Autore: Bram Stoker.
Titolo Originale: The Lady of the Shroud.
Anno: 1909.
Genere: Drammatico.
Editore: Vari.
Pagine: 320.
Prezzo: 15,00 euro.
A cura di Matteo Mancini.
Penultima fatica di Bram Stoker, autore entrato nella leggenda e nell'immaginario colletivo per effetto di una sola opera: Dracula (1897). Un successo debordante, capace di dar vita a un vero e proprio sottogenere della narrativa del terrore, continuamente riproposto al teatro e al cinema, tanto da inchiodare il suo già non più giovane autore (cinquantenne) a una notorietà unicamente connessa al suo romanzo di maggior successo. In verità Abraham Stoker, recensore, scrittore e soprattutto socio dell'attore teatrale Henry Irving, ha scritto molto (peraltro quasi tutto tradotto in Italia) e non sempre incanalandosi in quella branca riconducibile alla narrativa fantastica. Autore romantico e attratto da complesse storie di amore (piuttosto che di morte), Stoker ha da sempre dimostrato il proprio interesse per l'occultismo e la narrativa fantastica, ma non se ne è fatto rapire alla maniera dei veri e propri specialisti del settore. Studioso di mesmerismo, egittologia, folklore locale e mitteleuropeo, aderente all'ordine esoterico della Golden Dawn, ha orientato la propria produzione verso l'orrore proprio in funzione dei riscontri e della notorietà accordatagli dopo l'uscita del celebre romanzo che gli ha concesso una gloria seconda a pochi. Prima di allora, e in parte anche in seguito, le sue incursioni nel fantastico erano state occasionali. Penalizzato da uno stile vetusto, assai ricco di divagazioni e tendente alla ripetizione, non è più riuscito a confermare il successo assaporato col Dracula. The Lady of the Shroud, da noi tradotto con svariati titoli a partire dal 1985 (La Dama del Sudario, La Signora del Sudario o La Vergine del Sudario), non si sottrae dai limiti della produzione dello scrittore, anzi nè è un fulgido esempio.
Stoker prova a rinnovare lo schema narrativo del Dracula, sviluppando la storia quale coacervo di estratti dai diari dei vari personaggi, articoli di giornale e corrispondenze epistolari. Ne emerge una ripetitiva riproposizione dei medesimi fatti filtrati dai diversi punti di vista. Oltre questo limite, non brilla neppure il soggetto. Stoker accenna al fantastico e lo fa strizzando l'occhio, anche nel contenuto, alla sua opera più riuscita.
Dall'Inghilterra ci si sposta ancora una volta in Est Europa, questa volta nei Balcani. Il protagonista, un giovane rampollo della nobiltà inglese, tale Rupert St Leger, riceve in eredità da uno zio una sfarzosa proprietà nell'immaginario (credo) regno delle Montagne Azzurre. Zona collocata ai confini di Dalmazia, Bulgaria, Serbia, Erzegovina e Albania in cui è presente "il più bel porto tra Gibilterra e i Dardanelli". Uno spicchio di terra che fa assai gola all'impero ottomano e che viene difeso da uno zoccolo duro di sospettosi e chiusi montanari. In questo scenario, Stoker propone la storia d'amore, all'inizio impossibile e minacciata da una malefica onta in odore di dannazione, tra l'ospite inglese e la giovane figlia del re. Quest'ultima viene portata in scena con gli stilemi tipici del romanzo gotico di primo ottocento. L'autore, tramite il suo personaggio, parla apertamente di vampiri e "non morti". La giovane difatti si manifesta di notte, scappa alla luce del giorno ed è protetta da un solo sudario bianco. Bagnata nelle vesti, pallida e fredda, offre la sensazione di essere una defunta. Non fa niente per celare la propria condizione, anzi sembra volerla caldeggiare. L'intuizione viene confermata dalle ricerche del protagonista che, penetrato nei sotterranei di una vicina Chiesa, la scorge all'interno di una bara delimitata da una lastra di vetro che consente di vedere all'interno del sepolcro. Assai d'effetto, inoltre, è il prologo del romanzo, che si apre con dei ritagli di giornale, riconducibili a una testata chiamata "Il Giornale dell'Occultismo", dove si parla di un avvistamento notturno, nel cuore dell'Adriatico, "di un'esile figura bianca di donna, che andava alla deriva in una strana corrente a bordo di una piccola imbarcazione... l'imbarcazione non era altro che una bara sopra la quale la donna stava in piedi."
Si tratta della parte più riuscita del testo. Stoker, pur se in modo assai macchinoso, crea atmosfera e mostra la predilezione per un piglio grandguignolesco che si percepirà assai meglio nell'antologia postuma fatta pubblicare dalla moglie (Dracula's Guest & Other Weird Stories). Assistiamo infatti alle premonizioni della madrina del protagonista (una studiosa di occultismo che afferma di esser dotata di una seconda vista), con descrizioni estremamente riuscite e dotate di grande gusto onirico. In particolare c'è la visione di un matrimonio in odore satanico, con cuori che pulsano e grondano sangue calpestati da monaci avvolti da tonache nere. Purtroppo la spinta fanstastica termina qua. A circa un terzo di romanzo, si scopre che di paranormale e di fantastico non c'è assolutamente niente. La dama del sudario è infatti una normalissima ragazza, figlia del Re del posto, costretta a simulare di esser morta per prendere tempo ai fini di interesse politico e strategico. Sul posto infatti grava l'imminente miaccia di un tentativo di invasione turca. Scoperto l'inghippo, St Leger convolerà a nozze e metterà a disposizione dei locali tutto il suo eroismo, tra rapimenti, liberazioni e assalti bellici con tanto di navi da guerra e aerei. Il romanzo passa così dal fantastico a un genere dapprima d'azione e poi di fantapolitica, con Stoker, ben attento a tessere lodi al ruolo dell'Inghilterra nel farsi garante delle libertà dei popoli di autodeterminarsi, che immagina di tratteggiare i futuri scenari dell'equilibrio europeo, ormai prossimo a disgregarsi proprio partendo da quelle lande da cui si muovono le vicende di The Lady of the Shroud.
Spesso presentato quale romanzo horror o comunque fantastico, La Dama del Sudario è indirizzato ai soli studiosi della narrativa di Stoker e si segnala per alcune descrizioni lievemente caricate di una sana e casta spinta erotica (anche se, a differenza del Dracula, c'è un atteggiamento più bacchettone), ma soprattutto esaltate da un'atmosfera necrofila (il protagonista dichiara amore alla sua amata anche qualora questa dovesse essere una morta) che si sviluppa negli scantinati di una Chiesa. Sensazioni e visioni che, come abbiamo detto, sfumeranno in un romanzo di ben altra natura, assai vicino a un testo fanta-politico rallentanto da pause e interi capitoli che suscitano una noia che rende assai ardimentoso il compito del lettore. Difficile arrivare al termine senza saltare le pagine. Non consigliato.
Stoker prova a rinnovare lo schema narrativo del Dracula, sviluppando la storia quale coacervo di estratti dai diari dei vari personaggi, articoli di giornale e corrispondenze epistolari. Ne emerge una ripetitiva riproposizione dei medesimi fatti filtrati dai diversi punti di vista. Oltre questo limite, non brilla neppure il soggetto. Stoker accenna al fantastico e lo fa strizzando l'occhio, anche nel contenuto, alla sua opera più riuscita.
Dall'Inghilterra ci si sposta ancora una volta in Est Europa, questa volta nei Balcani. Il protagonista, un giovane rampollo della nobiltà inglese, tale Rupert St Leger, riceve in eredità da uno zio una sfarzosa proprietà nell'immaginario (credo) regno delle Montagne Azzurre. Zona collocata ai confini di Dalmazia, Bulgaria, Serbia, Erzegovina e Albania in cui è presente "il più bel porto tra Gibilterra e i Dardanelli". Uno spicchio di terra che fa assai gola all'impero ottomano e che viene difeso da uno zoccolo duro di sospettosi e chiusi montanari. In questo scenario, Stoker propone la storia d'amore, all'inizio impossibile e minacciata da una malefica onta in odore di dannazione, tra l'ospite inglese e la giovane figlia del re. Quest'ultima viene portata in scena con gli stilemi tipici del romanzo gotico di primo ottocento. L'autore, tramite il suo personaggio, parla apertamente di vampiri e "non morti". La giovane difatti si manifesta di notte, scappa alla luce del giorno ed è protetta da un solo sudario bianco. Bagnata nelle vesti, pallida e fredda, offre la sensazione di essere una defunta. Non fa niente per celare la propria condizione, anzi sembra volerla caldeggiare. L'intuizione viene confermata dalle ricerche del protagonista che, penetrato nei sotterranei di una vicina Chiesa, la scorge all'interno di una bara delimitata da una lastra di vetro che consente di vedere all'interno del sepolcro. Assai d'effetto, inoltre, è il prologo del romanzo, che si apre con dei ritagli di giornale, riconducibili a una testata chiamata "Il Giornale dell'Occultismo", dove si parla di un avvistamento notturno, nel cuore dell'Adriatico, "di un'esile figura bianca di donna, che andava alla deriva in una strana corrente a bordo di una piccola imbarcazione... l'imbarcazione non era altro che una bara sopra la quale la donna stava in piedi."
Si tratta della parte più riuscita del testo. Stoker, pur se in modo assai macchinoso, crea atmosfera e mostra la predilezione per un piglio grandguignolesco che si percepirà assai meglio nell'antologia postuma fatta pubblicare dalla moglie (Dracula's Guest & Other Weird Stories). Assistiamo infatti alle premonizioni della madrina del protagonista (una studiosa di occultismo che afferma di esser dotata di una seconda vista), con descrizioni estremamente riuscite e dotate di grande gusto onirico. In particolare c'è la visione di un matrimonio in odore satanico, con cuori che pulsano e grondano sangue calpestati da monaci avvolti da tonache nere. Purtroppo la spinta fanstastica termina qua. A circa un terzo di romanzo, si scopre che di paranormale e di fantastico non c'è assolutamente niente. La dama del sudario è infatti una normalissima ragazza, figlia del Re del posto, costretta a simulare di esser morta per prendere tempo ai fini di interesse politico e strategico. Sul posto infatti grava l'imminente miaccia di un tentativo di invasione turca. Scoperto l'inghippo, St Leger convolerà a nozze e metterà a disposizione dei locali tutto il suo eroismo, tra rapimenti, liberazioni e assalti bellici con tanto di navi da guerra e aerei. Il romanzo passa così dal fantastico a un genere dapprima d'azione e poi di fantapolitica, con Stoker, ben attento a tessere lodi al ruolo dell'Inghilterra nel farsi garante delle libertà dei popoli di autodeterminarsi, che immagina di tratteggiare i futuri scenari dell'equilibrio europeo, ormai prossimo a disgregarsi proprio partendo da quelle lande da cui si muovono le vicende di The Lady of the Shroud.
Spesso presentato quale romanzo horror o comunque fantastico, La Dama del Sudario è indirizzato ai soli studiosi della narrativa di Stoker e si segnala per alcune descrizioni lievemente caricate di una sana e casta spinta erotica (anche se, a differenza del Dracula, c'è un atteggiamento più bacchettone), ma soprattutto esaltate da un'atmosfera necrofila (il protagonista dichiara amore alla sua amata anche qualora questa dovesse essere una morta) che si sviluppa negli scantinati di una Chiesa. Sensazioni e visioni che, come abbiamo detto, sfumeranno in un romanzo di ben altra natura, assai vicino a un testo fanta-politico rallentanto da pause e interi capitoli che suscitano una noia che rende assai ardimentoso il compito del lettore. Difficile arrivare al termine senza saltare le pagine. Non consigliato.
Bene, ben giudicato, sono d'accordissimo. Aggiungo che anche La tana del verme bianco mi ha stufato
RispondiEliminaLento pure quello, ma lo considero di maggior interesse e superiore a questo LA DAMA DEL SUDARIO. Un romanzo con buoni momenti ma che cambia ben quattro registri (parte con una noiosissima parte ereditaria, poi diventa un romanzo del terrore, quindi passa all'azione e alla fine verte al fanta-politico), chiudendo a differenza dell'altro in modo scialbo e con i momenti migliori nel primo terzo di narrazione.
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