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martedì 28 maggio 2013

Imola 1994: il Gran Premio maledetto nella stagione maledetta (Articolo di Matteo Mancini)



Riporto qui di seguito l'incipit di un mio ampio articolo dedicato al tragico gran premio di formula 1 corso nella stagione 1994 sull'autodromo di Imola (GP San Marino).
L'articolo, che ha avuto vari apprezzamenti, mi è stato commissionato dai gestori dello storico sito latelanera.com dove ho mosso i miei primi passi da "narratore" nell'ambito, ovviamente, della scrittura creativa.
Il testo riporta tutti gli aneddoti e le migliorie in seguito apportate per effetto degli eventi catastrofici che si verificarono in pista (morirono, lo ricordo, il grande AYRTON SENNA e il debuttante ROLAND RATZENBERGER e vi furono altresì moltissimi feriti in quello che sembra essere un vero e proprio bollettino di guerra).

Articolo di MATTEO MANCINI

Se la Formula 1 fosse un libro sarebbe uno di quei vecchi volumi, fatto di pergamene ingiallite, nascosto in una biblioteca polverosa. Pagine su pagine scritte sull'artificio della memoria per rievocare imprese sfumate nel ricordo dei saggi, ma cristallizzate nella poesia della parola.

Manovre impossibili, vittorie commoventi e successi capaci di entusiasmare interi paesi facendo del pilota una metafora, un simbolo che sconfina oltre le competizioni, un eroe dalla valenza filosofica, una leggenda. Emozioni forti, figlie inconsapevoli dell'altra faccia della medaglia di uno sport duro e pericoloso.

Una faccia cupa, triste, rappresentata da pagine che imbrigliano la gioia sotto il mantello del dramma, della tragedia, autentiche divoratrici dei sorrisi aperti sui volti sognanti dei tifosi. Eventi tanto irreparabili da tramutare il coraggio, la perseveranza e la dedizione di questi uomini in qualcosa di unico, inimitabile e al contempo didattico.

Quanti piloti hanno pagato il tributo più caro di tutti per rincorrere il sogno della loro vita. Emblematica l'intervista rilasciata da Juan Manuel Fangio in ricordo del Gran Premio di Monza del '68: "Gran bella gara. Non è morto nessuno."

Perché accettare simili rischi allora, specie se si considera la vita agiata di molti piloti? L'automobilismo (ma anche la vita) è forse uno sport che richiede degli attori pazzi o degli esaltati inconsapevoli?
No, niente di tutto questo.

Non si tratta di pazzia o di superficialità, ma di passione.
Un pilota, come pochi altri atleti, è una creatura pura, cristallina, libera da ipocrisie e falsità, poiché la velocità è un'attività che non ammette compromessi e impone un miglioramento continuo, questione di decimi. Il rischio è il compagno di avventura più costante di una vita vissuta al massimo ed è inevitabile che sia così.

I sogni, per definizione, esistono proprio perché sono resi tali dagli ostacoli disseminati lungo il percorso. Se tutto fosse piano e dovuto come si potrebbe parlare di sogni? Non esistono sogni che si possano concretizzare senza accettazione di un qualche rischio.

E così, a volte, il sogno diviene fantastica realtà mentre altre, purtroppo, evapora in chimera contro una pila di gomme o contro un muro o ancora contro gli scarichi di un avversario. O si accetta questo o si resta a casa. Il campione di rally Alen diceva: "Non è importante fare il 99% ma il 110%. Se un pilota fai il 99% arriva decimo o undicesimo, e non vince mai. Se attacca al massimo invece vince oppure fa un incidente. Questo è il modo giusto di leggere questo sport per un giovane alle prime gare. Oggi è difficile farlo, perché la macchina costa molto e tutti dicono di andare piano, ma se un pilota accetta questo è meglio che non faccia le gare internazionali: o si tira o si resta a casa".

Dunque non esistono mezze misure, non si può gareggiare senza puntare al massimo delle possibilità. Correre (vivere) significa inseguire un sogno e i sogni non accettano compromessi, fuggono più veloci dei pensieri e richiedono prontezza, dedizione e buona dose di fortuna.

Ayrton Senna era solito dire: "Se una persona non ha più sogni non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà, per me è uno dei principi della vita."

Ed ecco che gli incidenti assumono un valore diverso da quello che un comune mortale potrebbe immaginare. Non sono demoni da esorcizzare rifiutando la lotta, né freni con cui strozzare l'ardimento, ma imprevisti da cui imparare a migliorare e da studiare alla stregua di lezioni finalizzate a migliorare la sicurezza in pista senza rinunciare alla competitività.

Al riguardo mi piace riportare il link relativo al trailer dell'imminente film RUSH (regia Ron Howard) che uscirà a settembre e che ha un testo che mi trova perfettamente in linea (sebbene io abbia scritto quanto sopra prima che lo stesso fosse realizzato): http://www.youtube.com/watch?v=VdiF8naM7aE


Il resto del testo lo potrete leggere gratuitamente al seguente link:
http://www.latelanera.com/grandi-disastri-tragedie/evento-drammatico.asp?id=266

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