Autore: AA.VV..
Curatore: Gabriele La Porta.
Anno: 1988.
Genere: Horror / Onirico.
Editore: Newton Compton.
Pagine: 304.
Prezzo: Fuori catalogo.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Seconda di due antologie curate nell'arco di dodici mesi
(1987/88) dal critico letterario - e soprattutto famosissimo
giornalista RAI – Gabriele La Porta per la Newton Compton Editori. Evidente il tentativo di rendere letterario il fantastico
proponendo qualcosa di diverso dai racconti anglofoni. È
interessante notare, più ancora della prima delle due antologie
(Racconti di Tenebra), il coinvolgimento di nomi che col
fantastico – in apparenza - hanno poco da spartire. Vengono meno
firme di specialisti quali Marco De Franchi e Riccardo Reim, mentre
pullulano giornalisti, attrici, conduttori e dirigenti legati al
mondo della Rai. Spiccano le firme di celebrità del fantastico quali
Gianfranco De Turris e di scrittori che si sono fatti un nome col
genere quali Roberto Genovesi e Stanislao Nievo, ma in particolar modo
compaiono molti outsider tra cui sorprendono le firme
dell'attrice Maria Rosaria Omaggio e del cantautore Mario Castelnuovo, assai più
conosciuti in altro ambito.
Ecco che ne viene fuori un lotto di venticinque racconti
piuttosto eterogenei che guardano, perlopiù, a un orrore edulcorato di matrice
onirica. Il titolo dell'antologia, Racconti d'Incubo, rappresenta
molto bene il contenuto del testo. Molti dei racconti, infatti, danno sostanza a incubi notturni, talvolta prodotto di veri e propri
sogni pesanti. Vi sono anche alcuni gialli, una storia realmente
accaduta rimodulata in chiave narrativa (la tragedia di Vermicino
filtrata dalla poetica di Stanislao Nievo e il suo Il Pozzo), una satira che lancia strali assai velenosi e polemici sul mondo dei
concorsi narrativi e della critica letteraria (il graffiante
Francesco Grisi con Lunga Vita alla Poesia) e persino un racconto fantascientifico. La maggior parte
dei racconti, tuttavia, verte su ghost stories, storie di
demoni, streghe, assassini e persino uno spiccato omaggio (Il
Dottor Faust e il Mistero della Casa Blu) alla figura del golem.
Gabriele La Porta sembra chiedere
ai suoi autori una cifra autoriale, un quid che renda i vari contributi un qualcosa di diverso rispetto all'ordinaria narrativa commerciale. In altre
parole, si respira un tentativo di creazione
“letteraria” piuttosto che narrativa, dove lo stile tende ad
avere un ruolo paritetico, se non prevalente, sui contenuti. Tutto ciò non deve
sorprendere, visto l'elevato numero di intellettuali coinvolti nel
progetto
La Porta, scomparso nel 2019, è stato uno dei volti più
popolari della Rai. In servizio per quarantadue anni con ruoli
apicali -direttore di Rai 2, primo direttore di Rai Notte e
conduttore di trasmissioni culturali - è stato definito “il più
longevo dirigente della storia della televisione pubblica italiana”.
Cultore di esoterismo, ha pubblicato saggi quali La
Magia (1998), Storia della Magia (2001), Dizionario
dell'Inconscio e della Magia (2008). Ha inoltre condotto
speciali televisivi come Edgar Allan Poe e Alla Ricerca di
Dracula (1992). Proprio questa passione per il fantastico lo ha
spinto a provare la via della curatela di antologie interamente
composte da scrittori italiani presi in prestito da altri contesti. Un apporto di esperienze diverse che ha portato a plasmare un lotto sperimentale, a tratti
curioso, che sarebbe stato bene promuovere anche se, in tutta probabilità, a suo tempo (figurarsi oggi) respinto dal pubblico di lettori abituati a un
certo tipo di narrativa.
Personalmente, ho apprezzato almeno una decina di racconti,
mentre ho trovato deludenti gli altri, vuoi perché più
concentrati sullo stile o perché non troppo convincenti per
trama. A ogni modo, la costante per tutte le storie è l'eleganza e
la dotta padronanza di cui si fanno portatori tutti i coinvolti nel progetto, ivi compreso il diciottenne (Michele La Porta) figlio del curatore che, pur non scrivendo un racconto memorabile, sfoggia un
invidiabile lessico (specie se si valuta la giovanissima età).
RECENSIONE SPECIFICA
Due sono le perle raccolte.
Pierfelice
Bernacchi, giornalista Rai studioso di religioni e di esoterismo,
presenta uno dei racconti più di “genere” del lotto: Astarte:
il Genio del Venerdì. Sette sataniche, diavoli, viaggi in cunicoli sotterranei tra topi e pipistrelli, braccati da cani famelici. Questo e altro per una storia a suo modo anticipatrice, per tematiche e costruzione, dei romanzi di
Dan Brown – con tanto di antefatto in linea con quello attraverso
il quale si aprirà Il
Codice da Vinci. Bernacchi miscela molto bene mystery, azione e orrore, attingendo dal suo know out in campo esoterico e di
storia delle religioni. Ne deriva un'ottimo elaborato che guarda alla
parte finale di Phenomena
di
Dario Argento (fuga nei cunicoli infestati da teschi, fango, topi e
blatte) e, al tempo stesso, gioca attorno a un tentativo di decriptazione della rivelazione
dell'Apocalisse di San Giovanni. Chi è l'anticristo? Molto affascinante, adatto a un
pubblico appassionato di gotico moderno.
Più
letterario, ma non di caratura inferiore, Da
Lucia del
dirigente Eni Paolo Andreocci. Qui si assiste al tentativo di rendere letterari gli stereotipi del
patto diabolico e della ghost
story, al fine di proporre un omaggio alla narrativa vista come un qualcosa in
grado di rendere immortali i suoi protagonisti: gli scrittori.
“Leggere
è solo dialogare. Un libro è la parola cristalizzata di un uomo
come noi, che come noi ha sofferto ed amato, sperato e costruito. Non
mi meraviglia affatto che qualcuno passi la vita a colloquiare con i
propri simili. Sono morti? E che fa? Uomini sono, dai quali soltanto
ci dividono il luogo e il tempo... Gli uomini possono comunicare tra
loro anche attraverso i secoli. Il tempo non esiste!”
Una conclusione che porta a negare, insieme al tempo,
la morte. Racconto molto bello, impreziosito da una seconda
sottotraccia: l'idea delle letture parallele. Un cultore di narrativa
ha pensato bene di utilizzare i suoi libri per estrapolare frasi che,
decontestualizzate, danno vita a un'opera nuova da “(ri)montare”
attraverso il ricorso di una specifica chiave di lettura. Tanto romanticismo e nostalgia, per un racconto che propone un
interessante momento onirico e una buona dose di mystery.
Sprigiona
potenza visiva lo sfuggevole La
Nave dei Dannati del
critico cinematografico Franco Valobra, un racconto che lascia molto
all'immaginazione dei lettori limitandosi a tratteggiare un contesto
apocalittico in cui tutto resta sfumato. Un naufrago ha smarrito la
memoria e non sa capacitarsi della sua presenza su un'isola deserta e bersagliata da un tifone e dalla
caduta di un astro di fuoco che incendia tutto. Rimasto solo in
compagna di una pecorella che sembra assisterlo, vaga tra
animali che corrono nel bosco in cerca di una via di fuga. L'idea che
ho avuto è quella di essere alle prese con una parabola simile a quella dell'estinzione dei
dinosauri (sebbene qua gli animali siano quelli comuni), in cui sembra alludersi alla
situazione esistenziale degli esseri viventi in balia dei giochi di
creature superiori (qua rappresentati dai militari di un battello che
giunge a salvare i superstiti). La presenza di una villa porterà
il protagonista a pensare di essere una cavia di un qualche
esperimento. Alla fine tutto resta sospeso in ossequio a una matrice
freudiana di valenza metaforica.
Non
può poi non brillare il “Maestro” Gianfranco De Turris con un
omaggio lovecraftiano (Il
Segno)
sviluppato e gestito in maniera personale. Una vacanza estiva con
moglie e figli si trasforma, per un intraprendente turista
appassionato di immersioni subacquee, in un'occasione di scoperta di
una “realtà” diversa, sebbene adiacente alla “nostra”. Ottima
la gestione, tra suggestioni, intuizioni, sogni e realtà, fino alla
rivelazione dell'impronta umana palmata riscontrata sul fondale
marino.
Sorprende
Maria Rosaria Omaggio con un racconto (Non
Dire Solite Donne)
sullo stile di quelli di Maurice Renard; un giallo dai risvolti
horror che miscela il tema delle maledizioni demoniache a quello
dell'amore impossibile. Che mistero si cela dietro al rapporto che
una nota pittrice intrattiene con i suoi sette alani? Una fiaba
contemporanea dal nefasto epilogo.
Prende
la via bradburiana Roberto Genovesi con Fermata
a Richiesta,
un giallo che sposa la via dell'horror prendendo l'abbrivio da
un'indagine impossibile in cui un poliziotto indaga su un bizzarro
incidente stradale dove, pur non sapendolo, è deceduto lui stesso.
Bello il finale, in cui un autobus impazzito condotto da un autista
fantasma finisce per piombare in un dirupo.
Tra
i racconti più articolati vi è quello del curatore, Il
Dottor Faust e il Mistero della Casa Blu,
che riporta in scena la figura del Golem, seppur contaminata dal mito di
Frankenstein
(ovvero l'archetipo della creatura assemblata con pezzi di cadavere
trafugati dai cimiteri). La struttura segue gli stilemi del giallo,
caratterizzato da un'indagine che ruota attorno alla scomparsa di una
serie di ragazze prossime a convolare a nozze. Siamo nella Praga di
inizio novecento, in un clima di odio verso gli ebrei che si
scopriranno essere vittime dei piani di un alchimista che agisce per
finalità esistenzialiste. Ottimo l'onirico inizio, di matrice
labirintica, meno invece il movente del folle che ha riportato in
vita il golem. La Porta propone un villain
nichilista che, per certi versi, ricorda il prete di Non
si Sevizia un Paperino di
Lucio Fulci.
“La vita è dolore, non osservi che gli uomini passano da un
affanno all'altro. Non rifletti sul dolore di guadagnarsi il pane, di
crescere i figli e poi gli spasmi delle malattie, delle carestie,
delle miserie della guerra? Si, questa è quella che tu chiami vita:
una successione inarrestabile di afflizioni.” Il
villain vede così nell'amore un'illusione nonché la benzina che
consente alla vita di andare avanti mentre, a suo dire, l'unica
salvezza è la morte.
Un
interessante giallo, tutto gestito nella forma di un monologo che un
imputato rende al giudice istruttore, è La
Garanzia
di Massimo Rendina (direttore del primo telegiornale Rai) che propone
un ménage
à trois
incentrato su un contratto (che sarebbe nullo nella realtà) avente a oggetto l'impegno di un nullatenente di sacrificarsi, a richiesta, per
fornire gli organi necessari al riccone a cui ha garantito, in cambio
di benessere immediato, l'eventualità di disporre del proprio corpo per salvare la propria vita. Finale
beffardo.
Mostra
infine una grande tecnica espositiva Annibale Paloscia, capo redattore
dell'Agenzia Ansa, che con eleganza plasma Le
Porte della Notte,
un'avventura ambientata nella giungla. Sembra uno di quei racconti ambientati in
Asia che Gustav Meyrink scriveva per Simplicissimus.
Sciamanesimo
e reincarnazione degli spiriti dei trapassati negli animali sono il
leitmotiv.
Questo,
a mio modesto parere, il top
dell'antologia che, per il resto, si snoda tra ghost story e gialli.
Tra le prime si segnala Velcha
di
Mario Castelnuovo, una storia stile Edgar Allan Poe dislocata su
tre periodi temporali, che cadenzano l'inesorabile approssimarsi di
una morte umanizzata nei contorni di una donna emersa dalle
nebbie di un paesino agreste. Su coordinate simili si muove Michele
Giammarioli con La
Nebbia,
storia abbastanza prevedibile che ripropone l'idea (già letta con
Genovesi) dell'uomo morto in un incidente stradale che continua a
muoversi tra i vivi non rendendosi conto di essere deceduto.
Killer
e balli carnevaleschi sono al centro di Arlecchino
all'Inferno di
Paolo Mosca (propone una festa in maschera libertina e perversa dove
tutti si lasciano andare alle tentazioni meno una donna vestita da
suora che, per sottrarsi al dileggio e a un tentativo di stupro,
ucciderà arlecchino) e di Il
Sogno, Il Sangue e L'Amore di
Gianni Biasich, dove entra in gioco il tema dell'adolescenza,
rappresentata da un ragazzino un po' trascurato dai genitori che
assiste, scioccato, all'assassinio della baby sitter salvo poi
scoprire che è stato tutto un gioco, forse...
Vittorio
Sozzi, sul modello de Il
Settimo Sigillo,
propone Gioco
senza Fine un
racconto freudiano (da cui viene tratta l'idea della copertina) che combina il tema del labirinto con quello della
partita a scacchi tra un uomo e un'entità superiore. Interessante l'epilogo in cui il
giocatore si ritrova all'interno del campo di gioco.
Tra
i più perversi e inquietanti figura La
Maga di
Dario Bellezza, racconto in cui lo stile tende a prevalere sui
contenuti. Un buon epilogo, venature erotiche malate che ruotano
attorno a una maga, versione vecchia befana, che costringe giovani
ragazzi a intrattenere rapporti sessuali con lei.
Si
va dalle parti del giallo con lo sperimentale Verde
da Morire di
Anna Mirabile (elaborato di denuncia che cambia di continuo registro,
passando dall'incubo all'artificio letterario che si traduce nella
concretezza della realtà) e il modesto A
Morte i Ciclisti di
Mario Lunetta, un'indagine su una catena di omicidi a danno di ciclisti abbattuti dai colpi di una carabina.
Troppo
intricato Identikit
di una Notte di
Italo Moscati, costruito su un tradimento che si deforma in una
visione allucinata che distorce gli accadimenti proprio come
avverrebbe in un incubo. Contorto anche Nascita
Eterna di
Maurizio Persiani che gioca su un bambino che vive simultaneamente più esistenze
dislocate tra presente, passato e futuro.
Tra
i meno riusciti citerei Il
Viaggio di
Serena Caramitti, sia per non essere originale sia per non essere ben
gestito. Il riferimento è La
Sentinella di
Frederic Brown ma, a differenza del capolavoro dello scrittore
americano, gli indizi disseminati nel testo non sono onesti verso il
lettore. L'idea è quella di proporre la discesa di una coppia di
alieni – venusiani – che si imbattono in un mondo futuro
terrestre, dominato dallo smog, e dai veicoli che vengono
erroneamente e ingenuamente (visto che si parla di un popolo dotato
di astronavi più evolute delle nostre) reputati animali. Modesto.
Tra
i peggiori (per contenuto, non certo per stile), Un
Bel Racconto,
del figlio del curatore che fornisce la sensazione di menare il cane
per l'aia – come peraltro dice lui stesso all'interno del testo –
per presentare un racconto senza bussola. Simpatico per l'autoironia
metaletteraria, ma nulla più.
Interessante
ma non ascrivibile al rango di racconto Il
Pozzo
che, con stile giornalistico, ripropone la tragedia del Vermicino (la
caduta di Alfredino nel pozzo). Scelgono la via della satira invece
Lunga
Vita alla Poesia
di Francesco Grisi e I
Miracolati,
attraverso il quale Franco Cuomo propone un Gesù ritornato dalla
morte ma deluso della reazione dei soggetti che hanno goduto dei suoi
miracoli.
In
conclusione un'antologia di racconti prevalentemente fantastici che
riscrivono il genere in un'ottica italica, cercando di rendere
letteraria la narrativa di intrattenimento. Un progetto che si
sarebbe dovuto incentivare ma che, ahimé, è naufragato
per un numero non esaltante di copie vendute (così deduco e immagino). Da notare il
forte coinvolgimento del personale Rai. Ad avercene, oggi.