Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

mercoledì 20 luglio 2011

Recensione Narrativa: "Mister Hyde all'Avana" (A. Torreguitart Ruiz)




Autore: Alejandro Torreguitart Ruiz

Anno di uscita: 2009

Casa editrice: Il Foglio Editore

Pagine: 200

Prezzo: 15.00

Commento di Matteo Mancini

Strano prodotto questo, pubblicato dalla casa editrice dello scrittore piombinese Gordiano Lupi (qua in veste anche di traduttore) e scritto da un autore cubano classe 1979 solitamente interessato a lavori di carattere politico-esistenziale ( Adios Fidel , "Il mio nome è Che Guevara" ) che denunciano le falsistà del regime cumunista cubano nonché la povertà di un popolo tradito dalla rivoluzione.

Con "Mister Hyde all'Avana" Torreguitart opta per una soluzione di compromesso interessandosi all'horror senza però distaccarsi da quello che è il suo vero cruccio: la critica al regime di Fidel Castro. Ecco così che dai suoi tre horror, ma soprattutto dai primi due, emerge uno Stato allo sbando retto da poliziotti corrotti e da un governo che vuole nascondere il marcio che vive nei quartieri lontani dagli occhi dei turisti perché il regime comunista deve incarnare il modello dello Stato perfetto. Quindi la censura e la menzogna sono le armi predilette da chi detiene il potere e tiene sotto scacco una popolazione che vive con le elemosina dei turisti e che si rifugia nei riti magici della santeria o del palo mayombe.

La vocazione di Torreguitart è così marcata dal portarlo a introdurre nel libro una seconda parte totalmente dedicata alla politica. Ecco che ci imbattiamo in "Diario quotidiano 2008-2009" , in cui si commentano con ironia avvenimenti e ricorrenze del regime cubano.

Ne esce fuori alla fine un'opera non ben bilanciata che sembra quasi organizzata in modo tale da spingere amanti di un genere (cioè l'horror) a conoscere un autore che forse si interessa di altro (critica politica). Giungo a questa conclusione, perché la parte finale del diario è totalmente avulsa dal resto dell'opera che invece si presenta come una rivisitazione di alcuni classici dell'orrore con storie attualizzate e ambientate a cuba.

Il libro si apre con "Jekill avanero" una storia, cruentissima e dall'infinito numero di morti, sospesa tra l'erotico e il porno. Torreguitart prende le mosse da "Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mister Hyde" di Stevenson per strutturare un racconto che, per il suo sviluppo (e la sua struttura in tanti piccoli capitoli che, di fatto, è identica), ricorda molto da vicino "Sangue tropicale" di Gordiano Lupi (racconto inserito nell'antologia "Nero Tropicale" sempre edita da Il Foglio Editore). Comune al racconto di Stevenson c'è la figura del medico legale convinto che in ogni persona risieda una parte buona e una malvagia e allo stesso tempo un lato femminile e uno maschile. Alla soglia dei trent'anni e senza aver trovato un'anima gemella ma solo donne avide di denaro, il dottor cerca di compiere un esperimento per comprendere meglio le donne e scoprire cosa si cela dentro il loro cervello. Riesce così a sdoppiarsi: di giorno è il serio e insospettabile dottor Uribe che collabora con la polizia negli omicidi più cruenti, di notte è la sexy Barbara Santos che se ne va in giro per Cuba ad adescare clienti di ogni sorta (barboni, bulli, lesbiche, poliziotti, avvocati, stranieri, turisti interessati a orge) e a ucciderli solo dopo aver intrattenuto con loro un rapporto sessuale (visione un tantino misogina forse, ma concediamo il beneficio dell'esigenza narrativa di sviluppare la storia). Inutile dire quale delle due anime riuscirà a prevaricare l'altra...

Lo stile del racconto è quello della narrativa pulp, con descrizioni che esaltano il lato grandguignolesco (la Santos stacca a morsi il pene delle vittime, in un caso mutila una donna) e soprattutto quello erotico anche se le descrizioni dei rapporti sessuali diventano ripetitive e narrate con taglio a mio avviso troppo grossolano (avrebbero avuto più effetto se non si fosse descritto in modo freddo e dettagliato la tipologia dei rapporti, perchè così facendo si uccide la sensualità dell'erotismo trasformandola in pornografia).

Come nel già citato "Sangue tropicale" si assiste al fallimento della santeria con una santera locale che va incontro alla morte e a un finale dove il lato malvagio delle persone pare proprio non voler mai morire.

Dunque una lettura pulp che si alterna tra omicidi (mai letti tanti omicidi in un racconto di 90 pagine), disagi sociali (questi ben equilibrati e rappresentati) e un pizzico di narrativa fantastica ripresa da Stevenson.

L'opera prosegue con due omaggi a H.P.Lovecraft e più nel dettaglio ai racconti "Orrore a Dunwich" e "Il cane" . In questa seconda parte del testo, Torreguitart dimostra di avere delle immense qualità narrative da spendere nel mondo della narrativa dell'orrore. I due racconti "L'orrore di Yumuri" e "Il cane" sono due autentiche perle. L'autore modifica lo stile utilizzato in "Jekill avanero" sostituendolo con uno classicheggiante (anche se depurato dalle ridondanze tipiche del solitario di Providence) che crea un'atmosfera davvero paurosa. Ottime poi le ricostruzioni ambientali all'interno delle quali vengono riproposti i due soggetti di Lovecraft. Al posto del culto degli antichi Torreguitart introduce il Palo Mayombe come rito capace di evocare morti e demoni della più fioca specie. Molto belle, in entrambi i racconti, le descrizioni ambientali in modo particolare quella di Yumuri: "a Yumuri lo avrebbero accolto avvoltoi e chupacabras, cattivi odori infernali, sabba demoniaci, grida di orribili fantasmi e persino uomini ridotti a zombi che lavoravano silenziosi nei campi" .

Si prosegue poi con il Diario che occupa quasi metà libro, forse un po' troppo.

In conclusione si tratta di un'opera che nell'intenzione del'autore ha lo scopo di far conoscere due mostri sacri della narrativa fantastica ai lettori cubani (forse, anziché mettere il diario, sarebbe stato meglio scrivere un altro paio di remake narrativi) e di denunciare ai più fortunati lettori italiani le difficoltà dei cittadini di uno Stato spesso visto solo come paradiso tropicale in cui soddisfare voglie della più diversa specie.

Torreguitart è uno scrittore che può regalare perle per la narrativa fantastica. Sarebbe bello vederlo all'opera con soggetti tutti suoi (magari uno sul Chupacabra, visto l'ottimo utilizzo che ne ha fatto ne "L'orrore di Yumuri" e scritti col taglio dei due omaggi a Lovecraft.

Riuscito a metà. Voto: 6

Nessun commento:

Posta un commento