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venerdì 6 febbraio 2015

Recensione Narrativa: CARNACKI - L'Indagatore dell'Occulto di William Hope Hodgson.


Autore: William H. Hodgson.
Anno: 1910-1912.
Genere: Narrativa del Terrore.
Editore: Manni.
Pagine: 256.
Prezzo: 17 euro.

Articolo / Commento a cura di Matteo Mancini.
Siamo alle prese con uno dei pilastri della narrativa fantastica inglese di primo inizio secolo, il riferimento corre ovviamente al secolo ormai passato, sebbene non si tratti di uno dei cavalli di battaglia dell'autore. Il volume qui oggetto di esame infatti, ispirato ai celebri indagatori dell'occulto ideati da Joseph Sheridan LeFanu (Hesselius) e soprattutto da Algernon Blackwood (John Silence) nonché suggerito dal clamoroso successo ottenuto dalla saga Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, costituisce una delle basi di partenza per lo sviluppo di un sottofilone del genere fantastico che confluirà poi, a metà degli anni '80, in un fumetto di clamoroso successo quale Dylan Dog della Bonelli Editore. Procediamo però per ordine e andiamo a conoscere l'autore.

William Hope Hodgson è un personaggio piuttosto singolare tra i c.d. Maestri della Letteratura Fantastica con aspetti che lo accomuneranno al belga Jean Ray e al polacco Joseph Conrad. Originario dell'Essex e membro di una famiglia numerosa formata da qualcosa come dodici fratelli, mostra subito un temperamento portato all'azione e all'avventura. A differenza di molti dei suoi colleghi del ramo, Hodgson non entra a far parte di società più o meno segrete e la sua vita non sembra legata al mondo dell'esoterismo. Si imbarca giovanissimo, vive per circa otto anni lontano da casa, viaggiando in giro per il mondo in qualità di marinaio. Sviluppa l'interesse per la fotografia, tanto da curare una serie di reportage sui tifoni in mare (aspetto su cui ricamerà molte delle sue storie, sulla scia del grande letterato polacco Conrad, suo doppio collega orientato però alla drammaticità delle storie piuttosto che alla componente fantastica), e per le arti marziali e il culturismo (aspetto che lo accomuna all'altro marinaio scrittore: il focoso Jean Ray) anche per potersi difendere dai ceffi con cui è solito avere a che fare. 
Rientrato in patria, in condizioni di ristrettezza economica, pensa bene di sviluppare le proprie esperienze lavorative aprendo una palestra a Blackburn, in cui ricopre il ruolo di istruttore, ma soprattutto inizia a scrivere. A trentadue anni da alle stampe la sua prima opera Naufragio nell'Ignoto (1907), The Boats of Glen Carrig, riscuotendo un discreto successo, ma non a sufficienza per farlo risaltare quale maestro del genere. Riesce comunque ad aprirsi una strada che farà scuola nell'ambito della narrativa dell'orrore. Grazie a una serie di racconti brevi e ad alcune novelle, tra cui I Pirati Fantasma (1909), The Ghost Pirates, raccoglie l'eredità lasciata da Edgar Allan Poe (con i racconti Maelstrom e Il Messaggio nella Bottiglia) e getta le basi per il c.d. Orrore Marino di cui sarà maestro insuperabile. Dotato di un estro visionario e interessato a pitturare le sue storie (ricorre spesso alla componente visiva indicando tonalità di colore) con descrizioni puntuali ma distorte della realtà che ci circonda, tenta la via della fantascienza dapprima con La Casa sull'Abisso (1908), The House on the Borderland (la sua opera più famosa, soprattutto per la riscoperta e la divulgazione che opererà la Arkham House di August Derleth) e soprattutto con un romanzo fiume (decisamente ridondante, aspetto sottolineato persino da uno come H.P. Lovecraft) pazzesco: La Terra dell'Eterna Notte (1914), The Night Land, capolavoro assoluto con cui chiude la carriera ad appena trentanove anni e con soli sette anni di attività. Scoppia infatti la prima guerra mondiale e l'impeto di Hodgson lo porta subito ad arruolarsi come ufficiale di artiglieria nella 171° Brigata della Royal Field Artillery. Combatte con grande valore nella battaglia di Ypres (curiosamente nella patria del suo epigono Ray che, grazie alla pubblicazione a fine anni '20 delle opere dell'inglese nella rivista Revue Belge, diverrà suo accanito fan) e muore prematuramente in combattimento nel 1918.

Il profilo di William Hope Hodgson.

Carnacki - L'Indagatore dell'Occulto è un'antologia postuma che raccoglie nove racconti, tre dei quali inediti, scritti da William Hope Hogson tra il 1910 e 1913. Si tratta di racconti brevi, trenta pagine circa di media, che Hodgson scrive per ragioni quasi alimentari. E' il periodo in cui furoreggia il duo esoterico Doyle-Blackwood e le riviste inglesi richiedono testi dove il ruolo del protagonista è riservato a un detective che indaga su casi più o meno insoliti. Hodgson, pur essendo maggiormente interessato a una narrativa di stampo onirico o comunque legato ai mostri delle leggende dei mari caraibici o orientali, si inserisce nel filone e plasma il suo Psychic Doctor. Nasce così Thomas Carnacki, nome di origine polacco (nel testo non si dice nulla), forse omaggio a Conrad (chissà, di certo Jean Ray omaggerà Hodgson con il suo Harry Dickson), cacciatore razionale di fantasmi che vive a Londra, nel quartiere di Chelsea. Hodgson ce lo presenta subito ne L'Entità Invisibile, The Thing Invisible, e a differenza di Blackwood o di Arthur Machen è fin da subito evidente l'approccio dell'autore. Così si esprime il suo personaggio: "Sono assai scettico circa la realtà dei racconti dei fantasmi; solo che sono quello che si definisce uno scettico senza pregiudizi. Non credo, né mi rifiuto di credere in cose per principio, così come molti sciocchi solitamente fanno e, quel che è peggio, come fanno alcuni di loro che non si vergognano di vantarsi della loro idiozia. Vedo tutte le presunte infestazioni come non dimostrate finché non le ho esaminate a fondo, e sono costretto ad ammettere che nel 99% dei casi si rivelano sciocchezze. Ma il centesimo! Be, se non fosse per questo avrei poche storie da raccontarvi, non trovate?"
Ecco che si manifesta da subito quello che sarà il marchio di fabbrica della mini serie. Racconti che si affacciano sul mondo occulto (più che esoterico) con un approccio razionale, quanto meno in apparenza (il nostro, oltre a fare uso di pistole con cui poi non sparerà mai, un po' come Dylan Dog, macchine fotografiche, pellicole ad alto tasso di sensibilità, ricorrerà a pentacoli alquanto bizzarri e a strani rituali medievali imparati su un testo introvabile: il Sigsand). Hodgson, per tutti i racconti, rispetterà questo minimo comun denominatore tanto che la maggioranza dei casi avranno la caratteristica, un po' in stile Radcliffe, di presentarsi come casi di infestazioni spiritiche o di possessioni più o meno diaboliche che si risolveranno poi in macchinazioni ordite da qualcuno che vuol conseguire dei vantaggi patrimoniali o amorosi, sfruttando leggende o condizioni ambientali.

Una particolarià del personaggio Carnacki, rispetto a uno Sherlock Holmes, è da individuarsi nell'umiltà del protagonista. Piuttosto schivo e poco portato alla parola, se non per raccontare le sue storie al quartetto di amici che, via via, invita a cena per informarli dei nuovi mirabolanti casi (fa accenni anche a storie che non sono poi state scritte da Hodgson), Carnacki non nasconde le proprie paure e le proprie difficoltà. In tutti i racconti, eccetto uno (Il Ritrovamento) che ha a che fare con un tentativo di truffa relativa alla falsificazione di un volume (stile Il Nove Porte del romanzo Il Club Dumas di Perez-Reverte, poi portato sugli schermi da Roman Polanski), finisce in difficoltà, in balia degli eventi. Il nostro, per mezzo della voce di un narratore (uno dei suoi quattro amici che funge dal Watson della situazione), si ritrova quasi sempre racchiuso all'interno del cerchio magico di natura "pentacolare", a volte tracciato a terra altre volte di natura elettrica, braccato dagli spiriti che aleggiano all'esterno. Lo vediamo goffo, sempre sul punto di soccombere, addirittura costretto a nascondere ai clienti un terrore che non gli inibisce però il lavoro. E', lavorativamente parlando, un generoso, atteggiamento che alla fine finisce sempre per premiarlo, con l'intuizione giusta che lo porta a chiudere l'intervento con brillantezza. Si ha la sensazione di immaginarlo alla stregua del Matt Hooper interpretatato da Richard Dreyfuss in Jaws, rinchiuso in una gabbia al cospetto di mostri antichi pronti a distruggerlo. Un caso emblematico, in questo senso, è offerto da Il Varco del Mostro o da La Casa fra i Lauri che si sostanziano proprio in questa lotta. Interessante poi sottolineare che ogni indagine condotta dal protagonista, sempre chiamato da clienti disperati (proprio come Dylan Dog), prenda sempre le mosse come indagine di natura terrena. Strumento fondamentale, decisivo in più di un caso, è la macchina fotografica posizionata su un cavalletto. E' grazie a essa che Carnacki nota indizi e dettagli decisivi che lo portano a scoprire più di una macchinazione (L'Entità Invisibile, Il Cavallo dall'Invisibile, La Casa fra i Lauri e L'Inquilino dell'Ultima Casa)... Non sempre, tuttavia, tali strumenti saranno sufficienti.

Edizione straniera del volume con l'appropriata stella, costante in 
tutti i racconti.

Ci sono quattro racconti, in particolare, in cui Carnacki si trova al cospetto dell'imponderabile. Il primo è il citato Il Varco del Mostro, caso in cui un'entità ectoplasmatica dalla forma di una mano gigante ha il pieno possesso, negli orari notturni, di una stanza stritolando tutto ciò che vi si trovi all'interno. Hodgson pone l'attenzione sul varco multidimensionale che permette alle forze dell'altrove di varcare la soglia e di interagire con gli umani. Fondamentale sarà capire la natura di questo varco in modo da porvi rimedio (in un caso è un anello, in altro è qualcosa racchiuso all'interno di un muro e così via). I racconti più riusciti dell'opera sono però Il Jarvee Infestato, in cui torna l'orrore marino caratterizzato da ombre sospese nel vento che aggrediscono al crepuscolo un imbarcazione in pieno oceano, e L'Uomo che Grugniva, tradotto altrove col titolo Il Verro e pubblicato postumo. Quest'ultimo racconto, piuttosto prolisso e non sempre chiaro nello sviluppo, è il più onirico dell'intera opera. Carnacki si trova sottomesso (lo salverà una sorta di intercessione divina) a quell'orrore cosmico e claustrofobico che sarà portato ai vertici da Lovecraft. Lo vediamo alle prese, grazie all'impiego di soluzioni decisamente fantascientifiche (applica dei sensori di sua creazione al cliente che gli permettono, difatto, di vivere gli incubi altrui), con delle creature celate da una coltre nebulosa paragonabile a una sorta di sabbie mobili. Carnacki e il suo assistito, privo di coscienza e assuefatto al richiamo dei mostri, vengono assorbiti nell'orrore orchestrato da creature che sembrano uscite da La Casa sull'Abisso (ritornano gli esseri antropomorfi dalla forma di maiale). L'intenzione di questi spiriti è l'annichilimento dell'anima dell'uomo. "Sono predatori. Saccheggiano e distruggono per soddisfare fame e ingordige, esattamente come altre forme di esistenza..." Hodgson si abbandona anche a un'analisi filosofica andando a tracciare quello che per lui è l'arché che sta alla base dell'universo. "Abbiamo così la concezione di un enorme mondo spirituale, generato da quello fisico, distante da questo mondo (che contiene), eccetto per i varchi... Questo mondo spirituale produce le sue forze e intelligenze, mostruose o no, proprio come il mondo fisico produce le sue."

Bello e appropriato, al riguardo, il commento di Gabriele Scalessa il quale afferma: "Carnacki concepisce l'essere umano in termini dualistici, come dotato di un'essenza corporea e di una spirituale, al punto che può accadere in taluni casi estremi che un individuo viva alcune esperienze con il proprio corpo, mentre invece la sua anima è da tutt'altra parte. Queste due essenze posseggono ciascuna una loro "vista": se gli occhi servono per vedere il mondo materiale, la vista mentale o spirituale permette di percepire le potenze che provengono dall'altrove." In altri termini, Hodgson ha una visione della realtà, come altri suoi colleghi (Machen su tutti), relativa, basata su diversi strati dimensionali da cui le varie potenze possono entrare o uscire. L'uomo sarebbe schiavo di illusioni, poiché niente è come sembra (la percezione materiale è frutto di un'interpretazione limitata dei nostri sensi). Aspetti questi che, nel mondo del cinema, sono stati esaltati da film quali Matrix, non a caso ne L'Uomo che Grugniva la morte all'interno dell'incubo (ovvero nella realtà parallela) porta anche alla morte definitiva dell'interessato nella vita di tutti i giorni, poiché determina l'annichilimento dell'anima componente necessaria per la sopravvivenza.

Bene, abbiano parlato dei contenuti, passiamo alla forma. Hodgson sceglie la via della semplicità. Pochi leziosismi e stile scorrevole, ma lento nello sviluppo delle varie storie. I racconti, più adatti a singole pubblicazioni che a dar corpo a un'antologia, seguono sempre lo stesso schema e gli stessi rituali (ritrovo di amici, inizio di storia, indagini preliminari, soluzione del caso). Anche le tematiche tendono a ripetersi non essendoci quella variabilità che, a esempio, ritroviamo nel John Silence. Hodgson è interessato ai soli fantasmi (non a caso il volume è stato pubblicato in Italia, la prima volta - nel 1978 - con il sottotitolo Il Cacciatore di Spettri, che poi peraltro è anche il corrispondente dell'edizione inglese chiamata, appunto, The Ghost Finder) e, più in particoalare, alle infestazioni di luoghi chiusi (cappelle, cantine, stanze). E' pertanto facilmente intuibile la conseguenza che ne deriva, con storie che, alla lunga, tendono a rendere noiosa la lettura continuativa del volume. Sono almeno tre i racconti da ricordare ma, lo ripetiamo, il vero Hodgson non è da ricercare qua. A ogni buon conto, Il Carnacki resta una tappa fondamentale da percorrere per chi sia appassionato della vera Letteratura Fantastica e per chi voglia scoprire le origini di certi personaggi (Dylan Dog su tutti) che hanno fatto la fortuna al giorno d'oggi.

Una raffigurazione del personaggio creato da Hodgson.
Ispirerà DYLAN DOG.

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