Autore: M.J. Arcade (Andrea Di Bruno e Giuseppe Conti).
Anno: 2025.
Genere: Heroic Fantsy.
Editore: Game Dynamics.
Pagine: 116.
Prezzo: 10.40 euro.
Rises from your Grave, ovvero “Destati dalla tua Tomba”, la frase proferita in tono solenne che benediva l'inizio dell'avventura di ogni giocatore del picchiaduro SEGA, a scorrimento laterale, Altered Beast. Videogame di punta delle sale giochi di fine anni ottanta (1988 per la precisione), a fianco di altri cult Sega, quali Wonder Boy (1986), Alex Kidd (1986), Shinobi (1987), Double Dragon (1987) e Golden Axe (1989) disponibili anche per consolle – sempre di casa Sega - Maga Drive (16 bit) e Master System (8 bit), che si contrapponevano ad altri grandi classici quali Toki (1989), Hammerin' Harry (1990) e i Capcom (strepitosi per l'epoca e di gran lunga i miei preferiti) Final Fight (1989), Cadillac and Dinosaurs (1993) e Street Fighter II (1991) nonché gli altrettanto validi prodotti Konami, con titoli quali l'indimenticabile (vuoi solo per la parte ambientata nel quartiere gay) Vendetta (1991), e gli “sportivi” di altre case quali Kick and Run (1988), Euro League (1989), WWF Wrestle Fest (1991) e F1 Grand Prix (1991).
M.J. Arcade, nome collettivo (formato da Giuseppe Conti e Andrea Di Bruno) che omaggia fin dalla scelta del cognome la rimpianta epoca delle sale giochi (arcade erano appunto i videogiochi caricati su postazione pubblica), riporta i lettori – oggi cresciuti – indietro nel tempo (a oltre trent'anni fa), proponendosi di trasformare in prodotti narrativi i videogiochi che hanno cadenzato i tanti pomeriggi dell'infanzia, vuoi che si fosse sulla spiaggia (immancabile puntatina nella sezione videogiochi) vuoi che si fosse al luna-park. E allora, vista la premessa, quale videogioco scegliere per destare dalle polveri un'epoca ormai estinta se non Altered Beast? Nessuno, inutile nasconderci. Il Guerriero Bestia è una novelizazion non ufficiale del videogioco, nonostante gli autori abbiano introdotto alcune varianti per evitare di subire beghe legali.
Come i giovani d'oggi faticano a trovare un centro di aggregazione (la sala giochi era un vero centro di socializzazione), il Dio Zeus è alle prese con una crisi esistenziale dell'umanità che rischia di sconvolgere tutti i piani dell'Olimpo. È in corso una vera e propria guerra per la conquista di un mondo che sta morendo, anche per colpa delle stesse divinità, non poi troppo dissimili rispetto agli uomini. Solo i mostri possono combattere altri mostri (frase da Demolition Man). Ecco allora la scelta di ridestare dalla tomba un vecchio campione di Zeus, deceduto da circa mille anni e maledetto per aver disatteso agli ordini del Dio. “Ti sarà perdonata ogni azione...” cosa vi ricorda? Esatto. Arkados è il classico anti-eroe alla Jena Plissken, che se ne frega del mondo e di Zeus ma che, nonostante ciò, si trova a dover accettare la proposta. Dovrà liberare la Dea Atena, figlia di Zeus, finita nelle mani di una divinità minore salita sul trono (fatto di teschi) dell'Ade e intenzionata a rimodulare il mondo nel nome dell'anarchia. Così parte l'avventura di Arkados, umano mutaforma che può trasformarsi (un po' come Hulk) in lupo mannaro, orso, drago e tigre (tutte prerogative ereditate dal videogioco) acquisendo, di volta in volta, poteri supplementari che gli permettono di far fronte ai vari mostri che il villain, l'anarchico Dolos, gli pone sul cammino. La struttura della novella, spalmata in poco meno di cento pagine, ricalca il canovaccio definito “il cammino dell'eroe”. Si tratta di un point to point che ben rappresenta la dimensione di provenienza del videogioco, grazie ai livelli e ai mostri da superare. I due autori costruiscono uno sfondo scenografico molto affascinante, fatto di contesti crepuscolari, templi decadenti e creature legate alla tradizione mitologica greca che sorgono dallo Stige, emergono dal terreno o piovono dall'alto in quello che è una vera e propria discesa nell'Ade, tra caligine, fiumi di lava e pareti che imprigionano anime urlanti.
Interessante il substrato del racconto e il messaggio finale (tanto pessimista quanto realista) che vede gli umani alla stregua di pecore, per la loro incapacità di essere libere dalle direttive di un pastore; gli uomini dunque sono incapaci di essere liberi, ma Dolos vuole un mondo dove ogni essere sia libero, sebbene quella libertà si trasformerà in follia, distruzione, in eterno conflitto. Gli dei, un po' come nella tradizione omerica, sono tutt'altro che infallibili e magnanimi. Zeus ha scatenato una rappresaglia contro gli umani infedeli (non troppo dissimile a quella indicata nelle “nostre” Sacre Scritture, si pensi alla parabola del Diluvio) che è poi stata trampolino di lancio per l'ascesa di Dolos, una sorta di Lucifero della tradizione cristiana, ma da intendersi quale liberatore e portatore di luce (parla di offrire la “verità”). Definito “il sussurratore” e “il corruttore”, è un negromante che intende rivoluzionare l'ormai decadente mondo degli uomini, scardinando l'ordine (reazionario) degli dei, in favore della libertà assoluta rappresentata dal caos primordiale. Per far questo, ha bisogno di esautorare l'essenza della Dea Atena (caratterizzata con valenza mariana, “amava ancora l'umanità, l'unica che mostrava pietà per i mortali, anche per i meno zelanti”) imprigionata nel vaso di pandora e da questo assorbita sempre più, in una corsa contro il tempo per scongiurarne la dissoluzione. Il ribelle Arkados è l'unico che può impedire la nuova era. Ha un passato complesso (ha ucciso il fratello) e si è rivoltato contro Zeus, perché abituato a ragionare col proprio cervello invece di eseguire gli ordini; verrà ricondotto sulla retta via dall'amore per una donna, conosciuta durante il viaggio. Per lei, più che per Zeus, compierà una vera e propria missione suicida (“i campioni dell'umanità furono marchiati come animali, mandati al massacro in nome di un equilibrio traballante”) che ricorda molto da vicino, seppur virata all'epilogo in una dimensione fumettistica (penso ai Cavalieri dello Zodiaco), quella dei personaggi di Andrea Gualchierotti nel romanzo I Campioni dell'Inferno (2024). M.J. Arcade, infatti, si inserisce nel sottofilone sword & sorcery che è stato definito “mediterraneo”. A differenza dei romanzi di Gualchierotti, tuttavia, evita di concepire una struttura ad ampio respiro. Si ha la sensazione che ci sia furia di portare avanti la storia. Mancano approfondimenti culturali (ricchi nelle storie di Gualchierotti), il soggetto viene dipanato senza tante concessioni (ci sono comunque flashback) quando invece si sarebbe potuto renderlo ancora più bello e memorabile. Gli autori sembrano interessati a contenere il tutto in una lunghezza predeterminata senza tanto preoccuparsi di sviluppare il soggetto iniziale (in realtà, seppure efficace, molto lineare e abbozzato). Lo stile, elegante per effetto di un lessico ricercato, è estremamente (a mio avviso, troppo) asciutto, così come i combattimenti tendono a essere risolti con una sproporzione dei valori a totale a beneficio del protagonista (che comunque viene menomato). Notevole la descrizione dell'Ade, così come quella di una civiltà umana – parallela a quella che abbiamo studiato a scuola – prossima alla capitolazione. Si respira aria apocalittica, nel vero e proprio senso dell'Apocalisse di San Giovanni. Dolos manovra eserciti di zombi, manda all'attacco creature zoomorfe e brama di ergersi a nuovo Dio, sfidando apertamente Zeus e sfruttando il lavoro dei falsi profeti (gli onirarchi che “devono preparare gli uomini alla venuta del nuovo padrone”). La parte finale rievoca il discorso di Al Pacino ne L'Avvocato del Diavolo. Gli dei sono assenteisti, alcuni, un po' come nel Malpertuis di Jean Ray, si sono persino estinti (poiché nessuno prega più). “Gli dei svaniscono quando nessuno li teme, quando nessuno li prega. Io non svanirò, perché io non ho bisogno di fede.” L'apostasia è dilagante e la parusia è alle porte, solo che a risorgere non è Gesù, bensì la Bestia, il perfetto simbolo della ribellione e della libertà di pensiero dell'uomo messo davanti alla prospettiva di scegliere tra “bene” o “male” (da intendersi non nella visione cristiana).
Il volume, disponibile anche in ebook, è corredato da pertinenti illustrazioni realizzate dall'intelligenza artificiale e modificate dagli autori.
Prefazione del bravo Alessandro Girola che ha anche curato l'editing (ho notato tre o quattro refusi).
Bel prodotto, specie se si considera che arriva dal self publishing, peccato che non sia stato maggiormente sviluppato. Piacerà a tutti i cultori di sword & sorcery mediterraneo. M.J. Arcade ha insistito nel progetto facendo uscire altre due novelle sempre ispirate dai videogiochi: Protocollo Eresia (omaggio a Doom) e Il Castello Errante del Vampiro. Lo terremo d'occhio.
“Chi ha scelto la morte combatte senza risparmio.”
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