Anno: 1997.
Genere: Horror.
Editore: Fanucci (1998).
Pagine: 164.
Prezzo: 12.000 lire.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Nella seconda metà degli anni '90 una serie televisiva si impose in Italia come poche altre erano riuscite a fare, passando dalla seconda alla prima serata e, per giunta, di domenica e su Italia 1 prima della trasmissione sportiva Pressing. Di cosa sto parlando? Di X-Files, una serie di cui venivano trasmessi due episodi per volta, dal 1993 al 2002 e successivamente dal 2016 al 2018. Undici stagioni per 218 episodi che di televisivo avevano assai poco. Intrecci accattivanti costruiti con la struttura del poliziesco e della storia di indagine. Casi insoliti, spesso commistionati con l'horror o la fantascienza, ma anche con l'azione e lo spionaggio. Non c'era argomento del paranormale che non venisse toccato e affrontato dal doppio punto di vista garantito dall'equilibrata coppia di poliziotti protagonisti: da una parte Fox Mulder (interpretato da David Duchovny), aperto all'insolito al punto da essere rappresentato dallo storico poster con la scritta I Want to Believe, e dall'altra l'affascinante Dana Scully (la convincente e sempre più carina Gillian Anderson) a rappresentare la componente razionale della coppia in virtù delle conoscenze medico-legali e scientifiche. Un format ben confezionato da Chris Carter (l'ideatore della serie), costruito pescando da testi di ufologia, ipotesi complottiste, revisioni di eventi storici riproposti sotto diverse ottiche e, non da ultimo, altre serie come Twilight Zone (Ai Confini della Realtà, 1959), l'italiana Il Segno del Comando (1971) fino ai Visitors (1984).
Ricordo il mio primo contatto con la serie, in una seconda serata estiva sui canali Mediaset. Solo in casa, davanti alla televisione del salotto, vidi Morte tra i Ghiacci, un episodio che sembrava fare il verso a The Thing (“La Cosa”) di John Carpenter. Ne rimasi subito colpito tanto che, a settembre, quando la serie fu spostata in prima serata, non persi più un episodio. X-Files, di cui rammento ancora con grandissimo affetto la sigla di apertura con la semplice ma magnifica colonna sonora di Mark Snow, è l'unica serie che io abbia seguito nella sua interezza. Un vero e proprio tormentone negli anni novanta, tanto da scatenare una lunga serie di trasmissioni e approfondimenti dedicati a ufologia, occulto e mistero come Misteri (1994) di Lorenza Foschini, Miracoli (1999) di Elena Guarnieri, Top Secret (2002) di Claudio Brachino (nettamente il migliore del gruppo, tanto che registravo le puntate), Voyager (2003) di Roberto Giacobbo fino a Mistero (2009) inizialmente diretto da Enrico Ruggeri e infine da Aurora Ramazzotti con la misteriosa figura di Adam Kadmon a risollevare le sorti di una trasmissione, in verità, un po' spenta. Rispolvero dai cassetti della memoria con grande affetto e nostalgia quell'epoca (in cui frequentavo le superiori). Il successo fu clamoroso, coinvolse il cinema (furono realizzati due film), le edicole in cui presero a fiorire riviste dedicate a quanto sfugge alla ragione e alla scienza fino a interessare, dal 1995 al 2000, il mercato editoriale. In Italia, divisi tra Mondadori e Fanucci, furono tradotti circa venti romanzi della serie The X-Files, molti dei quali tratti dagli episodi televisivi con scrittori di un certo prestigio, quali Charles L. Grant e Kevin J. Anderson, ingaggiati per proporre romanzi originali.
Cattivi Segni, uscito nel 1997 negli Stati Uniti col titolo Bad Sign e arrivato in Italia l'anno dopo, rientra nel gruppo delle novelization. Lo firma Easton Royce, pseudonimo dello scrittore per ragazzi Neal Shusterman, dall'episodio Congiunzione Astrale (“Syzygy”) incluso nella terza stagione per la regia di Rob Bowman (poi regista di validi film dark-fantasy quali Elektra e Il Regno del Fuoco).
La caratteristica del romanzo è la sua facile lettura e il suo rivolgersi a un pubblico di young adult. Pur prendendo le mosse suggerendo il coinvolgimento di sette sataniche, sacrifici e omicidi rituali, il romanzo si muove nel mondo dei teenager delle superiori, tra giocatori di football e ragazze ancora in cerca del primo amore. In questo, il plot ricorda molto certi romanzi di Charles L. Grant, come The Pet (“La Carezza della Paura”, 1987), o Carrie di Stephen King. Dall'isteria di massa e dalla convinzione di avere a che fare con qualche gruppo di deviati inneggianti al demonio, ci si sposta presto nel campo dei poltergeist e, più specificatamente, dei poteri parapsicologici sebbene alimentati da particolari congiunzioni astrali. Shusterman è bravo a caratterizzare i due protagonisti. Mulder è piuttosto svampito, invaghito di una detective locale che finisce persino per sbaciucchiarlo. Scully non la prende bene. Lo riconduce continuamente con i piedi per terra e non apprezza l'ironia graffiante del collega. Questa parte è molto divertente, così come sono ben descritte alcune sequenze fantastiche a forte presa horror come un ragazzo che finisce stritolato dalle gradinate mobili della palestra, una bara che prende fuoco durante il funerale oppure uno stormo di uccelli che, in stile Gli Uccelli di Hitchcock, cade in massa sulla strada colpendo l'auto su cui viaggia Scully. Se questi sono gli aspetti positivi, tra i difetti si segnala un intreccio giallo che svela presto la sua soluzione e una scarsa cura nelle scene di raccordo, aspetto che, da un lato, velocizza la trama ma, dall'altro, non approfondisce a dovere gli sviluppi. Il volume, formato da poco più di centosessanta pagine, si legge in circa tre ore. Shusterman, all'epoca trentacinquenne e già soggettista al cinema (Double Dragon), confeziona quello che potremmo definire un vero e proprio turn page di consumo. Pluri-pubblicato da Piemme, ma anche da Mondadori, Il Castoro e Hotspot, lo scrittore è conosciuto soprattutto quale autore di romanzi per adolescenti con titoli quali The Schwa was Here (“Calvin L'Invisibile”, 2004). The Dark Side of Nowhere (“Gli Alieni sono tra Noi”, 1997), Downsiders (“Il Popolo degli Oscuri”, 1999), Unwind (“La Divisione”, 2007) e Dry (2018) da annoverarsi tra i più riusciti. Ha anche scritto romanzi fantascientifici e horror per adulti come quella che è forse la sua opera più famosa e acclamata: la serie distopica Scythe (“La Trilogia della Falce”, 2016-2019) pubblicata da Mondadori. Ha inoltre scritto due ulteriori romanzi per la serie X-Files, uno dei quali, Voltage (“Alta Tensione”, 1997), giunto anche in Italia, e una lunga serie di libri game.
Cattivi Segni è dunque un horror più che sufficiente, scritto da un autore ancora giovane che si farà valere nel campo della sci-fi young adult. Divertente nel delineare i rapporti tra i due protagonisti, non lesina nei momenti horror. Non sarà tra i migliori della serie, tuttavia intrattiene e lascia intravedere un certo gusto per il genere da parte di un autore che, una decina di anni dopo, troverà molti consensi nel campo del distopico per ragazzi. Per completisti.
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