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domenica 1 aprile 2018

Recensione Narrativa: LA ZONA MORTA di Stephen King.




Autore: Stephen King.
Titolo Originale: The Dead Zone.
Anno: 1979.
Genere:  Drammatico/Fantastico.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 460.
Prezzo: 10.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Quinto romanzo firmato Stephen King (settimo se si considerano anche i due "Bachman" Ossessione e La Lunga Marcia), uscito negli Stati Uniti nel 1979 e giunto in Italia due anni dopo. 
Lo scrittore del Maine lo concepisce nel momento del suo migliore sforzo creativo. Dead Zone, titolo connesso all'area non percepibile (e dunque oscura) dalle capacità extrasensoriali del protagonista, viene infatti scritto a ruota dei vari Carrie (1974), Le Notti di Salem (1975), Shining (1977) e L'Ombra dello Scorpione (1978) e contiene buona parte degli elementi tipici del primo King. In esso infatti, sulla scia di Carrie, Shining e del successivo L'Incendiaria, spicca la presenza di un personaggio dotato di poteri paranormali, un qualcuno visto dagli altri come un portatore di un dono tale da renderlo un diverso e dunque qualcuno da vedere con timore e paura tanto da consigliare di isolarlo e lasciarlo solo con se stesso. Se in Carrie e Shining questi poteri erano insiti nella natura del personaggio e se nel successivo L'Incendiaria derivano da modifiche genetiche, in questa occasione si innescano in conseguenza di un duplice trauma cranico. Presente poi quel background dal retrogusto religioso puritano (già utilizzato da King per caratterizzare personaggi fondamentali in Carrie e che poi ritornerà in Cose Preziose) in cui poi però Dio, alla stregua di quanto successo all'epilogo de L'Ombra dello Scorpione, sceglie personaggi comuni per compiere i suoi misteriosi disegni, in luogo delle autorità che dovrebbero invece esservi preposte. Ne deriva un romanzo in cui la mano di King si respira a trecentosessanta gradi, dalla curatissima caratterizzazione dei personaggi ai temi trattati. Proprio su quest'ultimo versante possiamo dire che La Zona Morta è un finto romanzo fantastico. King utilizza la componente paronarmale della vicenda non per suscitare il sense of wonder dei lettori, ma per parlare di altro. Di carne al fuoco ce ne è davvero molta. Prima di tutto Dead Zone è una delle opere più malinconiche dell'autore, una vera e propria porta sul passato, sui rimpianti e sull'amore perduto o meglio ancora sulla vita che sarebbe potuta essere e invece non è stata. Verrebbe da associare questa componente alle musiche di Max Pezzali e al tema Gli Anni. "Non lo so che faccio qui... E vedo i fari dell'auto che mi guardano e sembrano chiedermi chi cerchiamo noi... Una coppia che conosco ci avrà la mia età, così io vedo le fedi alle dita dei due che porco Giuda potrei esser io qualche anno fa." Gli anni d'oro del grande King...

Una storia che si compie in un arco temporale di nove anni (1970-79) e che prende avvio in un luna park con due ventiquattrenni, entrambi professori, che si son da poco fidanzati ma che già son consci di aver trovato la persona giusta su cui scommettere per il loro futuro. Un inizio struggente che fa ritornare indietro alla propria infanzia buona parte dei lettori, specie chi ha un rimpianto, in fatto di cuori infranti, custodito nello scrigno del passato. E' una storia da sliding doors intrisa di pessimismo e fatalità quella che vive il protagonista Johnny Smith. Tutto troppo bello per essere vero. Una ragazza perfetta da amare e con cui costruire una famiglia, una serata dedita al divertimento che culmina con una vincita alla roulette del luna park senza precedenti. "Godo a vedere quel tizio prendersi una battuta" il commento di alcuni ragazzini giunti ad assistere alla disfatta del banco. Una fortuna che pretende il suo corrispettivo e lo fa su un altro fronte. "Fortuna al gioco, sfortuna in amore" sembra suggerire la parabola di Johnny Smith. Sulla via di ritorno e dopo aver accompagnato a casa la fidanzata, il ragazzo rimane vittima di un grave incidente stradale che lo costringerà a un duraturo coma di quattro anni e mezzo. La prospettiva di farsi una famiglia finisce qui. La sua amata per un po' lo aspetta, poi si sposa con un altro uomo e concepirà due figli. "Show must go on" cantava Freddy Mercury e lo faceva soprattutto per spronare i componenti del gruppo ad andare avanti dopo la sua dipartita. La donna tuttavia non lo dimenticherà, ma per Smith ci sarà solo una vita da lupo solitario destinata a collassare in una tristezza senza confini che farà di lui un martire. Alla sfortuna però corrisponde sempre un vantaggio, il famoso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto ovvero, se preferite, l'altra faccia della medaglia. Al risveglio, Smith si scopre detentore di una facoltà paranormale. Riesce difatti a conoscere il futuro, il passato e i pensieri delle persone semplicemente prendendo loro la mano o toccando oggetti agli stessi appartenuti. Una dote che lo porterà a sventare incidenti e a risolvere casi di omicidi, il tutto sempre nell'incredulità di chi si troverà poi costretto a ricredersi ("Sto pagando per aver rifiutato di credere a ciò che non potevo toccare con uno dei miei cinque sensi"). Un dono che Smith, a causa dell'ottusità delle persone, vedrà tramutarsi in una vera e propria maledizione. Il ragazzo verrà visto come un fenomeno da baraccone, dapprima additato come impostore, quindi visto con timore e paura.

King porta avanti la storia in modo atipico rispetto a un tradizionale romanzo. Non c'è una struttura circolare (anche se diversi personaggi secondari vengon presentati fin da subito), piuttosto viene sviluppata la vita di Johnny Smith, dall'incidente fino alla morte, parlando delle persone che lo circondano e dei vari casi in cui si trova coinvolto e che vengono snocciolati nel corso del testo. King è abilissimo nel tracciare le caratterizzazione dei vari personaggi, riesce a renderli vivi (cosa che non accadrà nella piuttosto fedele trasposizione cinematografica di David Cronenberg). Accenna alla religione vista come un qualcosa cui attaccarsi, come una speranza di una giustificazione per gli accadimenti della vita comune ("Non credo veramente in Dio, ma piuttosto in un'Entità che pianifica per noi e ci da piccole missioni da compiere"). Allo stesso tempo, l'autore evidenzia i pericoli propri di un attaccamento morboso ed eccessivo alla componente trascendente, col rischio di perdere il contatto dalla realtà e cadere in mano a sette pseudoreligiose e truffatori di ogni sorta o di farsi sviare da sballate convinzioni ("Dio è la migliore medicina... Chiedi a Dio e guarirai, non ai dottori i quali usurpano il potere di Dio"). King fa tutto questo plasmando alcuni personaggi femminili che risentono degli echi propri della madre di Carrie. 
C'è poi la trattazione del diverso e delle difficoltà cui questo va incontro per integrarsi nella società. Johnny Smith viene licenziato dal lavoro, sulla base di scuse che lasciano il tempo che trovano, semplicemente perché viene visto con sospetto dopo esser finito sulla carta stampata bollato quale "profeta" e "veggente". Le sue visioni vengono giudicate come un qualcosa di demoniaco, in quanto non spiegabili dalla comune scienza, addirittura c'è chi pensa che sia lui stesso a scatenare i pericoli (King si regala anche un'autocitazine facendo dire a una ragazza: "L'ha fatto succedere lui! Gli ha dato fuoco con la mente, come in quel libro Carrie. Assassino! Mostro!"). La derisione arriva anche da una rivista dedita al paranormale (la Inside View con Richard Dees che poi tornerà protagonista nel racconto Il Volatore Notturno, inserito nell'antologia Incubi & Deliri), perché rifiuta di collaborare con essa quando scopre che il fine ultimo degli editori è fare soldi sfruttando la credulità dei lettori e non di informarli con correttezza, serietà e spirito di indagine. Un atteggiamento, questo di Johnny Smith, che ne fa un idealista che persegue la giustizia e che vuol vivere come una persona normale, piuttosto che da opportunista o accalappia ingenui.


"Toccare i vestiti della gente e conoscere di colpo
i suoi piccoli sogni, i suoi piccoli segreti e i suoi meschini trionfi:
quella era una cosa anormale. Non era una dote, era una maledizione."


MONTAGNE RUSSE
in una sequenza iniziale della trasposizione
diretta da DAVID CRONEBERG.

Oltre a questi aspetti, infine, c'è una critica ai pericoli insiti nei populismi e nei malumori popolari cavalcati dai politici che sotto la veste di pecorelle sono delle vere e proprie "tigri che ridono", dei perfetti Dr. Jekyll & Mr. Hyde come la maschera che a inizio romanzo calza Smith per spaventare la giovane fidanzata. Spettacolare ed esilarante la caratterizzazione del politico di turno, un '33 "uomo dai molti mestieri", dotato di un profilo ai limiti del comico, molto eccentrico e votato allo spettacolo, che appare assai contemporaneo in questi tempi in America ma anche qua in Italia, a prescindere poi dagli eventuali risvolti negativi che ne potrebbero (o meno) conseguire. 
"Stillson è un buontempone che cerca di ficcare una chiave inglese tra gli ingranaggi della democrazia... E' un buffone, d'accordo! Ma forse la gente ha bisogno ogni tanto di una parentesi comica. A volte finisce che i matti fanno un ottimo lavoro. Dentro quelle teste matte cì un cervello maledettamente fino." Vediamo arrivare questo personaggio a dei convegni stando in piedi sopra a dei camion, attorniato da guardie private reclutate da bande di motociclisti redenti. L'uomo ha fondato un terzo partito che si contrappone alle due tradizionali correnti contrapposte. E' il vento nuovo che avanza e ha un linguaggio che riesce a far presa tra le persone comuni. Si presenta con in testa un elmetto da lavoratore, dice quello che gente vuol sentirsi dire e termina i suoi comizi lanciando salsiciotti caldi sugli astanti. 
Un King pertanto avanti con i tempi tanto che, prima delle elezioni alle ultime presidenziali statunitensi, ha dichiarato di vedere nella figura del politico Greg Stillson proprio il milionario dal ciuffo ossigenato che avrebbe poi vinto a sorpresa la corsa alla casa bianca. "Non c'è niente che mi spaventi di più di un Donald Trump presidente degli Stati Uniti" così disse il profetico King, pare (a differenza del suo personaggio) senza aver dato la mano all'erede di Obama, saluto concesso invece al primo "uomo nero" nella storia della presidenza della più grande democrazia del mondo. 
Così King delinea il programma del politico venuto dal nulla che muoverà le fila dell'ultima parte de La Zona Morta"La nostra piattaforma si regge su cinque travi. Prima trave: buttare fuori i cialtroni. Seconda trave: butteremo fuori dal governo chiunque passa il suo tempo a letto con qualche pollastra che non sia sua moglie (qualcuno in Italia sarebbe spacciato). Terza trave: manderemo nello spazio tutto l'inquinamento. Quarta trave: Avremo la benzina e il petrolio che ci occorrono! Metteremo termine ai giochetti di quegli arabi e useremo le manieri forti! Ultima trave: salsicciotti caldi per tutti!"

L'epilogo del romanzo è tragico. Smith stringerà le mani di Stillson e scoprirà un futuro apocalittico che lo porterà a contravvenire a uno dei suoi principi base. La violenza si dice che non è mai la giusta via per risolvere i problemi, ma attenzione al finale. Il protagonista, ancora una volta per intercessione divina come piace a King, non si macchierà di alcun misfatto ma otterrà il risultato voluto trasformandosi in un martire. Da evidenziare tuttavia, cosa anche questa che persiste nell'occupare le pagine dei quotidiani, il modo in cui Smith si procura la carabina, recandosi in un'armeria e firmando dei moduli con una semplicità allarmante. "Supponiamo che lei potesse salire su una macchina del tempo e ritornare al '32. E supponiamo che incontrasse Hitler (Hitler salirà al potere nel '33, ndr). Lo ucciderebbe o lo lascerebbe vivere?" Questa la domanda che caratterizzerà la parte finale del romanzo. Una conclusione intrisa di una tristezza che non ammette redenzioni, non almeno in questa vita, risultando priva di ristoro. Quello che è passato è passato, non si può più tornare indietro ("Solo lei davanti a me, cosa vuoi? Il tempo passa per tutti, lo sai, nessuno indietro lo riporterà, neppure noi" cantava Pezzali), possiamo solo cambiare il futuro e farlo sempre sperando nella condiscendenza della volontà divina. 

Dal mio punto di vista si tratta di uno dei migliori romanzi confezionati dalla penna del Maine. Lettura molto scorrevole, pur se con alcune pause morte e qualche caratterizzazione di troppo ai fini della trama finale. Soluzione questa che rende Dead Zone un "finto" romanzo fantastico che utilizza la parapsicologia non per meravigliare il lettore, né per terrorizzarlo, bensì per scandagliare problematiche che, sotto il filtro e la visione di un "diverso" ("Se davvero vedi queste cose, ti compiango. Sei un fenomeno, non diverso da un vitello a due teste che ho visto una volta alla fiera"), vanno dalla religione alla politica usando la chiave del destino e come questo influisca sulle vicende di tutti i giorni proprio come una biglia impazzita che ruota all'interno della roulette della vita. Una lettura molto malinconica che tocca le corde emotive.

STEPHEN KING
ai tempi dell'uscita de LA ZONA MORTA

"Tutti credono che io stia scherzando, ma io non scherzo. Ti sto offrendo Washington. Il cielo è il limite.
Stillson era un buffone. Proprio questa sua prerogativa, assieme al programma di neutralizzare la delinquenza giovanile, l'aveva fatto eleggere sindaco. Ma la gente non elegge buffoni per Washington. Bè, quasi mai..."

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