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venerdì 29 marzo 2024

Recensione Narrativa: VIRUS CEPHA di Ian MacMillan.

Autore: Ian MacMillan. 
Titolo originale: Blakely's Ark.
Anno: 1981. 
Genere: Post-Apocalittico - Survival. 
Editore: Mondadori, collana Urania (1983). 
Pagine: 134. 
Prezzo: Fuori catalogo.
 
Commento a cura di Matteo Mancini

Anomala pubblicazione all'interno della collana Urania, chissà per quale via giunta nelle mani della Mondadori. Distribuito sul territorio italiano col titolo di Virus Cepha, Blakely's Ark dovrebbe essere il romanzo d'esordio dello scrittore Ian T. MacMillan, laureato presso l'Università di New York ma vissuto prevalentemente alle Hawaii. Pubblicato negli Stati Uniti nel 1981 e giunto nelle nostre edicole il 7 agosto 1983, si tratta di una vera e propria rarità sul mercato italiano. Carlo Fruttero e Franco Lucentini lo scelgono, probabilmente, in un lotto di romanzi post-apocalittici americani puntando su un nome nuovo. MacMillan è un perfetto sconosciuto, appena quarantenne, con un'antologia alle spalle (Light and Power: Stories) e una rivista locale (l'Hawaii Reviex) da lui fondata nel 1973. Professore di inglese presso l'Università di Manoa, nelle Hawaii, resterà lontano dalle pubblicazioni per sette lunghi anni, riproponendosi sul mercato americano nel 1988 con Proud Monster, dando seguito alla propria passione mettendosi al servizio, in veste di redattore, del Manoa: A Pacific Journal of International Writing. Scrittore a cadenze irregolari, si dedicherà alla narrativa soprattutto nell'ultimo decennio della propria vita – verosimilmente dopo esser andato in pensione. In dieci anni (1998-2008), infatti, pubblicherà otto libri, più due postumi, su un totale di quattordici (otto romanzi e sei antologie). Interessato, piuttosto che alla fantascienza, a storie di usi e costumi locali e soprattutto a esperienze che pongono i suoi protagonisti al cospetto di un orrore legato alla malvagità che viene dagli istinti e dall'egoismo degli uomini. Virus Cepha rientra proprio in quest'ultimo gruppo di storie, di cui fanno parte altresì una serie di romanzi ambientati nei campi di concentramento (quotati Orbit of Darkness e Village of a Million Spirits). Le sue opere sono difficili da reperire. Si trova giusto qualcosa sul mercato dell'usato, ma a prezzo salato. Morto relativamente giovane, è spirato nel 2008 all'età di sessantasette anni. Strana scommessa dunque, da vero e proprio estremissimo outsider, mai più riproposta nel nostro paese. 

 

Copertina originale

IL ROMANZO

Virus Cepha, sostanzialmente, è una novella lunga centoventi pagine circa, un po' pesante nella sua parte centrale e divisa in soli quattro capitoli che non ne rendono certo fluidissima la narrazione.  Macmillan riprende le tematiche romeriane, sostituendo, nel caso più avanzato della malattia (ci si infetta anche toccando oggetti contaminati o per l'effetto del vento che trasporta le molecole del virus), allo zombi classico l'infettato che barcolla completamente fuori di testa per le vie. Gli scenari sono quelli tipici dei romanzi post-apocalittici. Si guarda a The Stand (“L'Ombra dello Scorpione”), a False Down (“Tra gli Orrori del 2000”) della Yarbro, a I Am Legend di Matheson e a mille altri romanzi del genere, con un giovanissimo protagonista munito di bicicletta e arco che se ne va in giro per centinaia e centinaia di chilometri, in un mondo ormai al collasso. Le strade sono intasate da file di auto e di mezzi corrosi dagli anni (spesso tombe per corpi mummificati), le città sono deserte, la vegetazione è cresciuta ovunque e gli scheletri sono adagiati in ogni dove. Le case, per lo più, sono state incendiate, mentre file di teschi infilzati sui pali dei telegrafi testimoniano la presenza di bande di manigoldi (punk) che razziano quanto resta da depredare. Come si capisce, siamo in un survival di ambientazione post-apocalittica. Sono trascorsi dieci anni da quando un virus, non meglio definito (non si sa come si sia diffuso o quale sia la sua origine) e denominato Cepha - per la sua capacità di agire a livello cerebrale provocando una microencefalite virale che porta alla pazzia – ha sterminato il regno animale, riducendo a poche unità la razza umana. MacMillan copia da The Crazies (“La Città Verrà Distrutta all'Alba”, 1974) e, in parte, da Night of the Living Dead (i superstiti si barricano in casa, usando assi inchiodate per difendersi dagli infettati che, comunque, penetrano dentro beccandosi frecce e colpi in testa). La costruzione del soggetto è quella del romanzo derivativo, sebbene lo sviluppo presenti dei punti a suo favore andando, come spesso succede, ad anticipare i plot degli stessi autori da cui MacMillan prende ispirazione. In prima battuta si anticipa Land of the Dead (“La Terra dei Morti Viventi”, 2005) di George A. Romero. Infatti, un po' come arriverà nel quarto capitolo della saga zombie di Romero, la popolazione più facoltosa e fortunata (ci sono delle lotterie che premiano i possessori dei biglietti sorteggiati), un po' come in Night Land ("La Terra dell'Eterna Notte", 1912) di William H. Hodgson, vive all'interno di un complesso residenziale isolato dall'esterno e protetto da soldati muniti di tute di plastica ed elmetti di plexiglass. Il Complesso viene percepito come il paradiso (vi vive all'interno lo stesso Presidente degli Stati Uniti), un ideale di vita e una speranza per un mondo migliore. Fuori di esso i militari non perdono tempo a usare lanciafiamme e a sparare su chi violi il coprifuoco o passi da un settore all'altro senza autorizzazione. Se fuori scarseggia il cibo, all'interno del complesso ci si nutre di primizie, ci sono ragazze sicure con cui fare sesso, ci si diletta persino nelle nuove olimpiadi e si può ammirare gli animali allo zoo (fuori sono tutti estinti). Questo, quantomeno, è ciò che viene riferito a chi sta all'esterno, dove regna il caos, la corruzione, la prostituzione e la malvivenza in un rapporto direttamente proporzionale al progressivo allontanamento dal complesso in funzione di una serie di cerchi che si aprono, l'uno sull'altro, come in un inferno dantesco. La realtà purtroppo è un'altra e ne verrà a capo proprio il giovane protagonista, munito di un biglietto della lotteria e per questo annesso al Complesso (che si rivelerà essere un vero e proprio mausoleo da cui evadere). Il cepha, che continua a far danni all'esterno, infatti è filtrato anche là dentro. La notizia non è stata fatta trapelare per non uccidere le speranze dei superstiti, così lasciare aperta in loro la prospettiva del sogno. “Impediscono che le notizie si diffondano così quelli dei settori contaminati non cercheranno di passare a quelli ancora indenni.” MacMillan insiste sul tema delle zone rosse, dell'importanza del distanziamento sociale e, con anticipo su quanto avverrà qualche mese dopo della pubblicazione del romanzo (quando negli States si comincerà a parlare di AIDS), sul rischio della contaminazione a seguito di rapporti sessuali visti come croce e delizia dell'esistenza in un interessante rapporto di eros e thanatos (“Questi magneti anatomici sono un invito alla morte e nello stesso tempo i mezzi per soddisfare il desiderio e la continuazione della specie”). Il cepha, infatti, sembrerebbe sfruttare proprio l'impulso naturale dell'uomo e degli animali alla riproduzione per insinuarsi e infettare quante più persone possibile, diffondendosi inoltre per via aerea. Una modalità di aggressione subdola, con MacMillan in anticipo sulla piaga AIDS. Non vi sono cure e la mortalità è del 100%, peraltro amplificata dall'azione repressiva delle autorità che provvedono a muovere elicotteri che rilasciano nelle zone infette un pioggia di gas che cuoce indiscriminatamente i polmoni di chi la respira.

In questo inferno, dapprima con la speranza di trovare una salvezza e poi con la consapevolezza dell'inesistenza del paradiso terrestre (vera e propria illusione), si muove Dave, seguendo, un po' come farà il protagonista di Zombieland (2009), un manuale di regole di comportamento per evitare il cepha ritrovandosi a essere un potenziale patriarca di una nuova stirpe (si porterà dietro un gruppetto di ragazzini e una giovane tredicenne che finirà a letto con lui subendo tutti i rischi del caso, perché altrimenti non sarà possibile gustare la vita).

Point to Point dunque, con un finale aperto e un messaggio fatalistico che allude all'impossibilità di sconfiggere la natura e, al tempo stesso, cerca di trovare una chiave di volta metaforica per sopravvivere alla costante paura della morte. La filosofia conclusiva è quella che sottolinea l'importanza della qualità di vita piuttosto che della sua lunghezza ("Non è importante quanto vivi, ma come vivi").

Azione, sense of wonder, horror e avventura per una storia che offre il suo meglio nella parte iniziale e nell'epilogo (le parti esterne al Complesso). Da segnalare, per potenza orrorifica, la fuga in una galleria/fogna inondata dalle acque dove il protagonista, sfuggito ai lanciafiamme dei militari e dopo essersi cauterizzato una ferita in modalità Rambo (film che uscirà l'anno dopo), vive l'incubo a occhi aperti di essere artigliato dai cadaveri di quanti ha conosciuto in vita in un momento che anticipa una delle sequenze clou di Phenomena (1985) di Dario Argento.

Poca originalità dunque, ma interessante sviluppo personalizzato che, bisogna darne atto, si muove in anticipo su quanto arriverà in seguito soprattutto a livello cinematografico. Il romanzo gode di buone recensioni da parte dei collezionisti urania, aiutato, forse, anche dal tentativo di stimolare riflessioni su più argomenti, addirittura sull'effetto deleterio provocato dalle medicine viste quale veicolo più adatto per il germe, “perché indeboliscono le difese del corpo”. Disperato e pessimista ma, al tempo stesso, aperto a un futuro che rimane incerto. Particolare, nel suo essere convezionale.

 
L'autore Ian MacMillan.
 

I moribondi sono gelosi e non fanno nulla per risparmiare la vita ai fortunati che sono riusciti a conservarla.... Non derogavano mai dalla regola di tenersi a due metri di distanza... S'era avvicinato di proposito per spalmare l'olio viscoso della sua infezione.”

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