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giovedì 17 ottobre 2024

Recensione Narrativa: UN CASTELLO NEI CARPAZI di Maurizio Bianciotto.

Autore: Maurizio Bianciotto.
Anno: 2024.
Genere:  Horror.
Editore: Mannarino Edizioni.
Pagine: 100.
Prezzo: 10.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Squadra che vince non si cambia” dice un vecchio adagio, a cui Maurizio Bianciotto sembra non volersi discostare. Lo scrittore torinese rinnova così il sodalizio con la Mannarino Editore e, dopo La Sanguinaria Dama della Magione Oscura – Orrore (2023) dello scorso anno, torna sul mercato con una nuova novella (in realtà un racconto lungo) in odore Hammer: Un Castello nei Carpazi.

Novanta pagine abbondanti che sintetizzano appieno la narrativa di Bianciotto, richiamandone tutti i topos: l'ambientazione est europea, il tema del viaggio di avvicinamento dalla campagna verso un antico castello, il protagonista che è un soldato, la presenza di un nobile dai tratti che richiamano Dracula, la graduale entrata in scena di un orrore compenetrato da avvenimenti legati alla grande storia dell'umanità (qui del novecento, più spesso dell'ottocento) e un marcato senso d'azione dove trovano spazio le armi da fuoco. Un Castello nei Carpazi non deroga a questo. Bianciotto confeziona l'ennesimo racconto classico legato agli insegnamenti della narrativa dell'orrore di inizio novecento e lo fa con una padronanza ormai divenuta un marchio di fabbrica.

Narratore provetto, Bianciotto ha costruito una comfort zone in cui riesce a destreggiarsi con tecnica professionale, stentando però a discostarsene per cercare un qualcosa di più personale e rivoluzionario. Le sue sono storie quadrate, gestite con una costruzione dei tempi assai calibrata e un'interessante analisi psicologica dei protagonisti. Nell'occasione porta in scena una spedizione ordinata nientemeno che da Himmler, al fine di scoprire la via attraverso la quale un Conte rumeno (tale Mircea Codrescu) ha vinto la morte. Niente di originale dunque, ma ben narrato, specie nell'introspezione dei personaggi, tra i quali un ufficiale della wehrmacht (un uomo ossessionato dal suo ruolo e incapace di vedere la realtà per quello che è) che si duole per essere stato distolto dal fronte russo per accompagnare uno strampalato professore dedito allo studio del soprannaturale.

L'epilogo è un po' telefonato, ma l'idea di ribaltare il tutto facendo passare i mostri per un qualcosa di meno diabolico degli umani attribuisce al progetto (derivativo) un qualche punto in più. Finale grandguignolesco, tra vampiri, licantropi e streghe, con un uomo che ricorda un po' il Tony Montana di Scarface.

Si annota la totale assenza dell'erotismo, altrove presente nelle storie di Bianciotto. Consigliato, come sempre, ai cultori di un orrore legato alla Hammer e ai romanzi derivativi del Dracula di Bram Stoker.

 

L'autore Maurizio Bianciotto.
 
Che tipo di uomo era colui che sino alla fine non aveva accettato la verità ed era andato incontro alla morte vomitando tutto il proprio odio e la propria rabbia?

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