Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

giovedì 6 novembre 2014

Recensione Narrativa: IL RAGNO e altri racconti del terrore (Hanns H. Ewers)


Autore: Hanns Heinz Ewers.
Genere: Antologia Fantastica/Terrore.
Editore: Edizioni Del Bosco.
Anno: 1972.
Pagine: 192.

Commento di Matteo Mancini.
Hanns H. Ewers è considerato, forse in modo un po' troppo pomposo, come uno dei principali maestri della letteratura fantastica tedesca di fine '800-inizi '900. Chi effettua certe lettura può infatti trovarlo spesso paragonato ai grandi Ernst T.A. Hoffmann, Gustav Meyrink e Alfred Kubin, pur essendo dotato di minore estro visionario. L'antologia qui oggetto di esame, edita nel 1972 dalle Edizioni Il Bosco per la collana Il Sigillo Nero, è una delle poche tradotte in Italia di un autore conosciuto soprattutto per l'intenso studio dell'opera di Edgar A. Poe (celebre il saggio scritto nel 1906 dedicato al grande scrittore americano) oltre che per i romanzi Mandragora e L'Apprendista Stregone più volte trasposti sul grande schermo.

Avvocato mancato, figlio di un pittore e grande appassionato di narrativa fantastica e occultismo, Ewers abbandona sovente la terra di origine, la Germania, per compiere viaggi in giro nel mondo (celebri le sue cronache di viaggio). La passione per il peregrinare nel mondo diviene una caratteristica specifica delle storie dell'autore originario di Dusseldorf, solito ambientare i racconti in città e nazioni diverse, dal Sud America, passando per gli Stati Uniti e da questi all'Africa e all'Europa, per trasporvi usi e leggende locali.

L'opera di Ewers non è limitata alla narrativa e alla saggistica, ma si estende alle opere teatrali e alle collaborazioni in alcuni film simbolo dell'espressionismo tedesco come Lo Studente di Praga (1913) e Westmar (1933).

Apprezzato inizialmente dall'ambiente nazionalsocialista, tanto che lo stesso Ewers si iscriverà al partito avendo numerosi incontri con Adolf Hitler, finirà per essere messo al bando nel 1935 dagli stessi uomini che lo avevano sostenuto fino al punto da esser costretto a cessare la propria attività creativa e di vedere proibire la lettura delle sue opere.

Hanns H. Ewers.

Nell'antologia oggetto di esame vengono proposti otto elaborati tendenti al macabro piuttosto che al fantastico. Emerge, in quasi tutti i testi, l'ossessione (forse dell'autore) pessimista verso la donna, vista nel simultaneo ruolo di musa ispiratrice e di fonte di assuefazione passiva (eloquente La fine di John Hamilton Llewellyn); una creatura divina e, al contempo, maledetta che conduce, alla stregua di una novella Eva, alla caduta dell'uomo in un oblio di perdizione (talvolta mentale, talvolta mortale) determinata dall'impossibilità di rendere duraturo ciò che sembra avere la consistenza del sogno (il riferimento va all'amore, in un'ottica dal valore di una poetica nera). Manifesto di quesa concezione è Il Ragno, racconto datato 1907 tra i più tradotti e conosciuti dell'autore. Il testo ha una costruzione su base giornaliera (il protagonista scrive un diario), funzionale a riflettere la crescente dipendenza che consuma un giovane rimasto infatuato dalla visione di una ragazza che lo contempla tutti i giorni da una finestra. Ewers tratteggia i contorni di una storia dall'intelaitura gialla. Abbiamo un ragazzo che si prodiga nell'aiutare la polizia per risolvere il mistero di tre suicidi verificatesi, a stretto giro di posta, all'interno della stessa camera di un albergo. A nulla servirà ogni tentativo di interrompere la serie, il ragazzo finirà per farsi coinvolgere da una giovane, che lo spia da una finestra del palazzo dirimpettaio, in un gioco di comunicazione gestuale  che lo trasporterà in una spirale di dipendenza mentale tale da inibirne la volontà e i centri nervosi (proprio come potrebbe fare un acido).
Ewers usa quindi gli stilemi del racconto fantastico (siamo alle prese con una ghost story) per parlare di ossessioni, comportamenti indotti e suggestioni. Bella la descrizione dell'accoppiamento dei ragni con la femmina che uccide il maschio (metafora che, ancora una volta, richiama il tema preferito dell'autore) e il protagonista, incosciente (visto l'epilogo), che si compiace di non essere un ragno. Storia quindi interessante, soprattutto per il suo essere futuribile tanto da dare l'idea di alcuni comportamenti contemporanei legati ai social network con utenti incollati ai computer e poi incapaci di intessere relazioni sociali basate sul linguaggio verbale (proprio come la relazione che lega il protagonista alla misteriosa ragazza con cui è in comunicazione gestuale).

Notevole, per le descrizioni e la cura nella ricerca documentale di certe pratiche haitiane, è La Mamaloi. Ewers utilizza il format del racconto breve per parlare di voodoo, protagonista è un tedesco emigrato nell'isola caraibica per truffare le popolazioni locali vendendo oggetti spacciati per elisir di salute e per avere rapporti sessuali di natura pedofila (aspetto alquanto irriverente per un elaborato del primo novecento). L'uomo scopre di avere tra i maggiordomi al suo soldo una sacerdotessa voodoo di cui si innamora, venendo contraccambiato. Deciso a partecipare a un rito voodoo, prenderà parte a un'orgia di sangue, sesso e morte dove conoscerà il lato oscuro della propria donna; quest'ultima, da premurosa e dolce, condurrà il rito, strangolando una bambina di cinque anni, oltre a sgozzare galline, caprette e abbandonarsi a una serie di accoppiamenti sessuali casuali con astanti ebbri di rhum e sangue umano misto a quello animale. Finale di racconto cattivissimo e melodrammatico (lettera di addio della sacerdotessa disposta a sacrificare il figlio per amore del marito), col protagonista punito per aver liberato un ragazzo scelto dai preti voodoo per esser sacrificato in un loro rito.
Ewers condisce il racconto con un velo di ironia e con svariate spiegazioni sui riti e sulla storia haitiana. Simpatico il passaggio, atto a caratterizzare la spregiudicatezza e la razionalità del protagonista (uomo tutt'altro che superstizioso, a differenza degli indigeni), in cui il narratore si duole del fatto che un suo vecchio socio non gli abbia ceduto alcuni scheletri tra quelli che era solito tenersi in casa. Ecco il passaggio: "Il presidente Salomon, quella vecchia ganascia, anch'egli zelante propagandista del culto voodoo. Avevo spesso sentito dire che il suo successore, Hippolyte, non era diverso da lui, ma il fatto che conservasse gli scheletri delle sue vittime, lo mette lo stesso in una luce piuttosto simpatica... Alla sua morte, fu trovata nei suoi appartamenti tutta una serie di questi scheletri; avrebbe anche potuto cedermene qualcuno, abbiamo fatto tanti buoni affari insieme!"
Al di là di queste parantesi di umorismo nero, resta un grande racconto, a mio avviso il migliore della raccolta, intriso di un orrore crescente, orrore che però resta ancorato alla realtà di certe pratiche. Si parla infatti di riti di magia nera, invocazione di demoni che non si materializzano ma a cui vengono tributati bambini e animali poi sbranati, squartati e abbandonati nella notte. A tratti assai disturbante nella sua truculenza documentaristica.

Segue, più o meno, la stessa via Il Cuore Trafitto (titolo avente significato ambivalente e metaforico), elaborato scritto in Francia nel 1903. Ancora una volta Ewers propone una cronaca di fatti verosimili dai contorni macabri e crudeli. Per l'occasione ci spostiamo a Providence, terra madre del grande H.P. Lovecraft, con un banchiere globe trotter chiamato a risolvere il dramma di una giovane ragazza di cui si è invaghito. Quest'ultima è ossessionata dall'impossibilità di tumulare il cadavere del padre in un cimitero consacrato. L'uomo, infatti, si è suicidato in condizioni di capacità di intendere e di volere e dunque commettendo, per la legge del Rhode Island, un reato punito con l'inibizione alla sepoltura in terra consacrata e l'obbligo di essere gettati a bordo strada in una fossa di acqua e fango, dopo aver subito il perforamento del cuore con un paletto di legno.
Ewers descrive in modo minuzionoso tutte le pratiche, mettendo in scena un'eccezionale squarcio di storia dal forte retrogusto necrofilo, in cui il protagonista dissotterra il cadavere, in una notte di pioggia e gelo, per poterlo poi far pervenire a chi sarà disposto a ospitarlo in terra consacrata. Racconto quindi duro e crudo che mette in chiara luce le pratiche di polizia mortuaria del Rhode Island relative alla sepoltura dei suicidi. Al di là del contenuto macabro, Ewers porta ancora la storia sul tema dell'ossessione verso la donna. Il protagonista resta infatti infatuato dalla giovane che lo ha ingaggiato (promettendo il proprio corpo a titolo di corrispettivo) per il trafugamento della salma padre, al punto dal non scrollarsela di mente anche a distanza di anni. Fredda, indisponente e calcolatrice, la giovane si concede per tornaconto personale a chi si offre di aiutarla. Alla fine andrà con tutti meno che col protagonista, il quale rifiuterà, soffocando il proprio impulso animale, di avere un rapporto sessuale con la stessa per ragioni di orgoglio. Eccezionale la descrizione finale che caratterizza a dovere la personalità della donna: "Lady Brougham legge Stendhal, un letterato per il quale l'amore non è che matematica, algebra, numeri, equazioni!"

L'Apprendista Stregone, in Edizione Francese. 

Questi sono i tre racconti capaci di segnalarsi tra i migliori dell'intera antologia, deludono invece gli altri cinque tra cui si distinguono La Mummia e Il Ghigno. Il primo è un racconto non molto originale, ben scritto e con uno sviluppo crescente, in cui Ewers crea un certo interesse crescente nel lettore facendo sorgere interrogativi alquanto macabri circa l'attività lavorativa a cui si interessa il coinquilino del protagonista. Si tratta infatti di un uomo distinto che si fa consegnare le carcasse di alcuni gatti per compiere non ben precisati esperimenti. L'epilogo è piuttosto prevedibile e ha la funzione di spiegare la fine di una giovane ragazza solita ad andare a trovare il protagonista e scomparsa improvvisamente dopo aver avuto un alterco con il coinquilino dello stesso. Emerge ancora una volta l'ironia macabra dell'autore che si discosta però dal suo tema preferito legato alla donna. Più interessante l'altro elaborato in cui viene proposto Oscar Wilde nel ruolo di protagonista. Lo scrittore irlandese racconta un incubo che lo tormenta  da quando è stato incarcerato per oltraggio al comune senso del pudore. E' infatti braccato da un ghigno multiforme che gli rivela che ciò che si pensa essere la realtà altro non è che il sogno di un essere che l'uomo vedrebbe come mostruoso, mentre le immagini di incubo che tormentano gli uomini sono la realtà. Ewers gioca sull'ambiguità e sul concetto di "realtà". In altre parole si chiede cosa sia davvero reale e cosa invece sia sogno (o incubo), andando poi a ribaltare le concezioni comuni attribuite a tali argomenti.

Gli altri tre racconti propongono: la storia di un pittore invaghitosi del corpo di una giovane antidiluviana sottratta dai ghiacciai artici e conservata in una teca frigorifera esposta in un museo (La fine di John Hamilton Llewellyn, testo ancora una volta incentrato sulla caducità e sulla dissolvenza dell'amore); il peregrinare di un pioniere in cerca d'oro in Sud America salvato dalle mammelle di una indios poi condannata a morte per averlo salvato (Due Donne per un Uomo) e la storia di un assurdo collezionista di ambre colate a protezione di animali/insetti e spacciate dallo stesso per naturali (un po' come le zanzare di Jurassic Park), quando invece sono state ricreate ad arte al punto da spingerlo a sognare di compiere un omicidio artistico per poi farlo passare come un corpo di una donna vissura nell'antichità (L'Ambra al Tribunale Criminale). Tema, quest'ultimo, su cui ruotano le già accennate storie de La Mummia e del pittore J.H.Llewellyn.

Ne emerge un quadro conclusivo di un autore cosmopolita, assai recettivo agli usi e alle pratiche proprie dei popoli dislocati tra Europa, continente americano e Africa, con un gusto assai marcato per l'erotismo (più simbolico che descrittivo) e per la figura della donna, vista quale oggetto di desideri intangibili da trattenere nel lungo termine tanto da essere conservato alla stregua di un oggetto da collezione da cristalizzare per vincere gli effetti del decorrere degli anni. Un maestro di arti occulte di cui, tuttavia, non si ha grande sentore dalla lettura di questa antologia, forse un po' troppo sopravvalutata anche per il suo essere di difficile reperibilità, ma che si segnala per un trio di romanzi di grande valore. Volume per collezionisti.

Il dandy H.H. Ewers, qua immortalato
con la sua classica lente monocolare
applicata sull'occhio destro.

Il patriottismo di Ewers in una frase tratta da Due Donne per un Uomo"Amadis de Gaule, il celebre romanzo che Don Chisciotte lesse con tanto entusiasmo. E che aveva letto anche lui, una volta, perché vi alludeva Cervantes e perché uno studente tedesco deve andare al fondo delle cose e rendersi conto di tutto".  

Nessun commento:

Posta un commento