informazione radio-televisivo è gestito da uomini collusi col potere e la cosa non è lasciata alla libera interpretazione del lettore. Viene infatti spiegata senza mezze misure. Le notizie da divulgare sono filtrate e devono essere allineate alla volontà dello stato (cosa vi ricorda?). La giornalista protagonista, una sorta di Mario Giordano al femminile, tenta di forzare il sistema intervistando in diretta Tv il virologo che ha scoperto che l'influenza è in realtà la peste. La messa in onda del varietà viene tuttavia interrotta dalla regia e l'impegno della reporter reso del tutto vano. Alexander delinea, verrebbe da dire con intuizione profetica, un quadro in cui la democrazia (inglese) è in realtà un sistema in completa balia dei poteri forti che non permette la libera formazione del pensiero, pratica censure e incentiva la manipolazione dell'informazione. Da questa premessa lo scrittore gioca nel proporre scenari politici futuri ed eventuali. Siamo in pieni anni ottanta. Si cita la presidenza Regan (con l'Unione Sovietica che interviene per protestare contro gli aiuti internazionali concessi dagli Stati Uniti all'Inghilterra, vedendo negli stessi un tentativo di scongiurare l'uscita dell'Inghilterra dalla NATO) e si parla di un'Inghilterra preda di un malcontento generale sotto il quale si muovono nostalgici neo-nazisti (con tanto di divisa carnevalesca) e uomini che vedono nell'immigrazione la causa di ogni male. Gli spunti socio-politici (punto di forza del testo) si rivelano eccezionalmente profetici. Alexander delinea un'Inghilterra prossima a uscire dal mercato unico europeo per intavolare relazioni commerciali con la Germania dell'Est e, sotto sotto, con l'Unione Sovietica. Una volontà che porta gli oppositori ad addossare la colpa della peste ai paesi d'oltrecortina, parlando di virus uscito da un laboratorio della DDR. La realtà, invece, è ben diversa.

                                                                        Copertina originale della seconda edizione inglese.
 

In questo quadro generale scoppia l'epidemia, che in realtà è la stessa del seicento e, per questo, è incurabile dagli antibiotici in commercio (testati sulla peste contemporanea). La scelta di ripescare il virus della peste è utile ad Alexander per fare citazionismo. E' comunque da notare il tentativo di operare in chiave metaforica, facendo dell'epidemia una sorta di prospettiva post apocalittica dovuta alla fuoriuscita di radiazioni nucleari da centrali fatiscenti (profetico anche in questo, visto che il disastro di Chernobyl si registrerà un lustro dopo). Purtroppo la sensazione che si percepisce nel corso della lettura è quella di un gran frullatone composto da un mix di buoni ingredienti miscelati ad altri del tutto superflui o fuorvianti. Ecco così che abbiamo un gruppo di improbabili terroristi di estrema destra che sfrutta il caos generato dal virus (milioni di vittime in pochi giorni) per rubare il vaccino e tentare la scalata al potere, al fine di dare avvio all'Ordine Nuovo (finiranno invece per iniettarsi la peste!?). Se da una parte abbiamo gli estremisti di destra subito scesi in piazza per protestare, dall'altra sfilano i negazionisti e coloro che non vogliono rinunciare a concerti e bevute al pub (evidente la caratterizzazione satirica). In mezzo a questi gruppi si muovono i protagonisti che, misteriosamente, o non contraggono il virus oppure lo vincono in meno di una settimana, al punto da esser subito pronti a correre, combattere e saltare. A corredo pullulano gli inseguimenti automobilistici, i posti di blocco per istituire quarantene regolate da cittadini rivoltosi, gli ordini di abbattimento di aerei inglesi che superano i confini nazionali, gli atti di sciacallaggio, l'ideazione di vaccini messi in commercio senza adeguata sperimentazione e un'infinità di sparatorie per mano di un esercito eroico che scongiura il delirio irreversibile. A fungere da Fil rouge è una stazione radio che lancia musica e, al tempo stesso, aggiorna la popolazione dei nuovi sviluppi, aprendo in tal guisa quasi tutti i capitoli del romanzo.

Molto debole la spiegazione attraverso la quale si giustifica l'insorgere della nuova peste. Alexander, a differenza di quanto fatto negli anni quaranta da Albert Camus (La Peste), non prende in considerazione il ruolo svolto dalle pulci dei ratti (appena accennati), ma fa scoppiare la peste (malattia tipicamente estiva) a Natale e la fa diffondere a seguito della distruzione di una colata di cemento sotto la quale si apre una fossa comune risalente al 1665. In buona sostanza i bacilli sarebbero sopravvissuti nei secoli nelle fosse comuni sepolte sotto il selciato (!?). Per i cultori dell'horror si potrebbe suggerire anche una motivazione paranormale dovuta all'atto di profanazione compiuto dagli operai di un cantiere edile e alla relativa vendetta degli spiriti. Gli operai infatti, dopo aver causato il danno, hanno saccheggiato le tombe e hanno venduto gli oggetti al mercato nero (avverrà una cosa del genere anche a Chernobyl), a partire da un amuleto riportante la scritta ABRACADABRA.

Notevoli alcuni momenti ad alta tensione, tra i quali un concerto a Wembley giostrato da un band composta da donne solite chiudere lo spettacolo denudandosi in pubblico (potete già immaginare come apparirà agli occhi dei fan la cantante), la descrizione di un giornalista americano appassionato di Edgar Allan Poe che finisce chiuso nella fossa del 1665 venendo scarnificato dal morbo e la descrizione dell'incisione di un bubbone ascellare, con relativa colata di pus marcescente, praticata a beneficio del protagonista.


CONCLUSIONE

La Fossa degli Appestati è dunque un romanzo di intrattenimento, più d'azione che di fantascienza (limitata ad alcuni spunti fanta-politici e all'idea finale del vaccino spruzzato dall'alto sulla popolazione alla maniera di un'arma batteriologica invertita), che ha pochi guizzi ulteriori. Perfetto per esser trasposto sul grande schermo (cosa che non è avvenuta), è privo di riflessioni filosofiche ed è dozzinale nel proporre le reazioni sociologiche (scoppia subito il caos, per fortuna la realtà ha dimostato che l'uomo è meglio di quanto si sospettasse). Tutto si consuma in modo frettoloso, in poche settimane e con il successo finale dei "buoni". Interessante per le intuizioni profetiche dell'autore e alcuni momenti squisitamente horror, resta comunque una lettura da ombrellone senza grande impegno: non indispensabile.


L'autore Marc E. Alexander.

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