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giovedì 14 luglio 2011

Recensione narrativa: "Dinosauri" (R. Bradbury)



Autore: Ray Bradbury

Anno di uscita: 1983

Casa editrice: Mondadori

Pagine: 164

Commento di Matteo Mancini

Antologia monotematica costituita da quattro racconti e due poesie selezionate dalla sterminata produzione di Ray Bradbury. Autore che non necessità di presentazioni, Bradbury confeziona questa opera raccogliendo testi scritti in una forbice temporale molto ampia, compresa tra il 1951 e il 1983 (anno di uscita dell'antologia). La ragione che sta alla base del progetto è prettamente commerciale e, visto che solo due testi (peraltro scialbi) erano inediti, è da ritenersi una scelta poco felice. Ciò detto, è giusto passare ad analizzare "Dinosauri” con l'occhio di chi non conosce i racconti proposti.

Come si evince dal titolo, l'argomento su cui vertono i testi sono i dinosauri, ma in un'ottica ampia. Abbiamo così dinosauri in carne e ossa, dinosauri cinematografici animati con la tecnica della stop motion (non a caso la prefazione del libro è curata da Ray Harryhausen, maestro di quest'arte) e animali sognati o comunque portati in scena in chiave surreale.Quasi tutti i racconti sono all'insegna della malinconia (autentico biglietto da visita di Bradbury), sebbene in molti è presente un'ironia graffiante che regala più di un sorriso.

Sui sei racconti proposti, a mio avviso, solo tre meritano di rimanere scolpiti nella memoria dei lettori e di questi almeno uno è una perla da far leggere e rileggere nei corsi di scrittura narrativa. Parlo del famosissimo “La sirena” (1951), autentica pietra miliare della narrativa fantastica e non solo.Si tratta di un racconto metaforico che utilizza l'elemento “fantastico” (nella fattispecie un lucertolone marino che nuota a pelo dell'acqua) per raccontare una storia sulla solitudine e sulla rabbia che deriva dalla mancata corresponsione di un amore. Protagonista è un dinosauro degli abissi che riemerge dal letargo attirato dal suono della sirena di un faro. La bestia risponde ai sibili del faro, producendo un suono molto simile: è convinto che i suoi simili siano tornati a vivere in quel mondo che un tempo popolavano in massa. Così, avvolta dalla nebbia, la creatura nuota per un po' attorno al faro, sperando di veder muovere un dinosauro finché si accorge di aver solo sognato. Presa dalla rabbia, distrugge la struttura restando poi a piangere nella notte prima di inabissarsi ancora una volta verso il letargo. Illuminante, per comprendere il senso del racconto, è lo splendido dialogo che intercorre tra i due operai testimoni della vicenda. «Così è la vita» dice uno di loro «qualcuno aspetta sempre qualcun altro che non torna mai a casa. Qualcuno ama sempre qualcosa più di quanto questo qualcosa ami lui. Dopo un po' ti viene voglia di distruggere questa cosa, qualunque sia, in modo che non possa più farti soffrire.» Ancora funzionale al senso del racconto è la chiusura con lo stesso operaio che, a distanza di mesi dall'episodio, rassicura il collega dicendogli: «il mostro se n'è andato. Ha imparato che a questo mondo non si può amare troppo qualcosa. Si è rintanato in fondo agli abissi ad aspettare per un altro milione di anni.» Dunque un testo con una forte anima di fondo, strutturato su un'idea base pessimista ma molto più vicina alla realtà di quanto possa apparire a prima vista. Da segnalre che il racconto ha ispirato, con ben altra poetica e con risultati neppure paragonabili a quelli del racconto, il film “Il risveglio del dinosauro” (1953).

Meno qualitativi, ma comunque ottimi sono “Rombo di Tuono” (1952) e “Tyrannosaurus Rex” (1962).

Il primo è un classico della narrativa fantascientifica proposto e riproposto in diverse antologie. Il tema è quello dei viaggi nel tempo e delle conseguenze che questi potrebbero cagionare sul futuro. Così abbiamo una società che organizza safari nel cretaceo, curando tutti i particolari dell'operazione per evitare che le visite possano pregiudicare l'evoluzione naturale della storia. Vengono infatti sterilizzati i vestiti dei clienti, viene predisposta una passerella sollevata dal terreno, vengono uccisi animali che sarebbero comunque morti nel giro di qualche minuto per cause naturali. In una spedizione, però, un cliente impaurito dall'urlo di un T-Rex esce dalla passerella e schiaccia una farfalla. L'evento sembra di poco conto, ma ritornati al presente gli organizzatori dovranno fare i conti con un nuovo politico che ha instaurato una dittatura. Un racconto dunque brillante che miscela azione e sci-fi con grandi descrizioni ambientali e soprattutto con un ritratto del T-Rex scritto dal genio di un narratore di razza. L'epilogo è palesemente ironico e regala qualche sorriso, facendo al contempo azionare il cervello. Piccola curiosità: questo racconto ha ispirato, come idea iniziale, una pellicola (mediocre) uscita per il mercato home video diretta da Peter Hyams e intitolata “Il risveglio del tuono” (2005).

Con “Tyrannosaurus Rex” invece la malinconia torna a farla da padrona, questa volta rappresentata da un effettista cinematografico solitario, gelosissimo delle sue opere e nulla tenente alle prese con un produttore despota intenzionato a girare un film sui dinosauri. Il produttore inizia così a mettere sotto pressione il suo addetto, chiedendo ogni volta di ritoccare il modellino (un T-Rex) da animare con la stop motion: vuole un essere che susciti terrore, che rappresenti la paura. L'effettista così, all'insaputa del datore di lavoro, realizza un modellino con i tratti somatici del produttore. Inevitabile a questo punto, al momento della proiezione in post produzione, la rabbia del produttore che esplode in una furia licenziando l'effettista e bloccando l'uscita del film. Un avvocato però, per non pregiudicare i soldi investiti, decide di fungere da intermediario tra i due e convince il produttore a far uscire il film. Il legale infatti rivela al produttore che l'effettista ha voluto creare qualcosa di innovativo omaggiando una figura, come quella del produttore, che non viene mai ricordata dal pubblico, dando il volto dell'uomo a quello del dinosauro. Il film viene così fatto uscire e realizza un mega incasso, per la gioia del produttore che, riconosciuto per strada, si ritrova a firmare autografi. Un racconto dunque ironico che evidenzia il sottile confine tra la presa di giro e il colpo di genio. Personalmente, questo racconto così come la frustrazione dell'effettista che vede respingersi continuamente le sue opere, mi ricorda un mio elaborato e il suo protagonista; forse anche per questo “Tyrannosaurus Rex” mi è piaciuto in modo particolare.

L'antologia prosegue con il confuso e a tratti noioso “A parte un dinosauro, cosa vuoi diventare da grande?” scritto appositamente per questa raccolta e incentrato sulle fantasie dell'infanzia. Un racconto di chiara impronta bradburyana con il bambino protagonista che, a poco a poco, sostenuto dal nonno matura e si lascia alle spalle un sogno impossibile (diventare un T-Rex) per uno assai più concreto (diventare macchinista di una locomotiva). Anche qua l'atmosfera malinconica la fa da padrona, quasi a simboleggiare la morte della fantasia a vantaggio della concretezza.

Chiudono l'antologia due componimenti più vicini alla poesia che alla prosa entrambi fiacchi e dal taglio surreale e cioè “Ode al dinosauro danzante” (gruppo di dinosauri che ballano in riva al mare) e “E se vi dicessi: il dinosauro non è morto?” (brontosauro viene multato da un vigile urbano disattento che lo scambia per un autotreno in divieto di sosta).

Nel complesso una lettura veloce e breve che si legge velocemente e che lascia qualche traccia nella memoria del lettore. Voto: 6,5

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