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lunedì 9 ottobre 2017

Recensione narrativa: PASQUA NERA di James Blish.



Autore: James Blish.
Titolo originaleBlack Easter.
Anno: 1972.
Edizione: Editrice Nord, 1972.
Genere: Fantastico/Esoterismo.
Pagine: 180.

A cura di Matteo Mancini.
Opera curiosa nella produzione di James Blish, autore americano proveniente dal New Jersey, poi trasferitosi in Inghilterra, maestro indiscusso della fantascienza, premio Nebula e Hugo (fregiato inoltre di una lunga serie di nomination) e adattatore delle sceneggiature di alcuni episodi di Star Trek per farne dei romanzi cartacei.
Classe 1921, Blish ha preso le mosse quale ricercatore scientifico laureato in biologia, ma ha da sempre nutrito una grande passione per la letteratura e soprattutto per la poesia, al punto da diventarne un sapiente critico. Definito un hard science fictioner per la sua caratteristica di dar vita a romanzi fantascientifici rigorosi, giustificati su un piano materiale piuttosto che fantastico, si è concesso solo delle rare escursioni da tale approccio per sconfinare addirittura nel genere esoterico abbracciando (solo su carta stampata) il mondo dell'occultismo.
Ateo dichiarato ha da sempre mostrato un profondo e intelligente interesse per la religione e lo ha trasposto nelle sue opere, a partire da Guerra al Grande Nulla (Premio Hugo, nel 1959); opera che proietta il problema religioso su un pianeta alieno, visto quale ideale Eden, abitato da esseri che rigettano l'idea di un Dio, così da alimentare il clima di sospetti da integralismo religioso rappresentati da un prete gesuita inviatovi per vederci chiaro in quella che potrebbe essere una grande illusione orchestrata da Satana. Insomma, un futuristico processo alle streghe teso a vedere il male anche dove non c'è, come cantava Ivan Graziani in Maledette malelingue. Si intuisce dunque la poca simpatia da parte di Blish nei confronti dei processi mentali adottati dalle autorità religiose costituite per trattare la questione religiosa, a plasmare così un atteggiamento da spiccato provocatore al punto da farne, a sua volta, un inquisitore che ricerca gli anelli deboli delle argomentazioni che si discostino dai fatti nudi e crudi per dare interpretazioni soggettive (anziché oggettive). La scelta di Blish di non convertirsi mai a una religione è probabilmente il risultato di un voto (o meglio credo, a sua volta, ferreo) per la scienza e la ragione, un modo di pensare razionale che mal può coinciliarsi all'effimero e sospensivo atteggiamento di chi, gioco forza, si trova costretto a ricorrere a dogmi, miracoli e misteri della fede pur di superare quelle falle non arginabili, per questo non prese in considerazione dai sostenitori delle tesi sofiste (gli agnostici), e darvi una spiegazione trascendente. Blish però, a differenza dei grandi pensatori greci, si pone il problema di chi sia l'architetto dell'Universo, sempre che ve ne sia uno, e cerca di affrontare la questione nei suoi lavori che vanno così ad assumere valenza filosofico-allegorica, forse peccando, si potrebbe dire, di arroganza. Dopo il suo citato romanzo di punta, ideale anello conclusivo di una trilogia dedicata al tema, scrisse il romanzo storico (inedito in Italia) Doctor Mirabilis (1964) incentrato sulle vicende biografiche magico-alchemiche di Bacone, frate francescano illuminato ritiratosi a vita monastica dopo aver visto un suo allievo ardere vivo al cospetto di una fiamma levatasi dal nulla a seguito di un'invocazione demoniaca non riuscita. Non ancora sazio, nel 1967 prese a pubblicare, in tre puntate, sulla rivista IF il romanzo Faust Aleph Null (ovvero Faust all'Infinito) poi successivamente intitolato Pasqua Nera e strutturato in due romanzi collegati, il secondo dei quali (sequel, a mio avviso, da intendersi quale parte integrante del primo volume), L'Apocalisse e Dopo, pubblicato su Galaxy Magazine nel 1970. Ecco allora formarsi un ideale e dichiarato triangolo "magico" chiamato da Blish After such knowledge, cioè "il problema della conoscenza", che cronologicamente parlando prende le mosse con Doctor Mirabilis, prosegue con Pasqua Nera e il suo sequel, e si chiude con Guerra al Grande Nulla (A Case of Conscience). Una trilogia composta da romanzi, l'uno indipendente dall'altro, tutti orientati a riproporre, spostandola nel tempo (dal medioevo, al presente fino al futuro), la questione della "conoscenza secolare" e, più specificatamente, se essa costituisca un male. Blish muove i suoi ragionamenti da una considerazione: "una parte considerevole della tradizione mistica medievale sostiene che l'acquisizione, l'impiego, lo stesso desiderio di conoscenze secolari sia in sé un male." Sulla base di tale tesi, lo scrittore muove i suoi passi inserendovi un'ulteriore considerazione che ha in William Butler Yeats, possiamo dire, uno dei più illustri ispiratori. Il premio Nobel per la letteratura scriveva che "Se Dio è buono non è Dio, perché se Dio è Dio non è buono". Blish sviluppa il concetto con Pasqua Nera e fa proporre ai suoi protagonisti la seguente domanda, alquanto tentatrice e demoniaca mi verrebbe da aggiungere, per voler ascendere (da tipico razionalista) ai misteri del creato: "Se Dio è onnipotente e benevolo, perché allora esiste il male? E se invece Dio non fosse onnipotente, se il male avesse una sua esistenza positiva (in contrapposizione paritetica al bene) cosa potrebbe succedere?" Queste le premesse che stanno alla base dell'opera che ci accingiamo a presentare.

Copertina dell'edizione americana.

Pasqua Nera è dunque un romanzo fantastico ma ha una costruzione e un background che diverge da un classico romanzo appartenente al genere. Non siamo alle prese col weird o con quei testi tipici dei grandi maestri figliocci dei vari Bradbury, Leiber e Matheson. Blish plasma un qualcosa di molto diverso, assai personale. Il suo è uno studio sulla magia o, meglio ancora, sulla demonologia proposta però in chiave scientifica, quasi come evoluzione della pseudoscienza un tempo denominata alchimia. E' lo stesso Blish ad avvertire il lettore, a specificare fin da subito di aver dato vita a un'opera che parla della magia "come essa stessa è nella realtà". "Questo libro evita di romanzare la magia e non la tratta come un gioco" spiega l'autore, che caratterizza fin troppo il romanzo pescando direttamente dagli scritti e dai breviari di uso pratico dei maghi. E' proprio questa componente, insieme alle caratterizzazioni dei personaggi, la parte fondamentale del romanzo, al punto da far risultare di secondo piano la storia in sé per sé, peraltro molto semplice e lineare. Protagonista è infatti un mercante di armi americano che cova un'idea alquanto bizzarra, ma per vederla realizzata ha bisogno di mettere alla prova un mago che si è rintanato a Positano per ragioni fiscali (simpatica la descrizione del diverso approccio dello stato italiano e di quello americano sulla professione dei maghi). Quest'ultimo, tale Theron Ware, è un mago che pratica la magia nera e che vuole acquisire "la conoscenza"; vuole, in altri termine, assurgere al rango di onniscente su tutti i misteri del mondo. Non si tratta quindi di un materialista o di qualcuno che ricerca piaceri spicci di dominio e controllo, né di soddisfazione sessuale, ma di un vero e proprio intellettuale avanzato che ricerca il trascendente. "Questa conoscenza riguarda la costituzione dell'universo e le leggi che lo governano, ed è un genere di conoscenza che nessuna scienza esatta può offrire, poiché le scienze non accettano il fatto che alcune forze della natura siano entità." Il mondo viene così visto come una duplice realtà popolata da una parte dalle creature viventi e dall'altra dagli spiriti. I componenti di questa seconda realtà possono esser piegati, mediante rituali ben definiti, ai voleri dei maghi per perseguire scopi precisi. Per raggiungere i suoi obiettivi, Ware si rende disponibile quale sicario occulto, in altre parole accetta dietro pagamento incarichi che prevedono rituali finalizzati a chiamare in causa gli angeli caduti per ordinar loro la morte della vittima indicata dal cliente ("si paga per avere, in cambio, una morte; e una morte si ha"). Ware, quindi, che ambisce a uno scopo nobile, svende la propria anima per perseguirlo, si trasforma in mercenario, sceglie la via della scorciatoia e chiede ausilio agli angeli caduti, costringendoli a sottostare alle proprie richieste. Un modo come un altro per recuperare i fondi necessari per finanziare gli esperimenti necessari ad avanzare nello studio propedeutico ad acquisire la conoscenza ultraterrena e, allo stesso tempo, ricevere considerazione nell'ambiente magico. Blish caratterizza il suo mago non quale essere dotato di poteri paranormali o iniziato da chissà quale ordine esoterico, no, niente di tutto questo. Blish si conferma razionalista e scrive che chiunque con i giusti libri, una grande dose di pazienza e un briciolo di talento può diventare mago. "In una ventina di anni, con i libri e il talento, anche lei potrebbe diventare un mago." La magia, spiega nel testo, non è un dono ultraterreno, poiché non nasce dall'uomo che ne è, invece, mero interprete e conduttore. La magia parte sempre dagli esseri dell'altrove, dall'intervento di esseri superiori debitamente solleticati e costretti a scendere a patti. "La magia dipende dall'autorità che si può esercitare sui demoni."
Così vediamo questo mago, attorniato da splendide succubi che usa quali assistenti e altari umani (bello il capitolo del rapporto sessuale tra una succube e un cliente del mago), vivere nel suo studio campano alla stregua di un libero professionista, con una sala dotata di strumenti più scientifici che cialtroneschi. Ware è un amante della bella vita, ma non è un dissoluto alla Crowley che ricerca il piacere fisico. Non pratica la magia rossa, essendo addirittura casto un po' sulla scia dei manichei. La sua caratterizzazione è monastica, contrapposta per i fini a quella del suo rivale Domenico Garelli (omonimo di uno scrittore di fantascienza italiano) ma assai simile nel modo di vivere. Quest'ultimo è un monaco praticante magia bianca proveniente dalla confraternita di Monte Albano (in Toscana), che tuttavia non è dotato di facoltà tali da inerferire nel lavoro di Ware, pur prendendone parte passiva quale osservatore mandato dalla Chiesa. Se il mago nero infatti ha libertà di azione, lo stesso non è concesso ai maghi bianchi (abili ricercatori di tesori nascosti), bloccati da un antico patto di non belligeranza con i "colleghi" che proibisce ai monaci, pena dannazione, di interferire con le vicende orchestrate dai "rivali". Blish non spiega il perché di questo fatto, ma ne evidenzia le conseguenze in modo pessimista.

Questi i tre grandi protagonisti dell'opera con il mercante di armi che verifica, mediante la richiesta di due uccisioni di personaggi di spicco (tra cui il governatore della California), i poteri di Ware e come questo riesca a materializzare dal nulla le entità mostruose costrette a eseguire i suoi ordini. Il superamento delle prove in questione da parte del mago porta il mercante a svelare il suo vero fine ovvero "lasciare uscire dall'inferno, per una notte, tutti i maggiori diavoli, sguinzagliarli per il mondo senza ordini o restrizioni, tranne quello di tornare all'alba." Il motivo di ciò...? Semplice, vedere quello che fanno i demoni, né più nè meno. Blish evita di cadere nel semplicistico e nel ridicolo dando ai due soggetti in questione un fine inconscio ulteriore che si rivela spiccato e dannatamente egoistico. Se il mercante d'armi, infatti, ricerca di soddisfare un sadico desiderio di distruzione che superi quello perseguibile col semplice commercio delle armi convenzionali (così da esser firmato direttamente dalla sua mano, anziché da quella degli eserciti clienti), Ware ha l'occasione, più che di incamerare ingenti somme di denaro, di entrare nella storia della magia quale artefice del più grande esperimento mai realizzato nell'ambito della magia nera, così da entrare nella storia. Potete già immaginare quali saranno le conseguenze di questo incontro, in un epilogo che vale davvero la pena di esser letto per il suo impatto onirico, dopo aver assistito alla comparsa, uno dietro l'altro, di una vera e propria legione di demoni. Da una parte avremo il mercante di armi incollato alla radio per sentire le ultime notizie dal mondo, dall'altra il monaco intento a osservare dalla finestra i bagliori che suggeriscono l'imminente catastrofe nucleare (tema sempre di moda pur dopo cinquant'anni, nel testo si parla degli esperimenti nucleari della Cina) e nel mezzo il mago che se ne dorme tranquillo, poiché è sicuro di aver realizzato una protezione magica che rende immune dai danni tutti coloro che si trovano nel suo studio di Positano.
Finale cattivissimo all'insegna del pessimismo, con i tre coinvolti che scoprono di esser stati protagonisti dell'avvio dell'Armageddon e Satana in persona che rivela loro che la figura dell'anticristo, non ancora visto materializzarsi nel mondo e dunque garanzia di sicurezza per la sopravvivenza del mondo, non è stata necessaria e che pertanto l'uomo ha bruciato persino le tappe dell'apocalisse di San Giovanni, accelerando la distruzione del proprio mondo in vista non si sa di che quale grande conquista.

Fortissima la componente simbolica, la scelta di compiere i riti in date religiose (il rito finale si tiene per Pasqua), con attenzione maniacale alle formule e alle sostanze utilizzate, il tutto raccontato nei minimi particolari a discapito dell'azione. Blish ripete gli ordini, gioca con i nomi dei protagonisti (scelti non a caso ma collegati a personaggi storici, si veda Adolph Hess, o della letteratura), descrive i vari demoni e il modo in cui essi vengono evocati rispettando i profili proposti dai manuali demonologici. La narrazione è dunque lenta, essenziale, mi verrebbe da dire strumentale a raccontare i riti e i profili filosofico-religiosi che stanno a cuore dell'autore più della storia in sé e per sé. Blish condanna l'atteggiamento pacifista dei maghi bianchi che porta indirettamente alla distruzione del mondo, quando questi avrebbero i mezzi per contrastare la parabola discendente che vede il mondo stesso finire nelle mani dei demoni. Un comportamento che mi verrebbe da considerare egoistico, in quanto volto a preservare la propria anima a costo della vita degli altri. Franco Piccinini scrive, a ragione, che in Pasqua Nera "il bene è concepito come limite, come inazione, come rispettare le regole frenandosi dal compiere determinate azioni, mentre il male è definito come libertà di infrangere le regole a propria discrezione e una lotta fra bene e male che si svolga in tal senso non può che finire in un solo tragico modo". Di fatti, in questo primo volume, mentre i demoni si rivelano sensibili alle chiamate dell'uomo (violandone poi gli ordini finali, condanna dell'arroganza umana e dell'illusione di poter controllare l'incontrollabile) lo stesso non può dirsi per Dio e i suoi angeli. Questi ultimi infatti sono assenti e, quando chiamati in causa per un consulto dai maghi bianchi, disinteressati alle vicende della Terra. Un atteggiamento che può tuttavia esser visto anche come verifica della purezza dei cuori dei propri rappresentanti, messi al cospetto della catastrofe e dunque chiamati a prendere una qualche decisione. Questi ultimi invece scelgono la via dell'inerzia, il rispetto della procedura, e lo fanno perché così sta scritto per preservare la propria anima. Un modo alquanto facile da scegliere che si riflette negativamente sull'interesse collettivo dell'intero creato di Dio.

Una lettura dunque di nicchia, poco consigliabile agli amanti di storie di mero intrattenimento, interessante invece per chi sia orientato a uno studio di carattere esoterico e anche occulto, i primi per la portata filosofico esistenziale, i secondi per la cura nella descrizione dei riti. Narrazione non particolarmente complicata, lettura veloce (si legge in un paio di giorni), pecca un po' nella costruzione della trama, piegata ai contenuti sottintesi. Finale visivamente spettacoloso e di gran lunga superiore al resto della trama. Interessante anche se, a fine lettura, si ha la sensazione di aver letto un romanzo troncato proprio sul suo nascere dopo aver letto i preparativi che fungono da premessa alla narrazione. L'Apocalisse e Dopo diviene così, più che il sequel, la prosecuzione necessaria per comprendere l'intero progetto quale parte integrante di un unico volume.

L'autore JAMES BLISH.

"Tutta la magia dipende dall'autorità che si può esercitare sugli angeli ribelli ovvero i demoni."



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