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lunedì 9 gennaio 2023

Recensione Saggi: SQUISITE DIAVOLERIE di Alessandro Manzetti.

Autore: Alessandro Manzetti.
Anno: 2022.
Genere:  Saggio / Antologia Hardcore Horror.
Editore: Independent Legions.
Pagine: 192.
Prezzo: 15.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Al di là dei riconoscimenti internazionali, tre volte vincitore del Bram Stoker Award e dell'Elgin Award, il romano Alessandro Manzetti è un nome che in questi ultimi anni si è imposto (anche con lo pseudonimo Caleb Battiago) all'attenzione degli appassionati italiani della narrativa del terrore in veste di scrittore, poeta e soprattutto editore, proponendo una lunga serie di romanzi e antologie che hanno coinvolto i più famosi nomi internazionali del genere ancora in attività, con ben poche esclusioni. Autorità quali Clive Barker, Ramsey Campbell, Joe Lansdale, Richard Christian Matheson e persino Stephen King sono stati ospiti delle pagine della Independent Legions. Il cruccio di Manzetti, autore anche di saggi tra cui la Guida ai 150 Migliori Libri Horror (2021), Monster Master (2016) e l'ormai in uscita Horror Guru (2023), è lo sdoganamento sul mercato italiano, a suo dire cristallizzato e atrofizzato su sottogeneri ormai sorpassati, delle nuove frontiere dell'horror. Ecco così la proposta, a varie tappe, di racconti e romanzi dei vari Edward Lee, Charlee Jacob, Ryan Harding e molti altri ancora. Una forma di terrore nuova, diversa, figlia di quello splatterpunk ideato a fine anni ottanta dal binomio Skipp-Spector ed esaltato successivamente da Clive Barker, Richard Laymon e Poppy Z. Brite, un orrore lontano dalle atmosfere gotiche ed esoteriche dell'ottocento e del primo novecento e sempre più ancorato a espliciti contenuti sessuali e, al contempo, a un tripudio grandguignolesco di sangue e budella, con torture, martiri, eviscerazioni, stupri e cannibalismo sempre più al centro delle narrazioni. Dunque un prodotto di nicchia all'interno di un insieme (la narrativa del terrore) a sua volta di nicchia, quindi sulla carta difficile da vendere. Ed è qui che prende piede la scommessa di Manzetti, quale editore e rappresentante del genere, ovvero lanciare le nuove frontiere dell'horror, extreme e hardcore, nell'ambito dei confini italiani dove, prima dell'avvento della Independent Legions, erano praticamente del tutto sconosciute, così da cercare di creare un folto numero di lettori interessati alla materia. Squisite Diavolerie è uno dei primi strumenti per tentare di andare a fare saltare il banco degli scommettitori, avendo la sostanza di una guida/catalogo e, al tempo stesso, anche esempio di proposta. L'obiettivo è quindi di dare una rapida e sintetica bussola orientativa ai lettori più estremi o più curiosi. Il volume infatti, uscito in una tiratura limitata (499 copie acquistabili sul sito della casa editrice), non può che essere indirizzato allo zoccolo più duro degli appassionati e, in alternativa, agli studiosi del panorama letterario legato al mondo dell'horror. Difficile, se non impossibile, dirottarlo verso un lettore medio, anche perché la materia proposta è assai particolare e tutt'altro che commerciale.

Manzetti apre il volume con una calibrata e chiara introduzione in cui delinea le differenze, storiche e contenutistiche, tra splatterpunk, extreme horror e hardcore horror, sottogeneri spesso confusi tra loro, se non sovrapposti, a seguito della carica brutale che hanno in comune, pur essendo portatori di sfumature distinte e caratterizzanti che ne determinano una specifica catalogazione. La guida in questione si orienta proprio verso la corrente più di nicchia tra le tre proposte ovvero quella meno conosciuta dell'hardcore, un genere che accoglie il proibito per eccellenza (sesso e violenza), vale a dire un sottogenere che spaventa psicologi, ipocriti e ben pensanti, ma che, in verità, appare anche (qualche volta) un po' troppo contemplativo, mirante a provocare repulsione nel lettore sano o a offrirgli un divertimento pericoloso in quanto potenzialmente in grado, su menti meno sane, di concedere gratificazioni alquanto distorte e devianti governate da sadismo e da parafilie di ogni tipo che potrebbero portare a traviare i contenuti. Manzetti si presenta quale profeta di questo genere, ne esalta i successi oltreoceano e in alcuni paesi europei, lanciandosi con entusiasmo e buona fede in una proposta assai delicata. L'hardcore, infatti, è un genere in cui la componente truculenta e deviante non è al servizio dei contenuti intrinseci che (quando ci sono) intende veicolare, ma assurge a un ruolo trainante lasciando ai contenuti un'eventuale valenza complementare. In altri termini, la componente violenta prevale sul contenuto.


Ma qual'è allora il senso di questo sottogenere e perché alcuni scrittori decidono di trattarlo? Lo spiega, o prova a farlo, Edward Lee cui Manzetti dedica un'inedita e breve intervista. Si tratta di uno scrittore hardcore che va oltre il pulp e che, spesso, tende a stemperare la violenza delle immagini che propone con caratterizzazioni farsesche che piegano il genere verso il grottesco. Lee risponde a una ventina scarsa di domande, attraverso le quali Manzetti ripercorre la carriera dello scrittore, stimola la rivelazione di qualche aneddoto e cerca di far emergere il senso del sottogenere svelandone fini, propositi e contenuti.


Dopo questa prima parte, entra in campo il cuore del volume ovvero la guida/catalogo all'hardcore horror. Manzetti ricalca la struttura del precedente Guida ai 150 Migliori Libri Horror presentando, con brevi commenti (una ventina di righe) e la media voto godreads, quelli che a suo avviso sono i cinquanta migliori libri hardcore horror. Si tratta di una ricerca e di una rassegna totalmente inedita in Italia, tanto che la quasi totalità dei libri non sono stati ancora tradotti in Italia. Alle celebrità Clive Barker, Richard Laymon, Poppy Z. Brite e Jack Ketchum si aggiungono nomi che gli appassionati della casa editrice hanno imparato a conoscere, quali Charlee Jacob, Edward Lee, Brian Keene, Alessandro Manzetti, Paolo Di Orazio, nonché altri totalmente sconosciuti al pubblico italiano e di cui nessuno aveva mai fatto menzione. Ne viene fuori una panoramica, pur se sintetica, molto utile, in particolar modo a chi non disdegna la lettura in inglese, per recuperare testi e autori nuovi, ma soprattutto viene centrato uno degli obiettivi rincorsi da Manzetti ovvero quello di gettare luce su una parte dell'horror internazionale che in Italia era completamente sconosciuto.

A differenza della Guida ai 150 Migliori Libri Horror (non vi erano racconti allegati) e rifacendosi alla struttura di Monster Master (Cut Up Edizioni), il volume prosegue con la proposta di quattro racconti, tutti già editi in altri volumi della casa editrice, funzionali a dare un'esemplificazione dei temi e dello stile proprio del sottogenere.

Manzetti propone due autori italiani e due stranieri, individuandoli tra i più rappresentativi dei due distinti gruppi. Dall'America arrivano Edward Lee e Charlee Jacob, due autori profondamente diversi e al contempo simili, tanto che la Jacob cita palesemente Lee (riferimento va a Mr.Torso). Il quartetto viene aperto da Miss Torso, una storia farsesca, volontariamente inverosimile ed eccessiva, che gioca con presunta presa realistica a stemperare la violenza delle immagini con battute giullaresche e situazioni da film comico. Due idioti sono incaricati di girare e interpretare un film porno con un'ex modella, a cui un boss della mala ha fatto amputare i due avambracci per punizione. Non riusciranno nell'intento a causa delle provocazioni della donna che si diverte a deridere la scarsa virilità (dovuta all'abuso di droghe e a traumi infantili non superati) di coloro che dovrebbero accopparsi con lei, provocandone reazioni violente. Dialoghi sopra le righe, lessico volgare, gore spiccato, ma meno estremo rispetto ad altre opere dell'autore. Riesce a divertire plasmando una sorta di racconto alla Tarantino versione hardcore.

Di ben altra pasta e di caratura superiore è I Giorni della Bestia della recentemente scomparsa Charlee Jacob. Testo complesso, sia per contenuti che per stile, da leggere più volte per apprenderne il senso. A differenza di Lee, che sceglie il taglio pulp e il divertimento politicamente scorretto, la Jacob è una sperimentatrice che miscela stili narrativi molto diversi. Da un lato il lirismo, dall'altro la volgarità da bettola (nei dialoghi) ma anche un approccio da horror classico legato a culti antichi con vaghi rimandi lovecraftiani. Dietro alla violenza visiva e all'insistere su aspetti sessuali, tra sadomasochismo e perversioni di ogni tipo, si celano contenuti esistenziali e filosofici che fungono da condanna a quel mondo che il testo, a una lettura superficiale, sembrerebbe esaltare. Lo potremmo definire un racconto discendente, così da poterlo contrapporre alle storie trascendenti. Ecco che il racconto della Jacob diviene un anti-erotico costruito sull'erotico, dove trovano campo parolacce volgari, falli, organi genitali in bella mostra e, al tempo stesso, citazioni colte a scrittori e filosofi quali Camus, Kierkegaard, Nietzsche e Sartre. Eleganza e volgarità vanno a braccetto alla maniera di una coppia di amanti curiosamente assortita per i modi contrapposti dei due soggetti. Notevoli alcuni capitoli, tra cui uno scavo in Persia che rimanda alla narrativa di Lovecraft (per stile), uno squarcio indietro nel tempo nella Francia del XIV secolo flagellata dalla peste (che ricorda un po' lo stile di Ivo Torello e, se vogliamo, la Milano di Manzoni martellata dalla peste) e la presenza di un grande antico di natura femminile a spasso nel tempo che, alla maniera dei cenobiti di Barker, apre la porta a chi è in cerca del piacere estremo, salvo condannarlo a un inferno fatto di escrementi e sangue. Racconto non comune, difficilmente dimenticabile.

Dopo i due scrittori americani eccoci ad affrontare gli italiani. Manzetti propone il suo Fiori di Carne, una sorta di sci-fi distopica dai contenuti estremi e violenti che, nello stile, fa un po' il verso alla Jacob (non a caso scrittrice cara a Manzetti). Lo stile, rispetto all'autrice americana, diventa ancora più lirico e ricercato nel lessico. L'importanza della forma prevale sulla sostanza, con una cifra espositiva che ricorda un po' i tecnicismi del cyberpunk. Non di facile lettura, vanta un'eccellente potenza visiva (indubbio punto di forza di Manzetti anche in altri testi) che evoca l'estro pittorico di un grande artista della tela. Convince assai meno nei contenuti. Al di là del contesto di una Roma apocalittica ben tratteggiata e che gioca con la blasfemia e il ribaltamento dei valori, si trova poco di interessante sotto il versante del messaggio. Anche qua gli omicidi, le torture e i depezzamenti sono al centro dell'intreccio e culminano con una nuova offerta di carne che rimanda agli scempi di Fritz Haarmann (“Il Lupo di Hannover”), celebre serial killer del novecento realmente esistito.

Chiude l'antologia il notevole L'Incubatrice di Paolo Di Orazio. Dei quattro, è il racconto più proponibile a un pubblico “vergine”. Di Orazio è più legato alla tradizione e non scende nel volgare né sugli attributi sessuali femminili, pur parlando di un originale stupro e dei terrori delle donne, soprattutto quelli legati alla paura del parto e ai rischi connessi alla salute del figlio che sta per nascere. Il suo è una matrioska di incubi che tali sembrerebbero e che invece sono visioni dilatate della realtà. Un racconto onirico, visionario, ambientato in una strana clinica (o è un'astronave? Un laboratorio alieno?) dove le donne vengono condotte a partorire degli ibridi mostruosi. Il bello di questo racconto sta, tra le altre cose, di non essere definito, lasciando ai lettori il compito di completarlo come meglio credono.


Squisite Diavolerie è così un volume diviso in quattro parti assai distinte, rappresentando una promozione di un sottogenere non ancora diffuso in Italia e assai controverso per stile e contenuti proposti, portato avanti da quattro distinti versanti. Da una parte abbiamo un mini saggio divulgativo (introduzione), da un altro l'intervista ai diretti interessati (intervista a Lee), quindi una rassegna di libri da recuperare (guida) e infine quattro racconti, più o meno brevi, nella loro versione integrale. Siamo dunque al cospetto di una base di partenza per chi intenda avvicinarsi o conoscere l'hardcore horror e saperne di più. Ottima veste grafica, qualche refusetto nel testo (errori di battuta). Simpatica la copertina versione ghost rider, senza chiamare in causa il Troisi di Broken Stories. Si attende, a giorni, l'uscita del saggio Horror Guru.



Il tre volte vincitore del prestigioso Bram Stoker Award,
ALESSANDRO MANZETTI
propone la sua più grande scommessa.

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