Curatore: Alessandro Balestra.
Anno: 2024.
Genere: Antologia di AA.VV. Horror / Fantascienza.
Editore: Scheletri Ebook.
Pagine: 272.
Prezzo: 9,90 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Nel 1960, mentre nei cinema erano ancora forti gli echi
dei film fantascientifici quali The Thing from Another World (“La
Cosa da un Altro Mondo”, 1951), The Day the Earth Stood Still
(“Ultimatum alla Terra”, 1951), The War of the Worlds (“La
Guerra dei Mondi”, 1953), Invaders from Mars (“Gli
Invasori Spaziali”, 1953), The Invasion of the Body Snatcher
(“L'Invasione degli Ultracorpi”, 1956), The Blob (“Fluido
Mortale”, 1958), Plan 9 From Outer Space (1957) di Ed Wood,
a cui si deve anche la (magnifica) copertina della qui presente
antologia, e Village of the Damned (“Il Villaggio dei
Dannati”, 1960), in Italia usciva l'antologia I Vampiri tra Noi.
A distanza di oltre sessant'anni, Alessandro Balestra e la sua
Scheletri Ebook lanciano un progetto molto accattivante che traduce
su carta stampata lo spirito degli anni cinquanta: Alieni
Cattivi. Venti racconti, pescati nella XII edizione
del Premio Scheletri, per un'antologia che allude ai
primordi della fantascienza cinematografica per tentare di
terrorizzare i lettori suggerendo che, nel nuovo secolo, a essere davvero tra noi sono gli alieni. Dunque una proposta sfiziosa per gli appassionati di
B-Movie che sposa appieno l'iconografia cinematografica, raccogliendo
gli insegnamenti degli anni cinquanta poi tornati in auge e
sviluppati negli anni ottanta, quando vi fu un vero e proprio ritorno
di fiamma per gli extraterrestri cattivi (e non), grazie ad Alien
(1979), al serial tv Visitors (1984) nonché alle
pellicole Lifeforce (“Space Vampires”, 1985), The
Hidden (“L'Alieno”, 1987), Predator (1987), il
capolavoro low budget di John Carpenter They Live (“Essi
Vivono”, 1988), Leviathan (1989), per non parlare dei remake
The Thing (“La Cosa”, 1982) ed Invaders (1986),
oltre che i romanzi Strangers (1986) di Dean Koontz, Communion
(1987) di Whitley Strieber e Tommyknockers (“Le Creature
del Buio”, 1987) di Stephen King, fino a tornare sul piccolo
schermo col fil rouge di una serie di clamoroso successo commerciale:
X-Files (1993), che aprirà poi la via alle tematiche
debunking, cover up e misteri dell'Area 51 che confluiranno nel
blockbuster Independence Day (1996). Queste le coordinate su
cui si muovono i venti autori, in una proposta decisamente più
vicina all'horror che alla fantascienza o alle teorie del complotto e
del governo ombra (clamorosamente omesse), con una
fortissima influenza cinematografica piuttosto che narrativa
o ufologica.
Tra i selezionati figurano diversi nomi noti nel
circuito underground italiano, quale il pluri-vincitore di
concorsi Roberto Risso, il finalista Urania Short Giuliano
Cannoletta, la menzionata al Tohorror Fantastic Film Fest Sara
Ronco, Filippo Santaniello, Demis Zampelli, Ramsis Bentivoglio e
altri. Il livello tecnico è sorprendentemente alto.
L'antologia è ben editata e, come tradizione della casa editrice,
per ogni racconto si avvale di un'illustrazione (di Alessandro Balestra) che riassume il contenuto dello stesso.
Squisitamente pulp la copertina e la quarta di copertina, non a caso
dotate di scritte che scimmiottano la locandina di un ipotetico film.
Se il punto di forza del progetto è lo stile di narrazione
(diretta, senza fronzoli e lirismi), il punto debole lo si
riscontra nella natura della selezione. Alessandro Balestra pesca i
migliori venti racconti da un totale di sessantasei analizati (tra gli
esclusi nomi quali Raffaele Serafini, Simone Pancotti e Diego Cocco)
senza effettuare un controllo e una direzione sui soggetti. Ne deriva
la presenza di molti racconti estremamente simili, con
un'inflazione smodata della figura dell'alieno impostore che,
alla Ultracorpi, si mischia nella popolazione spacciandosi per
umano. Al contempo, mancano degli sviluppi di trama che sarebbe stato
lecito attendersi da un progetto del genere. In prima battuta non è stato dato alcuno spazio alle space opera né ai racconti ambientati su
pianeti alieni (tipo alla Pitch Black o alla Ghosts of Mars). Latitano (pur essendoci) le storie di invasione
stile Independence Day o Dreamcatcher (2003), non vi è
poi traccia di avventure alla Predator. Che dire infine delle tematiche
assurte al classico sul tema alieni, specie dopo X-Files,
quali abduction (si veda il film The Fourth Kind, 2009,
da noi “Il Quarto Tipo”), cattle mutilations, crop
circles (al centro, a esempio, del film Signs del 2002),
criptozoologia (penso al Chupacabras), architetture aliene, impianti
alieni nel corpo umano, sedute ipnotiche regressive, avvistamenti UFO
(si pensi alla pellicola del 1978 Occhi alle Stelle diretta da
Mario Gariazzo o al recente Ufo Sweden) e altro. Tutte cose
che si sarebbero dovute affrontare e che qua invece sono state quasi
del tutto eluse. Cosa abbiamo allora? Vediamolo nel dettaglio.

La locandina del film che ha ispirato
la copertina dell'antologia.
RENCENSIONE NEL DETTAGLIO
Abbiamo tantissime storie in cui il protagonista
si trova alle prese con vicini o passanti che, in realtà, sono
alieni sotto mentite spoglie. Tra tutti fa eccezione il
racconto, giustamente risultato vincitore del contest,
Silenzio Cosmico di Riccardo Rossi (già menzione speciale
della critica al Terni Horror Fest 2018). Rossi omaggia la
tradizione classica del cosmic horror ed è pressoché l'unico
in tutta l'antologia. Immagina una laureata in fisica impegnata in un
esperimento teso a svelare i misteri della materia oscura. Dallo
studio emergeranno scoperte (o supposizioni alimentate da strani
incontri) che sveleranno i misteri della creazione dell'universo in
un'ottica che rimanda a The God of Pegana (1905) di Lord
Dunsany e che considera l'umanità una nullità al cospetto di un
creatore non a nostra immagine e somiglianza. Storia profondamente
diversa dal resto dell'antologia.
Un altro racconto che fa eccezione è quello che chiude
l'antologia ovvero La Casa sull'Argine della
cinquantaquattrenne Rossella Romano, scrittrice che sfoggia nel suo
curriculum una pubblicazione nientemeno che con la leggendaria
Editrice Nord (con cui ha pubblicato il romanzo Il Segno
dei Ribelli). La Romano fonde Slime (“Viscidume”,
1953) di Joseph Payne Brennan – divenuto famoso per avere ispirato
la pellicola Blob (1958) – alla tematica delle case
infestate e maledette. Il racconto ha il pregio di anticipare fin da
subito l'elemento fantastico con tanto di prologo nel mesozoico, per
proseguire portando in scena al giorno di oggi una creatura
protoplasmatica di origine extraterrestre che assorbe piccoli
mammiferi fino ad arrivare a cibarsi di un gruppo di ragazzini
entrati impavidamente nella “casa della strega”. Pulp puro quindi
per quello che, a mio avviso, è tra i tre migliori racconti del lotto.
Notevole, tanto da essere il mio secondo racconto
preferito, Quello che Bisogna Fare. Qui la firma è di Tommaso
Colussi, una delle rivelazioni dell'antologia. Il dramma della
quotidianità, rappresentato dai femminicidi in età senile, si
mischia al poliziesco. Brillano le caratterizzazioni dei personaggi
(punto di forza della storia) e una struttura funzionale a delineare
un finale a sorpresa che ribalta tutte le impressioni fin lì
maturate. The Astronaut's Wife (1999) incontra X-Files
(l'idea dei vermicelli alieni che si intravedono nella sclera) in
quello che è un po' il leitmotiv dell'antologia ovvero la capacità
degli alieni di impossessarsi dei corpi umani e muoverli a proprio
piacere nell'indifferenza collettiva. Attenzione allo spiazzante
finale, in puro spirito Venom (2018), che ribalta tutto.
Un altro elaborato che lavora assai bene sulle
caratterizzazioni e sulla psicologia dei personaggi è Buoni
Affari di Andrea Dado (scrittore di lungo corso dall'alto dei
suoi cinquant'anni). Horror dalla struttura thriller ispirato alle
tante truffe in appartamento di cui cadono vittima le persone
anziane. Accattivante dall'inizio alla fine, per effetto di un stile
leggero e incisivo capace di tenere costantemente viva l'attenzione
del lettore. La storia ricorda molto da vicino racconti come Hoarder
(“Accumulatore”) di Kealan P. Burke, che potete leggere
nell'antologia della Cut Up Edizioni intitolata Shivers
(2019), e propone un ribaltamento finale dove il truffatore finisce
preda di quella che sarebbe dovuta essere la sua vittima. Della serie
“chi la fa, l'aspetti”.
Contenuto intrinseco interessante anche per Maledetta
Felicità (di Alessandro Marinelli) che sfrutta uno stile maturo,
sebbene con piglio pulp, proponendo una riflessione sul
rapporto tra felicità e libertà. L'idea base è quella su cui
poggiano capolavori cinematografici quali Dark City (1998) e
Matrix (1999) ovvero una situazione di cattività dell'uomo,
gestito e sfruttato dagli alieni (qua alla caccia delle endorfine,
sostanza fondamentale per il nutrimento dei piccoli), che baratta la
libertà a favore del piacere e degli agi senza riuscire a rendersi
conto del proprio status di schiavo/marionetta. Tutto quanto l'uomo
ha intorno è fittizio, persino il cielo non è reale. Cosa
succederà, allora, quando il protagonista inizierà a rendersi conto
che qualcosa non è come dovrebbe essere? Carino e con l'elemento
dell'alieno impostore che non si spiega la ribellione dell'uomo,
coccolato e tenuto nella bambagia.
Sul tema invasione lavora invece Roberto Risso
(vincitore praticamente di quasi tutti i concorsi dedicati al dark)
col suo 21/05/2024 Invasione? Si parte dalla tematica pulp
per suggerire altro (la manipolazione mentale della popolazione tanto
da scatenare episodi di psicosi collettiva) salvo poi tornare sul
versante pulp validando la componente fantascientifica supposta a
inizio racconto, con una struttura da diario/cronistoria che regala
gustosi echi del folle Mars Attacks (1996) di Tim Burton.
Queste sono le sei perle dell'antologia, ovviamente a
mio modo di vedere, a cui fa seguito un'altra mezza dozzina di
racconti a cui manca qualcosa per trasformarsi in qualcosa di
eccellente.
Giuliano Cannoletta (uno dei più titolati
dell'antologia, finalista di premi quali Urania Short, Kipple,
Premio Robot e Terni Horror) va sul sicuro con Tesi di
Laurea, fornendo un efficace esercizio di stile che non propone,
tuttavia, novità. Stile professionale, bel ritmo e capacità di
intrattenere nonostante un soggetto debolissimo. Lo spunto viene dal
celebre video (probabilmente fake) trasmesso dalla Rai nel
1995 relativo a un'autopsia eseguita a Roswell a carico di un alieno.
Cannoletta propone la novità dell'alieno vivo e sezionato senza
essere narcotizzato, agevolando per tale via la reazione empatica di
uno degli studenti impegnati nell'autopsia che penserà bene di
liberare la cavia. I buoni propositi, tuttavia, si ritorceranno
contro il protagonista in un'inversione della situazione iniziale che
non promette niente di buono. Il tema dunque si trasformerà, seppur
marginalmente, dall'autopsia aliena all'abduction.
Altro racconto scritto molto bene, ma poco dotato di
soggetto, è Nel Profondo dell'ottimo Andy Dei Fiori (già
apprezzato nelle antologie Esecranda). Latita del tutto
l'originalità, per una storia che guarda ad Alien e ai
successivi cloni come Leviathan (1989) diretto da George Pan
Cosmatos e Dreamcatcher (“L'Acchiappasogni”, 2002)
dalla penna di Stephen King. Il tema è quello del parassita che si
insinua nel corpo umano e vi cresce all'interno per liberarsi,
famelico e aggressivo, dopo averne sfondato lo sterno.
Più interessante, ma meno quadrato, il visionario Gli
Anticorpi del Cosmo (titolo bellissimo e allusivo) di Demis
Zampelli (letto su Acheron Books), che propone una storia, a mio modo
di vedere, un po' confusa, tra il dono di precognizione del
protagonista (che secondo me penalizza la storia) e una vera e
propria invasione di extraterrestri sul modello di Herbert G. Wells
in cui compaiono, sul cielo di Roma, astronavi da cui fuoriescono
esseri assai inquietanti calati sul suolo da fasci luminosi: “Le
teste erano allungate e finivano con un rigonfiamento dal quale
usciva un filamento color porpora. I volti non avevano naso, bocca e
orecchie, ma un solo unico grande occhio centrale e un'infinità di
rughe grinzose, come quelle che compaiono sulle dita dopo essere
stati per troppo tempo in acqua. I corpi, quasi informi, materia
grezza ancora da modellare, erano interamente solcati da un intrico
di capillari violacei e fosforescenti, ramificazioni in cui
probabilmente scorreva la linfa energetica capace di rendere vive
quelle colate di magma”. Bella la parte con gli extraterrestri
che guerrigliano con i militari, per un racconto che, a mio modo di
vedere, pecca nella sua prima parte.
Manca un finale innovativo a Lui di Michele Nanni
che volge al fantascientifico un soggetto alla Bonnie & Clyde,
sfruttando in pieno uno stile e una gestione dei personaggi che
prevalgono di gran lunga sul soggetto. La storia, peraltro ben
cadenzata dai flashback e dal background familiare della protagonista
(echi da Carrie di Stephen King), non riesce a trovare un
epilogo all'altezza delle premesse. Il riferimento all'amore quale
punto debole della razza umana appare un po' posticcio e viene
inserito per dare senso a un finale altrimenti scialbo.
Promette
molto bene Sicut
in Caelo
di Cassandra Usher, grazie a una costruzione in crescendo che mischia
la religione cattolica (spodestata) a un nuovo e subentrante credo
connesso alla caduta di una particolare reliquia piovuta dallo
spazio. Niente di originale, eppur ben trattato. Peccato che manchi
un finale d'effetto, nonostante l'idea dell'infezione aliena quale
metafora dell'invasione extraterrestre.
Manca
una quadratura che giustifichi l'atteggiamento degli extraterrestri
all'affascinante Io
sono in me, La Paura è fuori di me di
Adelaide Rossi. Al centro della narrazione vi è un'indagine presso
una clinica psichiatrica sulle colline bolognesi dove opera uno
psichiatra dai modi anticonvenzionali. L'indagine viene motivata
dalla lunga sequela di suicidi che vedono i pazienti provocarsi
ferite e mutilazioni alquanto strane. Freud e la psicanalisi si
mischiano così alla narrativa di genere per una storia efficace dal
punto di vista narrativo (il tema è l'ipnotismo), ma meno solida sul
versante delle giustificazioni alla base del soggetto. Gli alieni,
ovviamente sotto mentite spoglie umane, paiono divertirsi nel
materializzare le paure degli umani, un po' come avviene nel film
Sfera
(1998),
senza avere null'altro scopo. Ottimi i dialoghi e l'ambientazione, ma
manca il vero movente.
Alieni mascherati da umani
nell'inquietante serie tv degli anni ottanta
VISITORS.
I
restanti otto racconti, a mio modo di vedere, sono inferiori, vuoi
perché si rivelano meri esercizi di stile, vuoi perché tendono a
riproporre quanto già letto nei precedenti racconti vuoi, infine,
perché non mi sono piaciuti.
Una variante depotenziata di They Live (“Essi
Vivono”, 1988) di John Carpenter la propone Ramsis Bentivoglio col
suo allucinato I Sostituti, un racconto che si sviluppa per
tutto il corso della vita del protagonista e che porta sempre alla
medesima conclusione: la presenza degli alieni dietro ogni fallimento
personale. La tematica della paranoia e dell'alienazione, pressoché
costanti in tutta la storia, si destruttura in un epilogo davvero
horror e ben confezionato, dove Bentivoglio vira verso un
fantascientifico di estrazione aliena, tipico di certi racconti di
impronta lovecraftiana, che culmina con un disturbante momento
cannibalico (intravedo un omaggio alla serie Visitors e, più
specificatamente, alla scena in cui gli alieni ingoiano topi).
Peccato, perché la storia ha diverse frecce da scoccare, ma mischia
i deliri psicotici del protagonista al fantastico.
Bel ritmo, ma totale mancanza di originalità per I
Nuovi Vicini che si qualifica quale esercizio di stile firmato
dall'esperto Filippo Santaniello. La richiesta di soccorso di una
babysitter si trasforma in una trappola.
Tripudio splatter per Un Posto Sbagliato di Max
Cromaz che tenta la strada dell'action horror, ambientando
tutta la storia all'interno di un'abitazione infestata da una razza
di marziani (!!) carnivori e (udite, udite) dotati della capacità di
emulare i corpi umani. Soggetto modesto, funzionale a un esercizio di
stile grandguignolesco. Sulla stessa lunghezza d'onda Vestiti
Nuovi di Davide Camparsi, che torna sul tema degli impostori
alieni, qua nella forma di vermoni, che squarciano i corpi umani e
penetrano all'interno per assumerne il controllo. Finale che strizza
l'occhio a The Hidden (“L'Alieno”, 1987) di Jack Sholder,
con un accenno a una caccia aliena che passa dallo spazio alla terra
tra alieni buoni e alieni cattivi.
Lentissimo nello sviluppo, ma superiore ai precedenti
tre racconti, Desideri Sbagliati di Luca Girolfi che ha il
merito di introdurre una malinconia di fondo orientata verso un
passato che non tornerà più (il ricordo della madre defunta,
l'immagine della cagna fedele che muore). Il limite è rappresentato
dall'essere l'ennesimo racconto su alieni impostori che assumono le
sembianze delle persone conosciute (qua sembrano simili a zombie),
oltre a innescarsi col “solito” gruppo di ragazzi cannaioli che
cazzeggiano proprio mentre sta per prendere piede una subdola
invasione extraterrestre.
Ragazzi cannaioli al centro anche del racconto di Sara
Ronco, altra firma in ascesa nel panorama underground (qua un po'
sottotono) che ricalca la struttura de La Casa sull'Argine con
La Forma della Nebbia. Qui l'ispirazione sembra arrivare dalla
villa di Cefalù appartenuta ad Aleister Crowley. Un gruppo di
ragazzi, alla ricerca di un luogo appartato per bere birre e fumare
canne, irrompe in una villa abbandonata le cui mura interne sono
affrescate da scenari di orge di ninfe e satiri. Una volta
all'interno, qualcosa di maligno si materializza nella forma di una
nebbia (rimandi a Clive Barker e ad Hellraiser?) al cui
interno si muovono le strane creature immortalate negli affreschi.
Gli alieni/demoni riveleranno all'unico superstite il loro ruolo
nelle vicende del mondo. Il testo, a mio modesto modo di vedere, non
massimizza il soggetto (bruttina la prima parte). Viene concesso
troppo spazio a dialoghi stereotipati, inoltre convince poco la
rivelazione degli alieni e l'inserimento di un gore un po' posticcio.
Perde il confronto con il racconto della Romano.
Un ulteriore racconto che perde il confronto con un altro
inserito nell'antologia è Uncanny Valley di Giacomo Mininni,
praticamente costruito sul medesimo soggetto di Maledetta
Felicità. Entrambi i racconti partono dal solito spunto (la
cattività dell'uomo attorniato da familiari che in realtà sono
alieni sotto mentite spoglie) e si sviluppano senza distinzioni,
proponendo lo stesso finale. Marinelli riesce tuttavia a inserire un
ragionamento legato al rapporto tra la felicità e la libertà che è
invece estraneo alla storia di Mininni. Di converso, piace più il
contesto scenografico finale di Mininni che guarda a pellicole
quali Vivarium (2022) di Lorcan Finnegan, con una
cittadina fittizia popolata da cittadini svuotati di anima. Tra i
due, a ogni modo, è da premiare Maledetta Felicità.
Non mi è infine piaciuto Catìvo di Daniele
Treu, che prova la via del fantascientifico di ambientazione veneta
(con tanto di dialoghi in dialetto) lavorando su un soggetto
originale (stile Garganelli al Ragù della Linina di Carlo
Lucarelli) incentrato sulla culinaria e sugli ingredienti segreti
utilizzati da una cuoca ormai defunta. Finale confusionario e poco
chiaro che necessiterebbe di riscrittura.
CONCLUSIONI
Forse non troppo originale e tendente a essere
monotematica per effetto dell'inflazione degli alieni
impostori, Alieni Cattivi è un'antologia che riesce a
intrattenere, grazie a un approccio cinematografico che sposa
appieno lo spirito pulp senza propositi letterari o filosofie
intellettuali. Ancora una volta l'underground italiano dimostra di
essere tutt'altro che approssimativo, garantendo un
divertimento che spesso non viene offerto da progetti più ambiziosi
e autoriali. L'antologia, da leggere in modo centellinato per
contenere l'effetto deja vù, è consigliatissima agli
appassionati di cinema bis e ai cultori dell'horror cinematografico
anni ottanta. Non attendetevi fantascienza o metafore
sociali. Alieni Cattivi è puro intrattenimento, in un'ottica
di croce e delizia, piaccia o non piaccia. Per quel che mi riguarda,
prenderò altri volumi della Scheletri Ebook, perché i volumi del
suo catalogo mi regalano ore spassose giocando su tematiche e
immagini legate al cinema degli anni ottanta.

Il mitico poster/manifesto del serial X-FILES,
clamoroso successo commerciale degli anni novanta.
“Le armonie del caos composte dai flautisti che
danzano nel vuoto non sono fatte per essere udite dalle vostre
miserabili orecchie. Esistono per quietare colui che non deve essere
risvegliato. Poiché la sua veglia significherebbe la fine del sogno
che chiamiamo realtà.” (Estratto da Silenzio Cosmico).