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sabato 25 maggio 2024

Recensione Narrativa: CON LO SGUARDO RIVOLTO ALLE STELLE di Antonio Bellomi.

Autore: Antonio Bellomi.
Anno: 2005.
Genere:  Antologia Fantascienza/ Fantastico.
Editore: Perseo Libri.
Pagine: 480.
Prezzo: 30.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Uno scrittore che la critica ha spesso ingiustamente sottovalutato, ma che in un'ideale classifica di continuità e valore si colloca ai primissimi posti in un'ideale scala di coloro che hanno fatto la fantascienza in Italia”. Così parla Ugo Malaguti, a proposito di Antonio Bellomi, nella premessa di Con lo Sguardo Rivolto alle Stelle. Quarantacinque racconti, su una distanza di quattrocentottanta pagine, che propongono la fantascienza da diverse prospettive, sia che sia d'ambientazione terrestre, sia che sia spaziale oppure distopica con risvolti sociologici, passando dal giallo al romanticismo e dalla satira ai risvolti religiosi che giungono ad abbracciare un fantastico prossimo all'horror. Più di quarant'anni di onorata carriera, dalla metà degli anni sessanta al 2005 (anno d'uscita della raccolta), che evidenziano il talento di un autore popolare, assai vicino alla golden age della fantascienza americana sdoganata da Urania, quella dei vari Isaac Asimov, Alfred E. Van Vogt e Robert Heinlein, eppure non esaltato a dovere dai connazionali del nuovo secolo. La Perseo, casa editrice confluita da qualche anno nella Elara Edizioni, predispone un sontuoso omaggio (non nel prezzo di copertina) esaltato da una rilegatura da collezione. Copertina rigida con sovracopertina, formato elegante, scritte dorate sulla costa, pagine cucite. Tanto bello nella forma quanto nei contenuti, abbondantemente sopra le aspettative, a dimostrazione di un livello – mai sufficientemente reclamizzato – degli autori nostrani sacrificato in favore di scrittori d'importazione perché l'erba del vicino è sempre migliore della nostra.

La narrativa di Bellomi è leggera nello stile, diretta, lineare e senza fronzoli o pretese artistiche, perfettamente in linea con gli stilemi della letteratura popolare. Non per questo deve ritenersi piatta, di scarso valore o superficiale. Le sue storie non sono mai banali, pur offrendo sense of wonder non sono letture di mera ed esclusiva evasione, ma cercano quasi sempre di stimolare la riflessione del lettore e di evidenziare quali siano i veri valori su cui puntare (il superamento dei difetti fisici a favore dei pregi interiori, il rispetto per il nemico, la necessità della diplomazia per limare le divergenze di opinione, la sfiducia negli automi e in quanto non abbia la flessibilità per adattarsi ai cambiamenti). Ne emerge il profilo di uno scrittore agro-dolce, estremamente sensibile, che miscela autoironia a melanconia, nel suo giocare sulla passione per la cucina (si vedano i racconti della serie Martin Mystère, dove il vero protagonista diventa il voluminoso e goloso Jack Azimov, una sorta di alter ego di Bellomi che esalta le proprie scritture a discapito della concorrenza), sul suo essere sovrappeso (si veda l'indagatore lunare di centoventi chili Uriel Qeta) ma che, al contempo, guarda con severa critica alla corsa agli armamenti, alla catastrofe di una possibile guerra nucleare, cercando di superare le differenze (fisiche, religiose e politiche) in vista di uno spirito di fratellanza che vada ben oltre il concetto di globalizzazione interrazziale per aprirsi a una logica addirittura interplanetaria dove un uomo puo' addirittura innamorarsi e copulare con un'aliena.

Antonio Bellomi, recentemente scomparso (nel 2021), è stato un prolifico scrittore milanese in grado di proporre testi di qualità molto omogenea. I suoi racconti, quantomeno quelli letti in Con lo Sguardo Rivolto alle Stelle, non soffrono di discontinuità, ma evidenziano una qualità sopra la media, sovente gestita con trovate alla Frederic Brown caratterizzate da epiloghi spiazzanti. Storicamente legato alla fantascienza prima maniera (quella degli approdi lunari, dei marziani e delle odissee nello spazio), Bellomi si è destreggiato in tutti i generi immaginabili ivi compresa la dimensione del fumetto (ha collaborato per Topolino) dividendo il proprio impegno con ulteriori attività quali quella del traduttore, del curatore editoriale, del giornalista medico ed economico, dell'agente letterario e del direttore di collane (tra cui Horror Story). Classe 1945, dopo una formazione universitaria che lo ha visto laurearsi in matematica (substrato culturale che lo porterà spesso a inserire nei suoi thriller fantascientifici enigmi matematici o comunque giostrati su formule legate alla tavola periodica o alle vicende di scienziati vari), ha pubblicato qualcosa come trecento racconti (Valerio Evangelisti lo definì “il più esuberante, entusiasta e prolifico”) a partire dal giallo sci-fi Un Piano Perfetto (1962) dato alle stampe a diciassette anni sulla rivista Oltre il Cielo. Sono da citare, al di la' dell'antologia qui oggetto di esame, le raccolte Gli Enigmi del ClubPigreco (2005), Uriel Qeta, Investigatore Interplanetario (2021) entrambe edite da Profondo Rosso Edizioni, oltre circa centosettanta racconti dedicati alla bambola Barbie pubblicati sull'omonima rivista della Mattel e circa cento racconti western in parte raccolti nell'antologia L'Uomo del Destino e Altre Storie Western (2021) della Tabula Fati. Ha altresì all'attivo un pugno di romanzi, tra cui spiccano la space opera L'Impero dei Mizar (1991), proposta anche in un numero della collana Millemondi Estate dell'Urania Mondadori, l'apocalittico L'Ultimo Domani (1967) e Martin Mystère e la Spada di Re Artù (1992).

Un eccellente autore di genere che siamo ben felici di proporre, il cui valore è altresì testimoniato dall'interesse estero. Sebbene in Italia si guardi oltreoceano, Bellomi è stato tradotto in quattordici lingue a rappresentanza di tre continenti (Europa, Asia e Americhe), vedendo in alcuni casi uscire i propri racconti dapprima oltre i confini nazionali e poi in Italia. Un dato che la dice lunga sulla necessità di rivalutarlo a dovere quale scrittore fantascientifico di fama internazionale. 

RECENSIONE NON DETTAGLIATA

Gran bella antologia, non c'è che dire, capace di tenere viva l'attenzione dei lettori per tutto il suo corso. Autore estremamente prolifico e delicato, senza volgarità o concessioni alla violenza, Bellomi seleziona quarantacinque racconti dalla sua sterminata produzione pescando tra quelli fantascientifici o comunque fantastici prodotti dal 1962 al 2005, introducendo anche qualche inedito scritto per l'occasione.

Il volume è strutturato in nove sezioni, anticipate da una gustosa e calibrata premessa di Ugo Malaguti che presenta l'autore e analizza quelli che, a suo avviso, sono i racconti principali tra quelli proposti. Ciascuna sezione è composta da un massimo di sette racconti e da un minimo di tre e ha la funzione di radunare storie simili per genere. Si va dalle avventure nello spazio ai gialli fantascientifici, a cui sono da aggiungersi dei piccoli antipasti dalle serie Uriel Qeta e del Club Pigreco, senza tralasciare le storie soprannaturali, gli amori alieni, gli universi paralleli, i racconti per ragazzi, le satire legate all'utopia e alla religione e un mix di fantascienza classica all'insegna della distopia. Insomma, ce n'è per tutti i gusti e senza cadute di stile o di qualità. Certo, non tutti i racconti sono del medesimo livello, così come alcune sfumature tendono a ripetersi (l'amore universale, gli alieni che guariscono gli umani, il ripudio della guerra, il superamento delle differenze tra colleghi di nazioni contrapposte, viaggi spaziali con l'umanità ormai padrona del cosmo, dove Marte e la Luna sono colonizzati). Si sentono gli echi della guerra fredda, così come i rimandi a Isaac Asimov - palesemente omaggiato nella serie del Club Pigreco ispirata, oltre al Club dei Vedovi Neri, anche ai gialli di Ellery Queen (vengono proposti enigmi da risolvere) – a Robert Sheckley, Richard Matheson, Robert Heinlein e in parte a Stephen King.

Bellomi presenta le sezioni dedicando un paio di pagine a ciascuna di esse, in cui regala aneddoti e dietro le quinte legati all'ideazione delle storie, ai rifiuti ricevuti dalle riviste e agli apprezzamenti dei maestri del genere. Tra le nove, brilla la sesta parte dedicata all'“Amore Alieno”, cinque racconti uno meglio dell'altro con dei veri e propri gioielli che valgono da soli l'acquisto del libro. Lo diciamo noi, ma lo dice anche la più autorevole voce di Ugo Malaguti che scrive: “basterebbero ciascuno a giustificare la fama di uno scrittore”. In questi elaborati Bellomi condensa il meglio della sua produzione. Abbiamo erotismo, space opera, romanticismo, melanconia, tristezza dovuta all'allontanamento dai propri amori (che siano partner o pianeti natali) e sfiducia nella natura umana vista come incapace di liberarsi dai fardelli della violenza, del rimorso e dell'angoscia, così da non poter mai conquistare la felicità (si veda l'epilogo de Il Mercenario). Sono altresì storie dove si superano i difetti fisici a vantaggio dei pregi interiori (evidenti, in tal senso, lo struggente Il Reduce e l'erotico Storia di Udolfo), dove si caldeggia la fratellanza interplanetaria superando preconcetti e pregiudizi con capolavori (è il caso di dirlo) quali Questo mio Amore Alieno e si plasma il tutto a favore di una nostalgia destinata a perdersi nel confortevole e mai assopito abbraccio del tempo che fu (tema caro a Bellomi, che sembra quasi vivere nel passato e nel rimpianto, si vedano anche Pluto, Gatto dei due Soli o Le Verdi Colline della Terra).

Molte sono poi le storie legate alle odissee nello spazio, quasi sempre incentrate su missioni di salvataggio, sovente di colleghi facenti parte del nemico (Un Uomo nella Notte), o ancora di ragazzini pronti a liberare dalle mani dei terroristi agenti spaziali in missione sulla luna (Mistero Lunare), ci sono poi i casi delle avarie che costringono le astronavi a dirottare su pianeti alieni al fine di provvedere alle riparazioni (Un Faro tra le Stelle e Kongo, il Distruttore) o a cercare di porre rimedio al malfunzionamento nel cuore dello spazio (Kano Cucciolo Spaziale e Lo Scooter Spaziale). Non manca il tema degli alieni buoni, capaci di assumere la forma umana per non spaventare l'uomo, talvolta curati dai terrestri dopo esser precipitati sulla Terra (Un Amico per Theon) talaltra in soccorso a beneficio di ragazzini impavidi (Campeggio Pericoloso) oppure in cerca di esperienze amorose interrazziali (Storia di Udolfo).

Tra le altre sezioni meritevoli di lode c'è la parte sovrannaturale, un lotto di cinque storie a cui si potrebbero aggiungerne un altro paio. Si tratta di racconti di atmosfera che si muovono con verve ironica tra ghost story classica (L'Incredibile Storia di Natale), patti diabolici che riservano sviluppi equivoci (l'esilarante Il Diavolo e l'Alchimista), stregonerie cinesi (I Poster di Madame Wu) e un quartetto di storie molto vicine ai temi di Matheson e King che vedono all'opera ragazzini dotati di poteri parapsicologici (Angela e Alfio), strani uomini in nero che manovrano le sorti del mondo dall'interrato della loro villa (Jurassic Brothers) e giocattoli animati che sventano furti in abitazione con tanto di He-Man in prima linea (Favola di Natale).

Nelle altre sezioni si distinguono per qualità La Prova, una sorta di racconto di formazione che guarda alla Settima Vittima di Robert Sheckley, L'Eretico che richiama in auge l'inquisizione spostandola in una lotta spaziale contro una setta alimentata dalla stessa Chiesa per rafforzare e ripristinare il proprio potere (racconto dotato di uno dei finali più spiazzanti di tutta l'antologia), e Il Mistero della Terza Fondazione, un'avventura divertita e divertente che gioca sulla fantascienza e sui suoi autori in un contesto di universi paralleli in cui tutto si riscrive e tutto si modifica di continuo (un racconto non troppo dissimile alla prima parte del successivo Ur di Stephen King).

Davvero tanta carne al fuoco, con molti gioielli e ben poche patacche (forse addirittura nessuna). Grossa sorpresa. Volume da rivalutare e acquistare.

 La raccolta dedicata a Uriel Qeta 
Edizioni Profondo Rosso.
 

RECENSIONE DETTAGLIATA

Quarantacinque racconti sono davvero tanti, non a caso abbiamo impiegato un po' a leggerli. Non vi spaventate però visto che la lunghezza delle singole storie non raggiunge mai le venti pagine. Sono infatti diciannove le pagine de Il Mistero della Terza Fondazione (1999), l'elaborato più corposo e più adrenalinico dell'antologia. Procederemo quindi ad analizzare le storie che ci hanno più colpito, dedicando a ciascuna di esse un po' di attenzione.

Il livello generale è molto buono e divertente, con sense of wonder, chiarezza espositiva, colpi di scena e gusto per il genere.

Il capolavoro, a mio avviso, è Questo mio Amore Alieno (1985), pubblicato su Solaris Fantascienza. Una storia moderna e antesignana nel suo cercare di superare i preconcetti e il razzismo in vista dell'amore libero. Si parla infatti di missioni di pace condotte dagli umani nello spazio e di un amore interrazziale osteggiato da chi non accetta le diversità a favore di una supposta superiorità etnica. Protagonisti sono un umano e un'autoctona di un pianeta alieno, descritto nel dettaglio (sul versante della fisica e del mondo vegetale e animale). Bellomi dimostra grande sensibilità e approfondimento psicologico nel delineare i protagonisti, ricordando molto la canzone Gli Uomini non Cambiano di Mia Martini. Non a caso il testo fu apprezzatissimo dagli scrittori Lino Aldani e Ugo Malaguti. Un piccolo grande capolavoro dal finale triste e cattivo. Non è da meno Il Mercenario (1982) che propone, di nuovo, il superamento degli schieramenti, questa volta tra un umano e una rappresentate di un popolo alieno, in vista di un amore inizialmente respinto che non è destinato a essere gustato e vissuto. Un'evoluzione che non può essere compiuta dall'uomo in quanto schiavo dei sensi di colpa e incapace di vivere senza i medesimi (“questa è la maledizione dell'uomo”). Una storia molta apprezzata a livello internazionale, addirittura la più tradotta all'estero di Bellomi.

Un filino inferiore, in quanto meno originale, ma comunque eccellente per sviluppo, azione e ilarità, con un'infinita serie di omaggi, è il sopracitato Il Mistero della Terza Fondazione. Racconto concepito per un'antologia curata da Giuseppe Lippi destinata alla collana Urania. Un giallo fantascientifico che ruota attorno all'idea delle dimensioni parallele che riproducono profili di una medesima realtà sviluppati secondo schemi variegati vigilati da una sorta di polizia interdimensionale. Il sopraggiungere di un libro mai realizzato da Isaac Asimov nel nostro piano d'esistenza stravolge la vita di un collezionista di fantascienza che, attraverso una serie di mirabolanti imprese, si ritroverà catapultato in una realtà dove Asimov non è mai esistito e dove lui ha, di fatto, rubato tutte le idee del Maestro diventando uno scrittore di fantascienza affermato. Molto divertente, colmo di omaggi alla fantascienza italiana con riferimenti espliciti a collane, riviste e nomi del calibro di Giuseppe Lippi e Gianfranco De Turris. Molto divertente, pur se costruito su schema collaudato.

Impressionante, per il periodo in cui è stato scritto, è il giallo Un Piano Perfetto (1962) il primo racconto a essere stato pubblicato da Antonio Bellomi. Sarcastico, guarda al mondo editoriale dalla prospettiva di un giovane autore alla sua prima opera e defraudato dalla possibilità di vedere il proprio nome stampato sulla copertina. Si parla dunque dello sfruttamento del lavoro altrui, di ghost writer e di gestori di riviste che pagano soldi per acquisire i diritti di paternità di opere di scrittori in erba così da spacciarle per proprie. La seconda parte del testo rivela un epilogo imprevedibile di matrice fantascientifica. La storia, fin da subito un successo editoriale, cela al suo interno fatti e avvenimenti avvenuti in un lontano pianeta disperso nel cosmo sconosciuto agli uomini. Una soluzione utile al vero autore per richiamare indirettamente gli agenti che gli danno la caccia. Fin da questa prima opera si manifesta l'idea dell'alieno capace di assumere sembianze umane, così da mimetizzarsi nella folla. La morte del finto autore, trucidato dagli agenti spaziali, diviene così occasione di libertà per il “negro”.

Truffatori spaziali in azione anche in Marte: Ufficio Collocamento (1978) che vede per protagonista un losco trafficante ed evasore fiscale che pensa bene di dirottare, attraverso uno speciale portale, i perseguitati dalla polizia facendoli finire su un pianeta dove sono costretti a lavorare in miniera. Divenuto ormai ricco e indagato dalla polizia, il losco imprenditore fa uccidere la segretaria che vorrebbe ricattarlo e si abbandona alla bella vita, finché dal portale non vede riemergere i vecchi clienti, liberati dalla prigionia per la chiusura della lontana miniera. La cosa sembra non promettere bene.

Di livello anche un altro racconto giovanile, forse un po' più lungo del richiesto: Un Amico per Theon (1966) che parla del tentativo di salvataggio messo in atto da un cacciatore in favore di un umanoide precipitato sulla terra con la sua navicella spaziale (cilindro). Bellomi anticipa soggetti quali Starman (1984) di John Carpenter, immaginando un'interazione solidale tra un uomo e un alieno (dai tratti umani) che porta alla guarigione del primo (da sterile torna produttivo) quale contropartita per l'aiuto prestato. Tematica questa, molto cara a Bellomi che la riprenderà, secondo modalità diverse, anche con Storia di Udolfo (1996), scritto per la raccolta Mammuth dedicata alle streghe. Questa volta in azione non vi è un naufrago spaziale, ma una donna, discesa sulla terra in cerca di avventure, che se ne vaga nuda con i capelli ramati al vento. È lei la giovane avvenente che campeggia nella copertina dell'antologia. Si tratta di una strega che ha più i tratti e il carattere di una fata. Bramosa di passare una notte d'amore con un terrestre (un ritardato artista sfruttato dal tutore), consentirà al giovane di liberarsi dalla costante emicrania e di conquistare la propria vita superando il dileggio di tutti coloro che lo deridono.

Spiccano poi una dozzina di racconti di eccelso livello. Tra i più acclamati vi è L'Eretico (1983), che Bellomi definisce “una delle mie storie meglio riuscite”. Tradotto in Germania, è un elaborato intriso di una forte verve satirica. Ripropone il ritorno dell'inquisizione in un contesto spaziale in cui va in scena uno scontro tra la Santa Chiesa e una setta di religiosi che si dicono convinti che Cristo fosse un robot inviato dallo spazio per catechizzare l'umanità. Bellomi vede la religione quale via idonea a manipolare l'umanità, giostrando su mistificazioni finalizzate a creare rivali funzionali ad accrescere indirettamente il potere della Chiesa stessa. Finale imprevedibile ed estremista, in un'ottica di martirizzatone in difesa di un'idea. Affine a questo racconto è La Voce dell'Infinito (1975) in cui la decriptazione di un messaggio divulgato dalle profondità siderali dell'universo svela un messaggio inquietante: a esser state impresse nel sonoro sono alcuni passi della Bibbia!

Ci spostiamo nell'azione alla Robert Sheckley con La Prova (1965) che, pur riprendendo Seventh Victim (1953), ha il merito di anticipare la saga Hunger Games (2008) di Suzanne Collins. Per ovviare al problema della sovrappopolazione, i diciottenni devono affrontarsi a gruppi in un'arena, che in realtà è un ambiente boschivo ripreso dalle telecamere gestite in modo da trasmettere lo spettacolo alle televisione. I confronti sono all'ultimo sangue, armati di pistole, fucili e coltelli appositamente scelti prima dell'inizio della gara, in modalità tutti contro tutti. Grande senso dell'azione, con venature humor. Molto apprezzato all'estero, tradotto in francese e persino in Unione Sovietica. La distopia viene trattata anche in Una Cosa tutta Nostra (1979) che immagina un futuro in cui, oltre a dover essere autorizzati a procreare, si deve persino essere autorizzati a morire onde evitare di esser rianimati e riportati in vita per saldare il dovuto grazie all'assoggettamento di un regime di schiavitù destinato a decadere una volta compensato il debito.

Retrogusto war-movie per Il Reduce (1988) che sposta in contesto spaziale le vicende legate al ritorno dei soldati dal fronte. I superstiti, in parte ricostruiti da innesti metallici che ne stravolgono i lineamenti, sono irriconoscibili e sembrano avere l'aspetto di mostri. Pubblicato direttamente in tedesco, risente dell'influenza cyber-punk, ma è un buon racconto che si chiude in modo commovente con approfondimento anche della psicologia femminile rappresentata da una madre che attende il ritorno del marito dato per scomparso.

Molto carino l'inedito Pluto, Gatto dei due Soli (2005), una parabola della vita (nascita, ascesa, decadenza tra dolori e affanni della vecchiaia e avvento dei giovani) vista dalla prospettiva di un gatto misteriosamente piovuto sulla terra da un pianeta lontano. Bellomi propone il suo classico taglio agro-dolce, tra melanconia e nostalgia per il rimpianto mondo delle origini e la giovinezza perduta. Una prospettiva che è al centro anche de Le Verdi Colline della Terra (1963), pubblicato a suo tempo da Lino Aldani col titolo Pianeta Madre. Racconto fantascientifico fortemente melodrammatico di valenza metaforica, visto dal versante di un vecchio che resta sulla Terra mentre buona parte dei concittadini emigrano sulla luna in cerca di fortuna. Niente è caro e bello quanto i luoghi in cui si è cresciuti. Lo scintillare di mirabolanti prospettive (il viaggio nello spazio e la vita su una colonia sulla luna) perderà presto l'appeal iniziale.

Esilarante come pochi Il Diavolo e l'Alchimista (1995), definito da Bellomi “una delle storie più spassose da me scritte”. Fantastico e satirico, proietta il lettore direttamente all'inferno dove va in scena un faustiano patto tra Satana e un alchimista. Satana intende costruire un nuovo girone per i tangentari politici e concede al suo dannato, chiamato a realizzare l'opera, la possibilità di avere un clima più fresco come corrispettivo per il lavoro prestato. Convinto di aver fatto un affare, il dannato, reo di aver venduto a suo tempo l'anima al diavolo in cambio del potere di trasformare il piombo in oro, realizza una vasca d'oro fuso in cui dovranno esser calati i nuovi peccatori, ottenendo il premio promesso: un clima tutto per lui di 5 gradi. Satana però, assai più furbo del Satana di Robert Bloch (il riferimento va a The Hell Bound Train), non ha specificato la scala di misurazione e ha optato per i gradi Fahrenheit costringendo l'alchimista a un gelo infernale. Ironico nei dialoghi.

Sempre sul versante fantastico-horror si muove il kinghiano Angela (2005), un altro interessante inedito che sembra dapprima puntare il dito sulla “mala televisione” per poi imboccare la via dei poteri parapsicologici di un gruppo di ragazzini in vena di pestaggi punitivi. Buona la costruzione, graduale, in vista di un epilogo sibilino che ripropone l'idea di una generazione di adolescenti per certi versi alieni sulla scia dei protagonisti di King e Wyndham. Interessante la critica allo sfruttamento animale nei circhi. Inquieta altresì I Poster di Madame Wu (1989), horror stregonesco dal finale inatteso, che ruota attorno a un negozio londinese gestito da una cinese dagli intensi occhi verde smeraldo. La donna è famosa per avere realizzato un catalogo di ragazze dallo sguardo particolarmente intenso. All'interno della foto infatti è imprigionata l'anima delle giovani.

Sceglie la via della ghost story ironica L'Incredibile Storia di Natale (1989), reputata dall'autore una delle sue storie più riuscite. La costruzione è piuttosto classica riuscendo a riscattarsi per un epilogo decisamente terreno per dei fantasmi. Ogni anno, per il Santo Natale, gli antenati di una dinastia fiorentina si ritrovano attorno a un tavolo fuoriuscendo dai ritratti che li immortalano. Al centro della discussione è la scelta di un loro discendente di vivere facendo l'idraulico. Contenuto altamente satirico, caratterizzato da continui strali che ironizzano sulle modalità attraverso le quali le grandi famiglie sono riuscite a fare soldi, grazie a furti e depredazioni, in vista di un epilogo dove non si sputa su nulla, se questo può garantire introiti.

Non mancano le visioni apocalittiche di una Terra sconvolta dalle bombe nucleari. Emblema di questi racconti è Il Lungo Risveglio (1971), dove un pilota spaziale viene selezionato per potare a termine un'operazione di salvataggio. È stato incaricato di raggiungere, tramite un razzo monoposto, un traghetto spaziale in orbita attorno alla Terra col fine di pilotarlo alla base per recuperare gli alti esponenti della società americana e tentare un'operazione di colonizzazione di Marte. La Terra infatti è stata devastata dalle testate nucleari, al punto da apparire, dallo spazio, rossa. Andrà male, poiché quanto è stato fatto credere all'umanità si rivelerà falso: non vi è alcuna traccia del traghetto spaziale, al suo posto saranno presenti dei container in cui sono stoccate testate nucleari pronte a essere scagliate sulla Terra. Connesso a questa storia è Il Processo, un altro racconto che appare molto moderno (sebbene sia datato 1988), dove i due leader delle federazioni mondiali contrapposte, anziché disinnescare l'escalation bellica che riguarda i due distinti schieramenti, finiscono con lo scatenare una guerra mondiale, con utilizzo di testate nucleari, in quanto nessuno dei due può tollerare di chiudere il conflitto concedendo all'avversario una posizione di forza. Parla di un pianeta morente anche L'Occhio del Sole (1976), in cui i pochi umani superstiti sono costretti a vivere nelle proprie case attorno a un focolare, circondati da automi programmati per servirli. Il sole, infatti, è ormai una stella morente e si sta affievolendo, mentre molti umani hanno deciso di addormentarsi in delle tombe che danno l'idea di esser settate per conservarli nel tempo. Finale a sorpresa.

Avarie e atterraggi su pianeti sconosciuti sono al centro del racconto Un Faro tra le Stelle (1976) dove assistiamo a un approdo d'emergenza per riparare un'astronave danneggiata da una tempesta di meteoriti. Sul pianeta alieno, gli astronauti saranno visitati da un indigeno, in tutto e per tutto identico agli umani preiestorici, che ruberà loro un importante strumento di lavoro. Il tentativo di recuperare il maltolto immetterà i “nostri” in una scoperta scientifica di straordinaria importanza: una sorta di tempio al cui interno una popolazione extraterrestre, venuta da un'altra costellazione, ha lasciato una mappa multimediale dell'universo.

Piace poi Una Sera (1976), un valido e modernissimo racconto distopico, che oggi ben si presterebbe per evidenziare la compressione delle libertà delle donne in paesi come l'Iran. Un gruppo di agenti, infatti, sorprende una giovane ragazza che, sotto l'abito, calza un vestito da ballo proibito dalla legge. Lode infine per I Jurassic Brothers (1995), un mystery che porta in scena dei men in black che tengono in cantina una serie di televisioni ciascuna delle quali sintonizzata su un diverso episodio che ha segnato la storia dell'uomo. Che cosa si cela sotto tale mistero? Ai lettori il compito di svelare l'enigma.

Questo il meglio di un'antologia che, per il resto, propone comunque altro di interessante, a partire dalle indagini del planetologo Uriel Qeta (residente sulla luna) e dal trittico di avventure del Club Pigreco (dove si disquisisce di numerologia con presa più intellettuale rispetto alle altre storie). Storie ben scritte (soprattutto, nel caso del Pigreco, per dei dialoghi che oserei definire tarantiniani), dove si propongono enigmi spesso matematici e, nel secondo caso, un contesto culinario (siamo sempre in un ristorante dove di degustano leccornie) al servizio di una coralità contraddistinta da diversi personaggi pittoreschi quali Martin Mystère e l'alter ego di Bellomi Jack Azimov. Più action le storie del gigantesco Uriel Qeta, di cui segnaliamo La Sequenza Spezzata (2005) che vede il planetologo al cospetto di un enigma legato all'assassinio di un astronomo trafitto da un dardo avvelenato. Bellomi ricorre a indovinelli e barattoli, disposti dalla vittima per conferire un indizio agli indagatori connesso a una sequenza matematica che porta alla rivelazione del nome dell'assassino. Molto ingegnoso, ma non originale: chiedere ad Ellery Queen e al racconto Dead Ringer (inserito in Estate Gialla 1980). Uriel Qeta è protagonista anche di Lo Scienziato che Amava la Rivoluzione Francese, un'avventura su Marte con il planetologo chiamato a risolvere l'enigma legato a un'espressione di uno scienziato morto per infarto. La soluzione è derivativa e rimanda a quanto già letto ne Il Diavolo e L'Alchimista.

CONCLUSIONE

Storie accattivanti, veloci da leggere che raggiungono un eccellente compromesso tra intrattenimento e contenuti. Molti gioielli, infiniti buoni raccconti, pochi scivoloni. Da comprare, ma occhio al prezzo. 

 
L'autore ANTONIO BELLOMI.
 
"Il mostro è il senso di colpa inutile, è la bestia immonda che divora l'anima degli uomini senza costrutto".

domenica 19 maggio 2024

Recensione Narrativa: THE MAKER OF MOONS di Robert W. Chambers.

Autore: Robert William Chambers.
Titolo Originale: The Maker of Moons.
Anno: 1896.
Genere:  Horror / Romance.
Editore: Parzialmente tradotto nell'antologia Il Re in Giallo edita dalla Hypnos (2010).
Pagine: ?.
Prezzo: 24.90 euro (prezzo dell'antologia Il Re in Giallo edita dalla Hypnos.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

La recensione di The King Yellow ha suscitato particolare clamore nei lettori del blog, soprattutto in ordine alla natura delle storie scritte da Robert W. Chambers e alla sua attitudine al macabro. È stato detto da diversi lettori che le storie macabre del ciclo “The King in Yellow” sono estemporanee e, dunque, fuori contesto rispetto alla produzione dell'autore “ben” rappresentata invece dai racconti che abbiamo definito il ciclo del “Quartiere Latino di Parigi”. Questa conclusione, alimentata e incoraggiata dalla copiosa narrativa dell'autore indubbiamente sbilanciata verso romance e romanzi storici (“l'amore rappresenta un argomento d'interesse per dieci persone su dieci” scrive Chambers nel racconto Un Argomento di Interesse), è frutto dell'errato approccio editoriale italiano verso lo scrittore. Anziché predisporre delle selezioni di racconti orientate al weird, tra narrativa del terrore e racconto d'avventura fantastica, si è scelto (col risultato di deludere i lettori) di riproporre una serie di edizioni de Il Re in Giallo (ne conto almeno sei) senza cercare di far luce sulla componente macabra di questo autore e senza tagliare le storie rosa. Solo la Hypnos ha tentato di fare luce nella narrativa dark di Chambers, impreziosendo la loro edizione de Il Re in Giallo con due racconti eccezionali, che qui in calce andremo a recensire, e con la proposizione integrale e del tutto inedita dell'antologia The Mystery of Choice (qua la mia recensione https://giurista81.blogspot.com/2017/10/autore-robert-w.html) a cui avrebbe dovuto dar seguito con la traduzione di tutti i racconti fantastici dell'autore. Proposito questo non rispettato e che immaginiamo, a distanza di tredici anni dall'ultima uscita, naufragato.

Si è letto che se Lovecraft non avesse menzionato Yellow Sign e Robert W. Chambers nel suo Supernatural Horror in Literature dell'autore, oggi, non si saprebbe niente. Ebbene, prima di parlare, sarebbe sempre bene considerare il parzialissimo punto di vista di noi lettori italiani (parlo di chi, come il sottoscritto, si limita a leggere in italiano). Robert W. Chambers, pur se “limitato” da un romanticismo che lo portava a inserire storie d'amore anche nelle avventure più fosche, deve essere considerato a tutti gli effetti un pioniere del weird, in grado di ispirare non solo Howard P. Lovecraft ma una pletora di scrittori.

Potremmo analizzare Chambers in un diretto parallelo con Abraham “Bram” Stoker, a cui è legato da un'evidente corrispondenza di tematiche e approcci narrativi. I due autori, infatti, hanno molte analogie, che vanno dal particolare interesse per la “donna” (tanto che Stoker dette avvio alla cosiddetta new woman, mentre Chambers si soffermerà sull'emancipazione della donna nella società americana), per i racconti fanta-storici (si veda The Lady in the Shroud di Stoker), ma anche per quella che oggi chiameremmo la criptozoologia e il gusto per gli animali esotici (si vedano The Snake's Pass e The Lair of White Worm sempre di Stoker). Una vera e propria passione quest'ultima, alimentata nel caso di Chambers dall'hobby del collezionismo delle farfalle e dalla predilezione per caccia, pesca e per gli scenari naturali, che hanno portato l'autore ad anticipare Arthur Conan Doyle e il ciclo Challenger, oltre che ispirare i miti fantasy di Abraham Merritt, proporre in anticipo su Matthew Phipps Shiel, Sax Rohmer e Robert E. Howard il sottogenere del “pericolo giallo” (la minaccia politica proveniente dalla Cina), plasmare un investigatore dell'occulto (Westrel Keen) esperto nel linguaggio corporeo, conoscitore di codici cifrati e studioso dell'occultismo prima ancora che Algernon Blackwood e William Hope Hodgson ideassero i loro celebri personaggi del John Silence e del Thomas Carnacki, per non parlare della celebre idea del libro maledetto (Il Re in Giallo) che induce alla pazzia chi lo legge. Chambers è stato inoltre uno scrittore in grado di prevedere gli sviluppi socio-politici che sarebbero di lì a poco verificati nella realtà, quali l'ascesa della Russia (quale competitor degli Stati Uniti nella lotta per il controllo del mondo), la belligeranza della Germania e l'esclusione degli ebrei da uno stato accentratore di matrice totalitaria. Insomma, ce ne è abbastanza per parlare di una vera icona del weird inspiegabilmente, soprattutto se si considera che i racconti sono liberi da diritti d'autore, non ancora approfondita e presentata a dovere nella nostra penisola.

Tralasciando i racconti già proposti dalla Hypnos nell'antologia Il Mistero della Scelta, che ripropone integralmente il contenuto dell'antologia The Mystery of Choice (1897), e i due racconti inseriti nel Re in Giallo pescati dall'antologia The Maker of Moons, esistono numerosi ulteriori racconti fantastici che sarebbe opportuno proporre al pubblico italiano, utili a rendere giustizia a uno scrittore che continua a essere sottovalutato. Se è pur vero che Chambers abbia scritto molto romance e molti romanzi storici, ciò non è stato derogato, relativamente al weird, dal solo Il Re Giallo. Il fantastico e la predilezione per il macabro, infatti, hanno accompagnato l'intera carriera dell'autore, almeno fino al 1920. Non si tratta dunque di parentesi estemporanee, ma di sortite piuttosto regolari che ricordano, per fare un parallelismo cinematografico, l'atteggiamento verso l'horror del regista Pupi Avati. Sono state almeno sette le antologie interessate da argomenti dark, oltre un romanzo. Tre di queste sono state date alle stampe nei primi quattro anni di attività. Menzioniamo intatti The King in Yellow (1895), The Maker of Moons (1896), The Mystery of Choice (1897), In Search of Unknown (1904), The Tracer of Lost Persons (1906), The Tree of Heaven (1907) e Police!!! (1915).

Tra i racconti che vengono segnalati, da critici e recensori anglofoni, sarebbero da recuperare numerosi testi da In Search of Unknown (1904), che, per certi versi e in versione criptozoologica, anticipano quasi di cento anni la serie televisiva X-Files con protagonista un ornitologo del New York Zoological Society che trova uccelli e animali insoliti in tutto il mondo. Anche in queste storie, Chambers mischia sempre all'avventura e alle venature macabre la componente sentimental-amorosa. All'interno spicca The Harbor Master, in cui va in scena una caccia a un ibrido – metà uomo e metà anfibio – denominato “Il Capitano del Porto”. Si tratta di un racconto molto importante, tra i più caratteristici e famosi dell'autore, non troppo distante dalle ibridazioni lovecraftiane che faranno la loro comparsa in The Shadow Over Innsmouth (1931). Da segnalare anche il racconto In Search of Great Auk, incentrato sulla ricerca di una specie di volatile estinto.

In The Tracer of Lost Persons sono contenuti i racconti del detective soprannaturale di Chambers (Mr Keen), un individuo specializzato nel ritrovare persone scomparse. Lo stile è quello classico dell'autore, che tende a raccogliere elaborati di genere diverso, dal romance al dark, condendo il tutto con cospicue dosi di ironia e un background in cui non manca mai il sentimentalismo amoroso. L'antologia ha dato vita a una longeva serie radiofonica, andata in onda dal 1937 al 1955, per un totale di 1690 trasmissioni, facendo di Keen il detective più resiliente a fronte di una concorrenza agguerrita che comprendeva, tra gli altri, Nick Carter e Sherlock Holmes.

All'interno di The Tree of Heaven (1907) sono rintracciabili The Carpet of Belshazzar, Out of the Depths, The Case of Mr Helmer, The Swastika (tradotto anche in italiano nel 2003 e inserito nell'antologia Alia. L'Arcipelago del Fantastico) e The Sign of Venus, dove si parla di viaggi astrali.

Molto interessante è poi la raccolta Police!!! (1915) incentrata sulle mirabolanti avventure alla ricerca di specie perdute, quali uomini anfibi (The Third Eye), donne delle caverne, mammut (In Search of Mammoth), vermi giganteschi che scavano sotto i campi dello stato di New York (Un Peu d'Amour) e pesciolini dalle dimensioni di un bus (The Ladies of the Lake).

Altri racconti weird segnalati dagli appassionati sono Grey Magic, Samaris, The Bridal Pair, The Death of Yarghouz Khan e The Death Trail. Insomma ce n'è per imbastire almeno due antologie, oltre le due già disponibili sul mercato nostrano, a cui deve aggiungersi The Slayer of Souls (1920), il romanzo sulla stregoneria in cui si immagina l'ascesa di una setta satanica in grado di corrompere le menti dei partiti di sinistra e dei sindacalisti per sovvertire l'ordine costituito. Un romanzo in cui si recepisce la paura dovuta alla rivoluzione russa da poco compiuta e che non è stato molto apprezzato da Joshi (lo reputa ingenuo).

Vendiamo ora a recensire tre racconti “extra” che sono stati tradotti in italiano, compresi i due proposti da Andrea Vaccaro nel volume Il Re in Giallo, edito nel 2010 dalle Edizioni Hypnos. Partiamo da The Maker of Moons, tradotto dalla Hypnos col titolo “Il Fabbricante di Lune”, un ottimo weird fantasy, legato sia alla mitologia cinese sia al sottogenere del cosiddetto “pericolo giallo” che prenderà piede tre anni dopo con Matthew Phipps Shiel e The Yellow Danger (1899). Chambers, come poi farà nell'antologia The Mystery of Choice e nel prosieguo carriera, da largo sfogo al proprio gusto per la natura e per le creature criptozoologiche (un po' stile le aramostre di Stephen King presenti nella saga della Torre Nera). Per certi versi, e in alcuni passaggi, anticipa anche Algernon Blackwood (ampie descrizioni ambientali, alberi che stormiscono mossi dal vento, animali che si muovono furtivi tra i rovi), dimostrando a pieno titolo di essere un vero e proprio maestro del weird. Nella fattispecie, l'autore newyorkese parte dall'intelaiatura di The Demoiselle d'Ys, quinto racconto di The King in Yellow, da cui arrivano l'idea del viandante che si perde nel bosco, i riferimenti alla caccia (a beccacce e galli cedroni), l'immancabile innamoramento della damigella che misteriosamente vaga tra la vegetazione e il continuo muoversi tra realtà e sogno. Da questa base di partenza si sviluppa un'avventura assai più complessa e variegata, ambientata nei boschi del Quebec. Un manipolo di uomini, agli ordini dei Servizi Segreti governativi americani, si muove alla caccia di un'associazione cinese: i temibili Kuen-Yuin, “la setta più diabolica e letale che esista... detengono il controllo assoluto di cento milioni di persone”. L'obiettivo è porre fine al traffico di oro artificiale prodotto dalla banda, quale unione di tre costituenti. Chambers concepisce un'ottima idea su cui si innesca una storia visionaria, dai tratti cosmici, che fungerà – probabilmente – da spunto al celebre The Inhabitant of the Lake (1964) di Ramsey Campbell. Un lago, chiamato il “lago delle stelle”, ospita una creatura (lo Xin, un genio della Cina pervertito dall'arte magica e destrutturato in migliaia di appendici che ne fanno parte senza essere unite al corpo centrale) che Chambers è ben attento a non definire, composta da estensioni libere di muoversi autonomamente nel bosco. Creature aliene, a metà strada tra il granchio e il rettile, prive di bocca e di occhi, che emanano un tanfo pestilenziale. Un essere che terrorizza gli altri animali, al punto da indurli alla fuga quando, per qualche ragione, decide di muoversi dai fondali per scivolare in superficie. “Quando lo Xin sta per uccidere un uomo, i segugi Yeth galoppano nella notte... Sono cani senza testa. Sono gli spiriti dei bambini assassinati che attraversano i boschi la notte, ululando ”

Dietro a tutto si muove uno stregone dai lineamenti cinesi (Yue-Laou, il capo del Kuen-Yuin, un essere che un tempo viveva sulla Luna); una sorta di profeta di un culto alieno, attivo ben prima dell'ideazione del Fu Manchu di Rohmer (sarà ideato nel 1913), che ha le capacità di generare dalle mani globi luminosi, di legare sentimentalmente persone di sesso opposto e di fondere tra loro materiali diversi così da generare l'oro. Il governo degli Stati Uniti non ci sta. Non vuole che una simile capacità finisca nelle mani degli scienziati, perché questo potrebbe stravolgere il mercato dell'oro e causare danni a chi ne detiene i diritti. Capolavoro assoluto, ben centellinato e intriso di sense of wonder, soprattutto per i rimandi all'immaginaria città di Yian: “è la capitale del Kuen-Yuin con un grande fiume che serpeggia sotto mille ponti, dove i giardini hanno un profumo dolce e l'aria è satura della musica di campanelli d'argento... si trova al di là di sette oceani e del grande fiume, che è più lungo della distanza tra la Terra e la luna.”

Purtroppo ignorato dai lettori italiani, a parte coloro che hanno nella propria biblioteca la versione de “Il Re in Giallo” delle Edizioni Hypnos, Joshi l'ha definito “uno straordinario racconto sul misterioso Oriente”.

Inserito nell'antologia The Maker of Moons figura anche il racconto A Pleasant Evening (“Una Piacevole Serata”), che vede per protagonista un illustratore incaricato dal direttore di una testata giornalistica di realizzare una serie di disegni, dapprima presso uno zoo e poi presso l'obitorio.

Chambers, come suo cliché, muove un personaggio che esercita un lavoro da lui stesso praticato, spostando la narrazione nelle vie urbane di New York. L'intelaiatura è quella di un giallo costruito su diversi elementi che tendono a intrecciarsi tra loro, portando il tutto dalle parti della ghost story. Al centro del narrato abbiamo un ufficiale dell'esercito francese, condannato in patria alla pena capitale per spionaggio, che vive mendicando per le vie newyorkesi, a cui sono state indirizzate due lettere scritte da una donna verosimilmente colata a picco nell'oceano mentre si recava in Francia per portare le prove dell'ingiusta condanna.

Chambers si diverte a destrutturare la vicenda e rimodularla per vie alternative che portano sempre al medesimo risultato. Allucinazione e realtà si mischiano tra loro, invalidandosi a vicenda fino a minare i nervi del protagonista. Quanto temuto viene a perdere di consistenza salvo riproporsi in egual misura poco dopo. Alla fine si ottiene un effetto estraniante che fa della storia un buon racconto di fantasmi. Joshi lo ha definito “un'incisiva storia di fantasmi”. Notevole, per abilità descrittive, la scena in cui viene esploso un colpo di pistola, così come è estremamente efficace l'epilogo. Tra i temi sottotraccia, si percepisce una riflessione religiosa circa le ingiustizie che Dio è disposto a sopportare, mentre tutti gli uomini si muovono in cerca della ricchezza disinteressandosi del benessere altrui.

Recuperato nell'antologia collettiva Occulto!, pubblicata dalla Newton & Compton, è The Seal of Salomon (“Il Sigillo di Salomone”), un racconto datato 1906, molto diverso dalle storie tradizionali di Chambers e facente parte del mini ciclo del The Tracer of Lost Persons. Nonostante la novità iniziale, ancora una volta, tutto ruota su una storia d'amore contraddistinta dall'immancabile colpo di fulmine. Chambers segue una via insolita, che rientra nel solco del nascente sottogenere degli investigatori dell'occulto. Westrel Keen è il protagonista, un detective privato titolare di una società, la Keen & Co., specializzata nel ritrovare persone scomparse. Studioso di occulto e dei metodi deduttivi, ma soprattutto abile conoscitore del linguaggio corporeo (“ho ricondotto i fenomeni muscolari superficiali e gli aspetti sintomatici facciali a una scienza esatta fondata su una tabella che si avvicina al sistema di registrazione di Bertillon”) e delle intonazioni vocali, Keen si avvale di una rete di collaboratori esterni che gli consentono, nel giro di poco, di venire a capo delle informazioni necessarie per capire le persone che ha di fronte e indirizzare le relative indagini commissionate. Chambers guarda a The Repairer of Reputations, salvo sposare la via della commedia. Lo stile è molto più moderno degli esordi, arrivando a ricomprendere nel testo disegni e schemi cifrati un po' come farà Dan Brown nei suoi celebri romanzi di inizio secolo. I dialoghi sono esilaranti e accattivanti, privati della pomposità romantica o del delirio psicotico. L'ambientazione urbana (siamo a New York) con taxi e grattacieli è assai lontana dagli scenari silvani tanto cari all'autore e conferisce al tutto un'atmosfera quotidiana. Si parla della possibilità di compiere viaggi astrali, di codici criptati (che celano dichiarazioni d'amore), apparizioni dell'io subcosciente e della misteriosa radiazione riconnessa ai supposti “Raggi N”. Pur se penalizzato da qualche inverosimiglianza, si rivela un gradevole divertissement al punto da esser stato selezionato da Isaac Asimov per l'antologia The Tales of the Occult (1989) poi proposta in Italia con i titoli Avventure nell'Occulto (Mondadori) e Occulto! (Newton & Compton).

Questi i pochi racconti presenti sul mercato italiano. Non ci resta che rivolgerci alle tante piccole case editrici indipendenti: TRADUCETE I RACCONTI WEIRD DI CHAMBERS, non farlo sarebbe un delitto. 

 

Copertina di una raccolta della Hippocampus Press
che raduna 
il meglio delle storie weird dell'autore.