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giovedì 30 ottobre 2025

Presentazione Racconti della Stagione 2025 di Matteo Mancini.

I RACCONTI DI MATTEO MANCINI SCRITTI NEL 2025 E TUTTE LE ALTRE ATTIVITA'

 Al fianco, sulla dx, del giallista Mondadori Lucio Nocentini,
Matteo Mancini riceve due premi per il suo
C'ERA UNA VOLTA A... TIRRENIA
al Premio Toscana in Giallo 2025 (Delos Digital).

A due mesi dal termine di questo 2025, mi anticipo per fare il punto sulla mia stagione narrativa e saggistica. Ancora libero dai saggi (per il prossimo 2026 è in produzione un terzo volume per Profondo Rosso dedicato agli scrittori Franco Prattico e Sveno Tozzi), ho proseguito sulla via spianata nel 2024, chiusa con la produzione di ventiquattro racconti, perseverando nell'ottenere riconoscimenti, pubblicazoni e qualche invito da conferenziere (a Bologna). Andiamo a vedere, punto per punto, come è andata e scopriamo insieme come finirà, visto che a inizio dicembre sarò al Teatro Vittoria di Roma come finalista al Premio Torre Crawford mentre a fine dicembre avrò l'onore e l'onere di tenere una conferenza alla Mostra Vampiri presso Palazzo Pallavicini di Bologna. Partiamo dalla parte più divertente: i racconti. Ometto di indicare i titoli dei racconti inediti.


0 MOENCHENGLADBACH LACRIMA SANGUE


Scritto: Settembre 2024.

Battute: 30.000

Genere: Poliziesco

Pubblicazione: Inedito (in valutazione di pubblicazione presso settimanale Giallo – Cairo Editore).

Descrizione. Punto di congiunzione tra la stagione 2024 e la stagione 2025. Già tra gli otto finalisti al blasonato NeRoma Noir Festival sezione True Crime 2024, ha ultimato la selezione (ufficializzata a inizio luglio 2025, dopo la rivelazione dei tre finalisti comunicata da Fabio Mundadori in occasione della Fiera del Salone Internazionale del Libro di Torino) giungendo al secondo posto alle spalle dell'amico Jacopo Casula - vincitore e pubblicato a puntate, nel luglio 2025, sul settimanale Giallo (Cairo Editore) con Gisella Orrù. Il Giallo del Pozzo - e davanti a Chi non Paga Muore dello specialista di noir Roberto Frazzetta (terzo classificato).

Nell'attesa dell'esito finale della selezione, il racconto ha altresì preso parte alla III Edizione del TrueCrimePremio (febbraio 2025), indetta da latelanera.com, finendo al terzo posto alle spalle di L'Ultima Notte a Oslo (di Giovanni Di Rosa) e Dalla Milano da Bere alla Milano dei Vizi (di Marco Notari).

Pur avendo figurato in modo eccellente ed essere finito in valutazione per la pubblicazione sul settimanale Giallo (Cairo Editore), persiste a essere inedito. Dovrebbe comunque uscire nel 2026 su un'antologia dedicata al True Crime a cura di Alessio Valsecchi (latelanera.com). Al momento, però non c'è ancora nulla di scritto, posto che avevo inizialmente rifiutato la proposta contrattuale giunta da Valsecchi sperando di uscire su Giallo.

Il racconto si ispira abbastanza fedelmente a un caso di cronaca nera tedesca degli anni 80, peraltro poco noto in Italia. Avevo il soggetto in un cassetto da anni, anche perché mi sono creato un database di cronaca nera (realizzato nella prima decade di secolo) di milioni di battute relativo a omicidi seriali e delitti aberranti dove posso pescare per storie del genere. Nel caso in questione colpiscono gli inusuali rimandi alla Genesi (i rapporti tra Adamo ed Eva e la tentazione del serpente) pressoché ricorrenti in tutta la storia.


1 LIBERACI DAL MALE


Scritto: Agosto 2024 / Gennaio 2025.

Battute: 10.200

Genere: Horror / Satirico.

Pubblicazione: No alla Violenza Contro le Donne 2025 (Historica Edizioni)

Descrizione. Evoluzione di un racconto presentato a La Paura fa 90 Righe del FIPILI Horror Festival Edizione 2024. Ampliato di oltre tremila battute e passato dalle iniziali 7.000 alle definitive 10.200 battute, è un testo satirico che ribalta il canovaccio della possessione diabolica resa iconica da film come L'Esorcista. Respinto al FIPILI, è un racconto che a me piaceva molto e, per come era stato scritto, ben si adeguava alla selezione proposta dall'Historica, motivo per cui l'ho sviluppato e riproposto. La storia è strutturata attorno ad alcune mie perplessità in ordine all'atteggiamento controproducente adottato dal demonio durante una possessione, così da proporre un soggetto altamente blasfemo ma, al tempo stesso, privo di volgarità o sconcezze. Se ci pensate, negli esorcismi convenzionali, Satana finisce sempre per fare un involontario (quanto idiota) spot elettorale a Dio senza sfruttare a proprio favore i poteri di cui è dotato. Perché non fare stare bene gli indemoniati, così da conquistarne la fiducia e allontanarli con convinzione (piuttosto che di prepotenza) da Dio? Da qui parte la storia. Ho infine aggiunto una stilettata all'atteggiamento punitivo dei ministri di fede verso chi intende avere condotte libertine. Ne è venuto fuori un racconto convenzionale nella sua struttura, ma del tutto rivoluzionario dal punto di vista della narrazione. Un piccolo elaborato che è stato, forse, sottovalutato da chi si è trovato a giudicarlo.


2 S.


Scritto: Febbraio 2025.

Battute: 40.000

Genere: Sci-fi / Satirico.

Pubblicazione: Inedito.

Descrizione. Primo vero racconto scritto nel 2025, in vista di un target proibitivo: l'Urania Short 2025. Lo reputo uno dei miei migliori racconti della stagione, nonostante non abbia avuto fortuna. È un racconto di genere fantastico, sebbene mascherato da fantascienza sociale con qualche prospettiva distopica. Forse penalizzato da un'irriverenza pulp che lo rende intriso di una macabra ironia giostrata sui rapporti sociali tra uomini e donne. La tematica, ancora di nuovo, è quella del “no alla violenza contro le donne”, ma qua l'idea arriva da lontano, ovvero da uno spunto rimasto per almeno quattro anni nel proverbiale cassetto. Durante un servizio sulla volante di pronto intervento, mi venne il flash di un auto che, procedendo in senso opposto al mio, sbandava pian piano sul guardrail delimitativo della carreggiata fino ad arrestarsi. Una volta ferma, dal lato guida fuoriusciva un bambino di dieci anni con i vestiti enormi, un po' come nel film Da Grande (1987) con Renato Pozzetto. Da qui prende piede una lotta contro il tempo per arginare un processo degenerativo che colpisce tutti i maschi del paese. Ecco che The Curious Case of Benjamin Button (2008), Sleeping Beauties (2017) di King e The Incredibile Shrinking Man (“Tre Millimetri al Giorno”, 1956) di Richard Matheson si incontrano in un'ottica scanzonata e fortemente tamarra. A me è piaciuto molto, alla Mondadori meno. È in attesa di una nuova chance.

 

 Matteo Mancini si classifica secondo
con MOENCHENGLADBACH LACRIMA SANGUE
alla sezione TRUE CRIME INEDITI 2024
del NeRoma Noir Festival.


3 A.D.P.


Scritto: Marzo 2025.

Battute: 30.000

Genere: Horror / Satirico.

Pubblicazione: Inedito.

Descrizione. Altro racconto sfortunato che, tuttavia, ha ottenuto valutazioni positive. Presentato alla selezione Notte Horror '90 indetta dalla Acheron Books, è stato apprezzato dallo scrittore e critico di narrativa del terrore Christian Sartirana (responsabile della selezione), tanto da essere stato in ballottaggio fino all'ultimo col racconto, poi selezionato (sul medesimo soggetto d'ispirazione ovvero The Night Flier di Stephen King poi trasposto sul grande schermo da Mark Pavia), di Demis Zampelli. Si tratta di un horror di indagine, effettivamente molto fedele alla struttura del racconto di King (quello di Zampelli lo è di più), che prende le mosse dalla critica a un certo sensazionalismo della carta stampata (aspetto già presente in King e rimosso del tutto da Zampelli), con omaggi ai crimini del Mostro di Firenze, ai delitti della “Uno Bianca” e allo scandalo “mani pulite”, per finire con l'evidenziare una visione pessimista e tecnologica di un futuro sempre più “americo-centrico”. Il fatto di essere stato rigettato suona più come un'opportunità, posto che il limite di 30.000 battute, a mio avviso, sacrifica il risultato finale. Avrebbe infatti bisogno di più azione e grandguignol. Conto di espanderlo nel 2026.


4 L'ISOLA DELLE LUCERTOLE


Scritto: Marzo 2025.

Battute: 27.600

Genere: Weird / Avventura.

Pubblicazione: Primordia (Colomò Editore).

Descrizione. Racconto scritto nella mia prima parte di carriera, quella pre-Spaghetti Western, già a suo tempo apprezzato. Ricordo che un'aspirante scrittrice di Viareggio, che non conoscevo, dopo averlo letto mi contattò e mi scrisse: “Ma te sei uno scrittore vero!”. Confinato in volumi sepolti nell'anonimato più assoluto, ha beneficiato di una delle iniziative più fighe della stagione (lanciata dal gruppo Telegram Lovecraft Italia ovvero da Strani Aeoni): la realizzazione di un'antologia interamente dedicata a racconti sui Dinosauri. Da grande appassionato del genere (ho praticamente tutto sui racconti a tema dinosauri), ho fatto carte false per esserci e ho così concesso una "vera" visibilità a un racconto che commistiona il weird di inizio novecento a una visione adventure dell'aldilà, dove sono confinate tutte le creature che hanno calcato la Terra, dinosauri compresi. Credo sia una lettura divertente. L'antologia, uscita in anteprima a Milano,  in occasione di Stranimondi 2025, ha fatto sold out. Come tutti i successi che si rispettino, è già in programma la realizzazione di un nuovo racconto a tema dinosauri.

 

5 LA CATENA SPEZZATA

Scritto: marzo 2025.

Battute: 23.000

Genere: Horror

Pubblicazione: Contratto sottoscritto con la casa editrice spagnola Horti di Giano, è in attesa di pubblicazione.

Descrizione. Terzo racconto scritto da zero nella stagione, preparato per il concorso Terrorea 2025. Il bando chiedeva storie horror di ambientazione italiana ottocentesca. Quale migliore ambientazione della Milano in via di industrializzazione, tra medium fanfaroni, grandi ville, sedute spiritiche che finiscono fuori dal controllo del medium e un fantasma a caccia della vendetta? Detto fatto. Mi sono divertito a descrivere le guardie milanesi dell'epoca, inoltre il finale mi è stato ispirato da una foto di scena dell'attrice Sissy Spacek completamente ricoperta di sangue nel film Carrie.

Non è stato selezionato nel primo gruppo di racconti, ma è stato comunque richiesto dalla casa editrice che mi ha sottoposto un contratto editoriale in duplice copia (italiano e spagnolo) con tanto di concessione di royalty. Spero esca nel 2026.

 Primordia è la prima antologia 
di racconti scritti da italiani 
interamente dedicata ai dinosauri.

 

6 GUANTO D'ORO


Scritto: Agosto 2024 / Marzo 2025.

Battute: 10.000

Genere: Sci-Fi / Satirico.

Pubblicazione: Racconti Sportivi 2025 (Historica Edizioni)

Descrizione. Scritto in origine per la selezione 2024 organizzata dalla Rivista “Il Mulo”, che chiedeva racconti fantascientifici a tema “La Sconfitta”. Lo scrissi di getto, in meno di una settimana. Centrale la componente satirica, marcatissima. E' uno di quei racconti che sarebbero piaciuti, penso di poter dire, ad Antonio Bellomi o a Fabio Calabrese (che può ancora esprimersi). E' infatti figlio della lettura dei racconti di Bellomi e dell'episodio più discusso delle Olimpiadi andate in scena a Parigi lo scorso anno, ovvero la rinuncia della boxeur italiana di incrociare i guantoni con un'avversaria troppo più forte di lei. Il racconto ruota attorno a un evento sportivo intergalattico in cui le varie razze dell'universo si sfidano, con coraggio e ardore, a prescindere dalle varie categorie di appartenenza. La vittoria non è l'unico parametro di giudizio. La forte componente onirico-visionaria, con soluzioni che penso anche di poter definire originali, ne rafforzano l'impatto. Lo reputo uno dei migliori racconti in assoluto che ho pubblicato con Historica (dove avrà una visibilità pressoché nulla). Per contenuti e messaggio finale di fratellanza interspecie (e dunque interplanetaria) e di superamento dei conflitti bellici, era perfetto per il bando a cui poi è stato diretto. A me piace molto, contento di averlo prestato alla causa.


7 R M.

Scritto: Marzo 2025.

Battute: 38.000

Genere: Sci-fi / Horror.

Pubblicazione: Inedito.

Descrizione. Il mese di marzo 2025, evidentemente, non è stato favorevole al mio estro. Scritto appositamente per la selezione Darkest Matter della Nero Press Edizioni, ha fallito il target, forse per una complessità onirico visionaria che non sono riuscito a rendere sufficientemente digeribile. Si tratta infatti di una storia sul multiverso e sul tema, molto alla From Beyond di H.P. Lovecraft, delle creature che passano da una dimensione aliena alla nostra realtà (qui il portale, però, sono le creature organiche). Sicuramente è tra i più visionari di tutta la stagione, con un contenuto body horror e il beffardo finale quali punti di forza. Beneficerebbe di un potenziamento nella parte centrale, dove il flashback sulla guerra dei Balcani non è adeguatamente caratterizzato. Francamente ero convinto di centrare la pubblicazione, ma forse è andata meglio così. Ha tutto per diventare un ottimo racconto e, statene certi, riuscirò a valorizzarlo, magari proprio nel 2026. Non sarebbe la prima volta.


8 S D S

Scritto: Novembre 2024 / Marzo 2025 / Agosto 2025.

Battute: 20.000

Genere: Fantastico / Satirico / Fantascienza.

Pubblicazione: Attualmente in valutazione presso un concorso di cui ometto il nome.

Descrizione. Un racconto folle, con un innesco originale alimentato dall'inizio de Il Pendolo di Focault di Umberto Eco. Ricorda un po' quelle storie strane e sballate alla Howard Fast o alla Bob Shaw. Secondo me, è tra i miei migliori racconti del biennio 2024/25, eppure è reduce da due fallimenti. Respinto al concorso Ali Blu 2024 (dove ero convinto di entrare), è stato oggetto di revisione e ripresentato – udite, udite – al Premio Rill 2025, dove ho persino pagato l'iscrizione pur di mandarlo in corsa contro una rosa di avversari agguerriti. È evidente che io abbia puntato molto su questa storia, perfettamente a tema con gli sviluppi politici contemporanei, così come è evidente che ne sia rimasto deluso. Riproposto per la terza volta in un bando che sembra calibrato alla perfezione sui contenuti del racconto, confido di vederlo uscire su antologia a fine 2025 anche perchè non penso di essere stato vittima di un siffatto abbaglio.


9 PROIETTILE INESPLOSO

Scritto: Aprile 2025.

Battute: 12.000

Genere: Drammatico / Avventura.

Pubblicazione: Amore per gli Animali 2025 (Historica Edizioni).

Descrizione. Racconto scritto su misura per il concorso Amore per gli Animali 2025 indetto dall'Historica Edizioni. Ho cercato di lavorare sulla caratterizzazione del protagonista, una guardia del Parco Nazionale d'Abruzzo stufato della vita urbana, e sui preconcetti sull'inutilità di certi animali (le volpi) per stendere una storia ambientalista. La presenza di un veterinario che si chiama Ammazzalorso (come uno storico allenatore della squadra di calcio de L'Aquila) Rosa è una piccola e unica concessione all'ironia all'interno di un racconto che definirei drammatico e realistico.


10 IL RESPIRO DI FUOCO

Scritto: Aprile 2025.

Battute: 12.000

Genere: Giallo / Storico.

Pubblicazione: Racconti Storici 2025 (Historica Edizioni).

Descrizione. Altro racconto scritto su misura per i concorsi Historica Edizioni, nella fattispecie quello storico. È un piccolo giallo calato nella Firenze dei tempi di Leonardo da Vinci. Tutto ruota su una misteriosa arma segreta ideata dal maestro fiorentino e su cui vorrebbero mettere le mani gli appartenenti di una potente Loggia locale. Un interesse che provoca omicidi e rapimenti. Assistiamo così a delitti irrisolti e colluttazioni, con un Leonardo da Vinci che si scoprirà essere un uomo d'azione nonché ideatore di congegni diabolici. Un raccontino iniziato senza pretese e cresciuto alla distanza tanto da superare le mie attese. Per racconti come questo ringrazio l'Historica Edizione e le sue selezioni, poiché senza di esse non avrei mai scritto questa avventura che rimpingua il mio scarno gruppo di gialli. Una piccola curiosità è costituita dal fatto che mi ha aiutato la lettura dell'antologia Tempo di Delitti (Newton e Compton, 1993) e più in particolare il racconto Leonardo da Vinci, Detective di Theodore Mathieson.

PROSEGUE PROSSIMAMENTE

domenica 26 ottobre 2025

Recensione Narrativa: PRIMORDIA a cura di Strani Aeoni.

Autore: AA.VV. a cura di Strani Aeoni.
Anno: 2025.
Genere:  Antologia Fantastico.
Editore: Colomo' Editore.
Pagine: 224.
Prezzo: 15.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 
PROSSIMAMENTE

sabato 25 ottobre 2025

Recensione Narrativa: I MOSTRI AGLI ANGOLI DELLE STRADE di Fabio Calabrese.

Autore: Fabio Calabrese.
Anno: 2023.
Genere: Horror - Weird - Fantascienza.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 150.
Prezzo: 14,90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Ultima di sei antologie pubblicate per Dagon Press, dal 2008 al 2023, da Fabio Calabrese nel ricordo di Howard P. Lovecraft. Undici racconti, dalle trentasei pagine de Il Tempio Perduto alle tre di Sport Estremo, per quello che è in tutta evidenza (anche se io devo leggere ancora due delle precedenti antologie) il lotto meno riuscito nonché quello più estraneo alla narrativa del Solitario di Providence. Calabrese da l'impressione di scrivere diversi racconti al solo scopo di completare un lotto che fatica a delinearsi. In più di un caso escono fuori elaborati tutt'altro che spontanei. Lo scrittore si sforza di realizzare una nuova antologia tematica, sebbene le idee siano praticamente esaurite. Ne esce fuori un'antologia “annacquata” da una fantascienza assai prossima alla narrativa di Frederic Brown piuttosto che a quella di Lovecraft e al tempo stesso intrisa di riflessioni drammatiche sulle difficoltà dei rapporti familiari (in almeno tre racconti il protagonista rompe il rapporto con una moglie che, in tutta probabilità, non ha mai amato). I riferimenti a Lovecraft sono spesso meri e latenti inneschi che proseguono verso coordinate sovente più realistiche che fantastiche.


Ecco che tra gli undici racconti spicca quale migliore Libertà, un vero e proprio dramma esistenziale che non ha nulla del weird e che propone interessanti riflessioni sul condizionamento continuo e costante a cui ogni uomo è assoggettato fin dai primi insegnamenti educativi, tanto da prendere decisioni diverse da quelle effettivamente volute. Nonostante il vaghissimo rimando a The Outsider, le tematiche lovecraftiane sono del tutto assenti. Ci troviamo alle prese con un Calabrese introspettivo e riflessivo, che guarda al passato ed evidenzia che, al di là dei rimpianti, non è possibile porre rimedio a quanto ci si è lasciati alle spalle. Ne viene fuori una storia metaforica di valenza psicanalitica. Durante un'esercitazione militare, una scheggia si insinua nel cranio del protagonista mutandone gli atteggiamenti. L'uomo, in precedenza incostante e sregolato, si trasforma nel modello voluto dalla società e per questo riesce a fare fortuna (a scapito della felicità). È una sorta di burattino, non più capace di governare il proprio corpo finito sotto la direzione di un'entità aliena (che rappresenta la parte razionale e pragmatica contrapposta all'istinto e alla prospettiva del sogno). La tematica, seppur non virata al fantastico, è quella di film quali Venom (2018) con la volontà del protagonista compromessa da quella dell'ospite finché un giorno, a seguito di un incidente ferroviario, l'esito di una TAC rivelerà la presenza della scheggia. Rimosso l'oggetto estraneo, l'uomo tornerà a prendere possesso della propria vita ma la sua personalità si dimostrerà incapace di gestire quanto altri hanno deciso per lui.


Un altro racconto riuscito, sebbene di minore interesse autoriale, è Il Gatto Manul. Qui, per certi versi, Calabrese omaggia lo storico albo Diabolik, Chi sei? poi portato al cinema nel 2023 dai Manetti Bros. Durante un incontro tra un produttore cinematografico appassionato di caccia e uno sceneggiatore, il produttore mostra al suo ospite il grande felino imbalsamato che tiene celato in una stanza segreta. La visione, a poco a poco, ossessiona lo scrittore sempre più convinto di essere braccato dal felino. Calabrese suggerisce una componente sovrannaturale rappresentata da una creatura capace di aggredire nel sogno e di imprimere tracce evidenti sul corpo della vittima. L'epilogo verrà ritagliato e riproposto anche per l'assai meno riuscito L'Evocazione, dove torna l'idea della libertà perduta per effetto di un controllo asfissiante operato da un coniuge fin troppo invadente. Nell'occasione Calabrese cita l'inflazionatissimo Necronomicon per dare corpo a una creatura immaginaria personificazione delle paure dell'infanzia. Lovecraft, tuttavia, è ancora lontano.


Il Tempio Perduto è il terzo racconto a lasciarsi ricordare (bella atmosfera e affascinanti scenografie), nonostante un finale frettoloso e tutt'altro che lovecraftiano. Sword and Sorcery ben narrato e ben costruito in cui, come per L'Evocazione, c'è l'idea della materializzazione dal niente di una creatura (nella fattispecie una donna) di carne e ossa. Ingredienti tutt'altro che originali, con un mostro alieno (ovviamente un polipone) imprigionato che brama di liberarsi per vendicarsi sul mondo. Lo libererà il protagonista di turno, un aspirante stregone che ricorda assai più Indiana Jones (palese omaggio con la grotta meccanizzata che si trasforma in una specie di bocca letale) che un esperto di arti magiche. Seppure contestualizzato in un ipotetico medioevo, il plot non è troppo dissimile dal canovaccio del film The Deep Dark (2023).


Quarto e ultimo racconto degno di nota è il ritmatissimo Il Dito dell'Immortale, un curioso connubio tra il pantheon lovecraftiano (allusivo) e il mito del vampiro (esplicito) che mischia il fantastico al giallo di valenza medical thriller. Calabrese gioca bene sugli archetipi, non inventa niente ma tiene le redini della storia fino all'epilogo riuscendo in ciò che più sa fare: divertire.


Un altro racconto che finge di omaggiare Lovecraft (il riferimento va a The Hound (“Il Cane”, 1924) è L'Uomo del Cimitero. Come per Libertà, tuttavia, non vi è niente di Lovecraft e, nella fattispecie, neppure del genere fantastico. È la classica storia ottocentesca della paura dell'inumazione prematura, a cui Calabrese collega l'operato di un profanatore di tombe a caccia di gioielli e ricchezze. Storia dunque macabra, allineata alla tradizione di fine ottocento (si veda anche The Body Snatcher di Robert L. Stevenson) con un finale tanto crudele quanto prevedibile. Carino, ma fuori tempo massimo.


L'Albero del Giardino sotto Casa, Il Mostro e L'Ambasciatore sono tre microstorie di fantascienza con alieni cattivi che di lovecraftiano hanno poco o nulla. Dei tre è più interessante, per le premesse, Il Mostro dove si allude a un futuro in cui l'homo sapiens è stato soppiantato dall'homo octopus. Narrato con uno stile un po' fanciullesco, propone un epilogo in cui non è ancora stata scritta l'ultima parola nella guerra tra umani (esiliati su Marte) e alieni. Il taglio dato alla storia è alla Frederic Brown con il classico effetto del ribaltamento delle prospettive introdotto da Sentry (“Sentinella”, 1954). Sulla medesima falsa riga si muove L'Ambasciatore che cambia ambientazione (ci spostiamo dalla terra del futuro a un pianeta alieno) mantenendo l'idea dell'uomo mostro rispetto ai canoni estetici alieni. Più carino L'Albero del Giardino sotto Casa in cui ci imbattiamo in un albero dai bizzarri colori che cresce d'improvviso in un terreno, subendo strane metamorfosi ogni volta che una galla luminescente si forma al suo vertice. Che mistero ci sarà sotto? Ne farà le spese la curiosa protagonista.


Sport Estremo e Dai Culti Innominabili tentano con poco costrutto la via della parodia lovecraftiana per celare quello che in realtà sono: due modestissimi riempitivi che sembrano scritti, per contenuti, da uno scrittore alle primissime armi.


In definitiva I Mostri agli Angoli delle Strade, titolo che fa il verso alla prima raccolta di racconti di Lovecraft pubblicata in Italia (correva l'anno 1966), garantisce una lettura, fresca e leggera, all'insegna del divertimento, tuttavia si rivela di qualità inferiore rispetto alle altre antologie di Calabrese. Lo scrittore triestino spaccia il lavoro come la sua sesta antologia dedicata al Solitario, sebbene gli omaggi qui siano molto ridotti e sovente forzati. Ne viene fuori un libro trascurabile ma, allo stesso tempo, da collezionare per chi abbia già acquistato i precedenti volumi della serie. Riporto qui di seguito i link delle antologie di Calabrese da me recensite:

sabato 18 ottobre 2025

Recensione Narrativa: ASSASSIN di Shaun Hutson.

Autore: Shaun Hutson.
Anno: 1988.
Genere:  Horror / Azione.
Editore: Mondadori - Collana Inverno Horror (1993).
Pagine: 190.
Prezzo: Fuori catalogo.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Raro romanzo di Shaun Hutson arrivato in Italia, nonostante una produzione a dir poco copiosa avviata a partire nel 1982 e ancora in corso d'opera.

Scrittore inglese classe 1958, noto soprattutto per essere un precursore del sottogenere splatter-punk, in anticipo su Clive Barker e sui narratori americani (Skipp, Spector, Schow, Laymon). Indole ribelle, viene espulso da scuola e subisce una lunga serie di licenziamenti prima di fare fortuna con la scrittura. Appassionato di cinema, si ispira ai film di Sam Peckinpah e Martin Scorsese, cercando di ibridarne i contenuti con l'horror estremo e con una certa iperbolicità sbilanciata agli eccessi. Ottiene successo fin dalla sua seconda uscita, con la beast story Slugs (1983). Si tratta di una storia che narra di lumache carnivore fuoriuscite dalle fogne per aggredire e divorare gli umani. Il romanzo viene acquistato per il cinema, tanto che nel 1988 lo spagnolo Juan Piquer Simon realizza il film. Si nota fin da subito l'interesse per le scene truci e il sesso spinto. Hutson non è uno scrittore letterario, mira all'intrattenimento e cerca il pulp trash. Un'impostazione piuttosto in linea con i canoni della narrativa da edicole, di moda anche alle nostre latitudini negli anni '60 e '70. Le sue storie si interessano alla criminalità urbana, alle sparatorie tra bande di gangster senza tuttavia dimenticare gli spunti di partenza, tra feti ritornanti (Spawn, 1983), serial killer squartatori (Relics, 1986), contaminazioni frutto di mangimi destinati all'allevamento intensivo di animali (Erebus. 1984), sparatorie che scoperchiano il cranio e inconsueti inseguimenti automobilistici per respingere assalti di zombi pistoleri (Assassin, 1988). Scrive sotto pseudonimo (Nick Blake) quello che sarebbe dovuto diventare la novelization di Non Aprite quella Porta, salvo poi dover ripiegare verso un romanzo originale a causa dell'eccessivo costo dei diritti di autore. Esce così Chainsaw Terror (1984) che mantiene l'idea del serial killer armato di motosega che depezza i malcapitati. Il romanzo è tanto violento che la casa editrice impone, successivamente all'uscita, una serie di tagli che rendono la prima versione un oggetto da collezione. Esce così una seconda versione, adeguatamente sforbiciata di venticinque pagine, che viene intitolata Come the Night. Scrive inoltre la novelization del cult sci-fi Terminator, che vede la luce nel 1985 diventando un cult.

In Italia, tra il 1993 e il 1994, arrivano tre romanzi, selezionati da altrettante case editrici. La Mondadori, con la traduzione di Vittorio Curtoni, propone Assassin (1988) che, inappropriatamente, viene fatto uscire in edicola in un numero della collana Horror in coppia al cult classico La Casa degli Invasati (1959) di Shirley Jackson. L'accostamento è privo di qualsiasi tatto. I due romanzi sono agli antipodi. Classico ed elegante quello della Jackson, incentrato su un orrore psicologico sospeso tra realismo e sovrannaturale, quanto gretto e truce quello di Hutson, con un orrore marcescente e nauseabondo che parte dalla cronaca nera (ispirazione da Charles Manson e dalla sua combriccola intenzionata a eliminare i ricchi) per scivolare ben oltre l'inverosimile. Nel 1994 è la volta di Deathday (1986), dato alle stampe da Fanucci col titolo Anniversario di Morte, e di Renegades (1990), romanzo reputato da Hutson quale il suo migliore, opzionato dalla Sperling & Kupfer che lo propone quale Massacro Infernale. Tutto lascia presagire per l'irruzione sul mercato italiano di uno scrittore privo di compromessi e, per l'epoca, ultra violento, tuttavia gli approcci scoraggiano dagli investimenti: nessuna delle tre case editrici da seguito alla collaborazione. Arrivano solo due crime story, inserite nella collana della Mondadori Segretissimo, sul finire degli anni '90: Il Veleno di Belfast e Pace Armata. Hutson, intanto, continua a scrivere interessandosi anche al genere bellico e al western. Pubblica, fino al 2019, una media di un romanzo all'anno. Tra il 2011 e il 2013 scrive tre novelization di classici del genere horror quali Twins of Evil (2011), X the Unknow (2012) e The Revenge of Frankenstein (2013) rispettivamente adattamenti dei film Le Figlie di Dracula (1971), X Contro il Centro Atomico (1956) e La Vendetta di Frankensteim (1958).  Uno scrittore dunque ancora tutto da scoprire in Italia e che ben potrebbe figurare, a esempio, nel catalogo della Independent Legions Publishing.


ANALISI NEL DETTAGLIO

Quando la crime story abbraccia l'estetica dello splatter-punk (ma non i contenuti) escono romanzi come questo Assassin. Storia violentissima, cruenta, che non censura i momenti più insostenibili tendendo, piuttosto, a esaltarli. Hutson cuce tra loro tre filoni di storia intrecciandoli in modo non poi così convincente. Da una parte abbiamo un gruppo di terroristi, ricalcati sulle gesta di Charles Manson e dei suoi seguaci (vicenda a cui Hutson, nel 1999, dedicherà anche Warhol's Prophecies), che prendono a uccidere tutti i ricchi di Londra lasciando scritte di condanna col sangue e gli escrementi sui muri, dall'altra parte abbiamo la gang mafiosa di un boss londinese proprietario di bische, ristoranti e night club che, perseguitato da assalti e attentati portati a termine da individui sconosciuti, sfrutta la situazione a proprio favore per assoldare un sicario ed eliminare tutta la concorrenza delle altre gang (quando si dice mettere in atto una soluzione chirurgica!?). Tra i due gruppi si insinua un terzo blocco di soggetti, dei ritornanti zombi (che però ragionano e sparano con fucili mitragliatori) asserragliati in una villa abbandonata di Whitechapel (cosa vi ricorda?), che vogliono vendicarsi del boss londinese e si scagliano anch'essi contro lo stesso e i suoi uomini, influenzando e indirizzando la condotta dei terroristi così da provocre indirettamente la guerra tra gang (che secondo Hutson non scoppierebbe se a essere eliminati sono i boss). Dunque un soggetto da royal rumble, per utilizzare una categoria di match cara agli appassionat di wrestling. La violenza grandguignolesca connatura tutti i gruppi in azione. I personaggi di Hutson sono individui senza scrupoli e sadici. Arrivano così spiccati omaggi a film quali The Driller Killer (1979) e The Texas Chainsaw Massacre (1974), si veda la scena del trapano che schianta una rotula oppure le maschere umane estirpate dai volti e utilizzate per camuffarsi (nel 1988 usciva anche The Silence of the Lamb, da noi "Il Silenzio degli Innocenti", di Thomas Harris, palesemente omaggiato nel finale), che si incontrano con la gangster story alla Martin Scorsese. Alquanto ripetitivo nel lessico e nella descrizioni degli eventi che si susseguono, Hutson va avanti a suon di action. Non è tanto la tensione o il fascino del soprannaturale a tenere banco, bensì l'azione da grandguignol, pensate a esempio - per farvi un'idea - alla parte di The Drawing of the Three (“La Chiamata dei Tre”, 1987) di Stephen King ambientata negli ambienti malavitosi americani. Il taglio è spiccatamente cinematografico e richiama alla memoria l'hard boiled o, per chi li abbia letti, i numeri italiani della serie I Narratori Americani del Brivido, con tanto di storia d'amore imposibile tra la donna del boss e il braccio destro dello stesso. Una cosa questa che evidenzia, ancora una volta, quanto di valido ci fosse anche in Italia in questo ambito di narrativa da intratteniemento. Il plot è infatti di quella matrice e viene solo apparentemente (e inverosimilmente) virato sull'horror. La componente sovrannaturale c'è, ma è giusto un diversivo a una vera e propria mattanza fatta di regolamenti di conti, terroristi in cerca di una missione irrealizzabile e scontri per il controllo territoriale di una Londra dove la polizia, ovviamente, è connivente e surclassata dalla mala. La capitale inglese diviene così una piccola New York, tra adrenalinici inseguimenti stradali, sparatorie, scorticamenti e torture. Hutson regala dettagli censurabili, con qualche accenno persino al legal thriller con una condanna in tribunale che anticipa certe deposizioni dei delitti del Mostro di Firenze. La componente mystery tuttavia viene presto fagocitata dall'azione. Si resta impressionati dai proiettili che fanno esplodere teste, scoperchiano calotte craniche, forano stomaci da cui grondano le viscere, mentre materiale cerebrale schizza sulle pareti e inonda la faccia di malcapitati che prendono a vomitare. Questa è la cifra stilistica, che comprende anche una fellatio a beneficio di un pene avariato da cui fuoriescono vermi che scivolano in gola, tra olezzi pestilenziali e carne marcia che cade a brandelli (da sostituire con innesti estirpati dalle vittime). Come si intuisce, non ci sono velleità letterarie né la ricerca di contenuti di valenza sociale. Assassin è un puro prodotto di intrattenimento pulp figlio degli anni ottanta, intriso di azione e violenza. Pensate a uno dei primi film polizieschi con Steven Seagal o a Cobra (1986) di Pan Cosmatos e aggiungeteci la potenza visiva ed eversiva dello splatter-punk.

Inutile soffermarsi sugli inneschi della trama, abbastanza infarcita di vuoti narrativi. La componente sovrannaturale è giusto accennata all'inizio senza trovare congrua spiegazione nel prosieguo. Il boss malavitoso brama di mettere le mani sull'intera Londra eppure non si accorge che la fidanzata lo incorna col suo autista e, inoltre, si trova costretto a ingaggiare un sicario a pagamento, perché non ha nessuno in grado di compiere il lavoro sporco (come può allora pretendere di sgominare le altre bande???). Non ben congegnata neppure la scena in cui i protagonisti, di notte e con nessun altro veicolo in marcia, cercano di andare a liberare la fidanzata del boss, scommettendo di passare inosservati (come in effetti avviene) nel porsi sulle tracce delle auto impegnate nel presunto scambio di ostaggi. Stereotipate, inoltre, alcune situazioni. Bello invece il prefinale in stile Out for Justice (“Giustizia a Tutti i Costi”, 1991), pellicola che uscirà tre anni dopo sulla scia dei successi commerciali di un giovane Steven Seagal.Occhio infine all'epilogo a effetto.

Siamo dunque alle prese con un plot un po' raffazzonato, tenuto in piedi soprattutto da un'azione martellante descritta con un piglio da medico legale, in ossequio a quel pulp della narrativa da edicole dove, alla fine, sono tutti contro tutti. Davvero incredibile che il romanzo sia stato pubblicato dalla Mondadori in un numero di Horror associato a un classicone “aristocratico” come La Casa degli Invasati, accostamento che non può che essere risultato deleterio alla narrativa di Hutson per il suo modo di affrontare il genere guardando a una narrativa di impatto e di scardinamento dei canoni etici piuttosto che allinearsi agli insegnamenti della tradizione gotica. Se piacciono lo splatter-punk e l'extreme horror vale la lettura.

L'autore Shaun HUTSON.
 
"Molta gente vuole i soldi. Non capiscono che rovinerebbero la loro vita. Che li cambierebbero. E vivono le loro fantasie attraverso quei parassiti. Li guardano in televisione, ne sentono parlare sui giornali e si illudono che siano qualcosa di speciale. Qualcosa di diverso. Noi convinceremo la gente che non è vero. La morte rende tutti uguali."

domenica 12 ottobre 2025

Recensione Cinematografica: THE UGLY STEPSISTER di Emile Blichfeldt.

Produzione: Norvegia, Svezia, Danimarca e Polonia.
Genere: Horror / Dark Comedy.
Tratto: Cenerentola dei Fratelli Grimm.
Regia e Sceneggiatura: Emile Blichfeldt
Montaggio: Albin Abrahamsson.
Fotografia: Marcel Zyskind. 
Colonna Sonora: John Erik Kaada. 
Interpreti Principali: Lea Myren, Ane Dahl Torp, Thea Sofie Loch Naess, Isac Calmroth, Flo Fagerli... 
Durata: 109 min.

Commento Matteo Mancini.

Dopo film tutt'altro che raccomandabili quali Red Riding Hood (Cappuccetto Rosso Sangue, 2011) e/o Gretel e Hansel (2020), ecco uscire la fiaba di Cenerentola virata all'horror. Al centro del progetto vi è una produzione che abbraccia quasi tutta la Scandinava (Norvegia, Svezia e Danimarca) oltre alla Polonia e che scommette su una regista e sceneggiatrice esordiente dalle idee ben chiare e interessata a conferire un'impronta autoriale al suo lavoro: Emile Blichfeldt (reduce da cinque cortometraggi). Ne viene fuori una grossa sorpresa che dimostra ancora una volta come, in questi anni, il vero horror trovi residenza nel vecchio continente piuttosto che nell'edulcorata dimensione hollywoodiana dove il genere, salvo rare eccezioni, sul finire degli anni ottanta è stato annacquato, banalizzato e reso prodotto commerciale.

The Ugly Stepsister è un film alieno ai compromessi, che non lesina nel mostrare (forse anche oltre il dovuto) e che, soprattutto, evidenzia una marcata critica sociale a una società interessata alle apparenze e ai costumi sociali piuttosto che ai contenuti e ai sentimenti che dovrebbero supportare le decisioni da intraprendere. La donna torna a essere (e lo fa con vanto ricorrendo al fascino femminile quale arma di conquista sociale) un corpo da acquistare e la bellezza si riduce a unico valore di selezione, in un contenitore generale in cui l'ipocrisia dilagante si trincera dietro alle buone maniere e all'eleganza per celare la grettezza dell'effettiva realtà allo sguardo poco attento del cittadino assuefatto dalle regole del bon ton (recepito senza comprensione). Ecco allora l'indugiare sulle pratiche di chirurgia estetica (alquanto crude e ben rappresentate), sulla decisione di ricorrere a soluzioni folli per agevolare il dimagrimento a scapito della salute (che è un po' quello che avviene alle modelle per restare ancorate al canone di bellezza definito dall'alta moda) così come il duro insistere sul ballo e sulle movenze da tenere e da assumere per conquistare il cuore degli uomini abbienti un po' come si potrebbe “indottrinare” un cavallo da impiegare nel dressage. Utilizzo il parametro del cavallo non a caso, in quanto vi è una sequenza piuttosto centrale del film in cui le più belle ragazze di corte vengono proposte alla stregua di animali da destinare alla vendita ai nobili allupati (e gretti) subito pronti ad avanzare le loro offerte dopo aver ascoltato descrizione, genealogia e attitudini di impiego della giovane di turno. Non importa poi chi sia il nobile che viene a chiedere la mano, basta che abbia soldi e potere (un po' come succede oggi in certi contesti più o meno virtuali, penso a only fans e similari). La debuttante Emile Blichfeldt, regista e sceneggiatrice del film, sembra agire svincolata dal guinzaglio della produzione. Non ha remore di sorta nell'evidenziare la propria denuncia e il marcio (continuamente rappresentato dai vermi che si contorcono per tutti il film), tanto evidente quanto non esplicitamente dichiarata (allo spettatore il compito di unire i punti). Utilizza la parabola del brutto anatroccolo rappresentato da Elvira (l'ottima Lea Myren) che si tramuta in cigno (lo stesso lo farà Cenerentola), seppure attraverso soluzioni truffaldine che la ragazza, influenzata dalla cinica madre (eccelsa Ane Dahl Torp), intraprende pur di avere per sé il bel principe (personaggio, in realtà, alquanto idiota e privo di spessore). Pur perdendo il senno, Elvira è l'unico personaggio veramente animato da un qualcosa di profondo. Ama la poesia (certamente non scritta da chi lei pensa), si commuove nel valutare il bello e si interroga sul senso delle metafore utilizzate dalle parole che legge con un'ingenuità di fondo che fa tenerezza. Incarna, per certi versi, la bambina che non viene plasmata dal genitore ovvero la materia prima rovinata da mani che mirano a ottenere altro che il bene della giovane. Se ci si pensa bene è quello che avviene oggi con i modelli e gli insegnamenti offerti da certe trasmissioni televisive. In tutto il film, Elvira è l'unico soggetto che non ha mire materialistiche. Gli altri ragionano in ossequio alla bramosia del potere, alla sete del denaro e al richiamo della lussuria. Interessante come la Blichfeldt, mantenendo inalterata l'apparenza della fiaba dei Grimm, sposti il ruolo morale che sta alle base delle fiabe invertendo la centralità della vicenda dalla protagonista (Cenerentola) alla sua sorellastra cattiva (Elvira). Non è la parabola di Cenerentola a fungere da strumento di insegnamento, bensì quella della sorellastra Elvira che paga a caro prezzo la sua ossessione per il risultato finale.

Inutile dire che il film, pur ispirandosi a una fiaba, non è certo indirizzato ai bambini. La Blichfeldt riesce nel tentativo di combinare l'eleganza di un film in costume (che viene parodiato) con i due generi più censurati della settima arte ovvero il porno (un pene in primissimo piano e un altro paio di momenti abbastanza espliciti) e l'horror splatter che si spinge, in due scene, a omaggiare Lucio Fulci (penso alle torture sull'occhio o alla scena del vomito di Paura nella Città dei Morti Viventi). Il proposito, di certo ardito e in parte figlio di pellicole quali Poor Things (“Povere Creature”, 2023) e Barbie (2023) a cui The Ungly Sister è nei contenuti debitore, consente alla pellicola di spiccare e di brillare in un panorama horror inquinato dal conformismo hollywoodiano. Eleganza e grettezza vanno così a braccetto, tanto da essere sintetizzate da almeno un paio di scene che costringono lo spettatore più sensibile a spostare la testa dal grande schermo. Un film dunque che non si scorda e che riesce ad abbinare leggerezza e ilarità alla cattiveria e all'aspra critica sociale. La fiaba dunque mantiene il senso morale ma ribalta il messaggio di fondo: il mondo incantato è un'illusione rappresentata da una falsità sotto la quale regna la meschinità e l'opportunismo. Epilogo in puro stile europeo contrapposto al rassicurante messaggio dei prodotti commerciali d'oltreoceano. A Hollywood un film del genere non lo avrebbero prodotto. Ben vengano dunque queste produzioni europee che dovrebbero essere incoraggiate e premiate dal pubblico, ivi compreso quello americano cresciuto con gli horror dei vari Carpenter (omaggiato dalla carrellata laterale sulla tavola imbandita), Cronenberg, Craven, Yuzna (si veda Society) e compagnia.

Bene il cast artistico, con Lea Myren (perfetto il passaggio da bruttina a super top) e l'autoritaria Ane Dahl Torp che brillano su tutti e tutte. Un po' pesce lesso il principe interpretato da Isac Calmroth.

Da un punto di vista tecnico, il film beneficia di una fotografia fredda e glaciale che rimanda ai film horror di impronta gotica di Jess Franco (pianure con carrozze trainate da cavalli che galoppano nella nebbia). Notevole anche la colonna sonora composta da temi che rimandano al Luis Bacalov ripescato e riproposto da Quentin Tarantino. Cadenzato il montaggio con ottimi stacchi ritmati da cambi di registro musicale. Notevole il trucco. 

Evidente fin da subito l'apprezzamento della critica. Candidato come miglior film al Sitges Festival, al Fangoria Chainsaw Awards e al Neuchatel International Fantatic Film Festival (dove ha ottenuto il premio al miglior regista, riconoscimento bissato al Boston Underground Film Festival), vincitore in Norvegia del premio per la migliore attrice emergente (Lea Myren) e per il miglior trucco.

Visionato per caso e in anteprima al FI-PI-LI Horror Festival 2025, è stata una piacevole scoperta che potrete visionare al cinema a partire dal 30 ottobre. Andatelo a vedere. Promosso a pieni voti.

 
La regista Emile Blichfeldt.
 
"Se la scarpetta non calza..."