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martedì 10 settembre 2013

Recensione Narrativa: L'ULTIMO MAGO (Jeremy Selenius - I Racconti di Dracula)




Autore: Antonio Di Pierro (alias Jeremy Selenius).
Genere: Horror/Erotico.
Editore: Antonio Farolfi
Collana: I Racconti di Dracula.
Anno: 1973.
Numero: 054.
Pagine: 124.

Commento Matteo Mancini.
Jeremy Selenius, al secolo Antonio Di Pierro, confeziona questo romanzo horror, datato 1973, per la collana “I Racconti di Dracula” che lo distribuisce con il poco appropriato titolo de “L'Ultimo Mago” (di maghi non c'è ombra!?) identificandolo con il numero progressivo 054.

Presenza ricorrente nella sopracitata collana, pur non essendo tra gli autori più pubblicati, Di Pierro era tra gli scrittori più giovani (nato nel 1945) della scuderia delle Edizioni Farolfi. Celato sotto vari pseudonimi anglofoni, figlio del rettore dell'Università (credo) di Roma, Di Pierro si segnala soprattutto per un certo gusto per le atmosfere pruriginose dai forti contorni erotici innestati ovviamente in storie horror.

L'Ultimo Mago non fa eccezione e lo dimostra fin dai primi capitoli con un inizio thrilling che anticipa tematiche di argentiana memoria (il riferimento va a Suspiria). La storia infatti è ambientata in un collegio femminile scozzese altolocato (ci sono perfino studentesse brasiliane), rimasto isolato a causa di una frana. Le studentesse e i professori quindi vengono a trovarsi nell'impossibilità di contattare il paese, visto che anche i telefoni non funzionano. Viene così a crearsi una situazione perfetta per le fantasie perverse di un serial killer che non tarda a manifestarsi uccidendo vittime di diversa estrazione: il vecchio guardiano, una studentessa, un professore.

Di Pierro traccia così un romanzo breve che prende le mosse alla stregua di un giallo dove furoreggia un misterioso assassino dalle sembianze di un gigantesco cyborg (!?). Il killer viene presentato come un uomo brutale che sfoggia delle protesi di alluminio dalla forma di tronchesi al posto delle mani. Ha addirittura un pene di ferro con cui stupra una vittima!!! Una soluzione a dir poco ardita per l'epoca, che sarà poi riproposta da Stephen King nella novella Un Ragazzo Sveglio.
A svolgere le indagini non ci sono né poliziotti né detective, poiché nessuno di esterno sembra poter interagire con il collegio. Saranno direttamente i professori ad analizzare gli indizi e a vagare per i boschi in cerca dei cadaveri senza però rinvenirli poiché l'assassino li ha gettati in un pozzo popolato da serpi e pipistrelli.

A metà romanzo Di Piero piazza la svolta, con quelli che sono i due migliori capitoli del libro. Vediamo due giovani studentesse scendere in una catacomba e avanzare attirate da una misteriosa musica (atteggiamenti che faranno la fortuna proprio dello slasher movie con sbadati personaggi che andranno incontro al male comportandosi come chiunque altro, al loro posto, non farebbe). L'autore descrive con cura onirica le ambientazioni e regala una trentina di pagine di grande spessore grazie a un'atmosfera da romanzo gotico di alta classe. Al termine della discesa, tra mura ricoperte di misteriose scritte, le due incontreranno il demonio e la Lussuria, personificata da una splendida mulatta affamata di sesso.

Il romanzo sembrerebbe sul punto di decollare e invece finisce con il manifestare definitivamente tutti i suoi difetti. Di Pierro si rivela disinteressato a creare un intreccio solido (non è un caso se si stenta a individuare un protagonista, i personaggi infatti sono secondari alla vicenda) e butta nel calderone di tutto senza preoccuparsi di chiudere il cerchio rispetto a quanto precedentemente narrato. Così non è dato sapere della fine del cyborg, come cominciano a manifestarsi ulteriori vuoti narrativi imperdonabili (è omesso del tutto anche il salvataggio delle ragazze finite tra le grinfie del demonio) oltre a un canovaccio che si sfalda in un epilogo a dir poco farraginoso e povero di idee.
Alla fine si ha l'impressione che il tutto non sia stato ben coordinato e che l'autore abbia cercato di distrarre il lettore abusando di creature messe in scena e poi tolte dalla storia senza motivo e spiegazione.

Lo stile è scorrevole, i periodi brevissimi. Oltre all'horror, è marcatissima la componente erotica (soprattutto saffica) presente fin dal primo capitolo, con una preside che spia le alunne intente ad amoreggiare nei letti del collegio.

Brutto il finale dove viene perpetrato un omicidio di un innocente come via indispensabile per interrompere la catena del male. Il demonio infatti, per manifestarsi nei sotterranei del collegio, avrebbe utilizzato come ricettore uno dei professori in modo da poter passare dalla dimensione ultraterrena a quella terrena. La scelta del maligno però è stata del tutto casuale (!?), essendo del tutto superflue le caratteristiche e gli atteggiamenti umani. Per tali ragioni, il malcapitato viene assassinato a sangue freddo da un suo collega che prima però cerca di coinvincerlo della bontà del suo gesto (!?). Tale soluzione, oltre a essere deludente (perché tutto si risolve con un omicidio), costituisce un controsenso ingiustificabile dal momento che si esorcizza il male con un altro male: la morte di un innocente. Resto alquanto perplesso...

Gli ultimi capitoli infine hanno la consistenza di una brodaglia messi li tanto per allungare la frittata e riguardano il processo a carico di colui che ha interrotto la catena di omicidi (appunto con un altro omicidio). In quest'ultima parte si registra solo qualche frecciata scoccata ai danni dell'atteggiamento scientifico talvolta inidoneo per studiare certi fenomeni. Questa l'ottima critica per contrastare lo scetticismo di chi è troppo legato alla logica scientifica: “Non porta lontano il buon senso. Non fa progredire le conoscenze, ma le addormenta, le cristallizza su schemi triti e ritriti... Non dico che sia inutile, ma a volte bisogna saper leggere tra le righe... Intus ligere dicevano i romani. Cioè guardar dentro alle cose. Non basarsi solo sull'apparente, sulla squallida casistica fenomenologica.”

Nel complesso un romanzo tirato via che denota una scarsa cura nello sviluppo del soggetto, ma che regala qualche buon momento di orrore e che non è sprovvisto di coraggio. A ogni modo resta insufficiente per i troppi problemi nella gestione del soggetto e per una conclusione pessima.

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