Autore: Howard Fast.
Titolo Originale: A Touch of Infinity.
Anno: 1974.
Genere: Fantascienza/Surrealismo/Satira.
Editore: Mondadori, collana Urania (n.649).
Pagine: 134.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Howard
Fast ovvero l'ilarità che diviene narrativa e in modo divertito,
divertente e, non da ultimo, intelligente, mettendo alla berlina
l'egoismo, la contraddittorietà e il materialismo tipico della
maggioranza degli uomini, lasciando sempre aperta una fessura sul
mondo dell'altrove, il trascendente verrebbe da dire, con continui
riferimenti a Dio o ai creatori della razza umana. A
Touch of Infinity (1972),
tradotto in Italia con il titolo La
Mano nel
1974 a cura della Mondadori (collana Urania), è una summa del
talento dissacrante di questo scrittore, un uomo che non si è mai
nascosto e ha subito, per le sue idee (condivisibili o meno che
fossero) dei gravi intralci e dei vergognosi giudizi poi ribaltati
per mere ragioni incidentali.
I
più che leggeranno queste righe, probabilmente, non ne hanno mai
sentito parlare. Seppur in Italia non sia molto conosciuto,
per alcuni è una vera e propria leggenda. Basterebbe citare solo un
suo romanzo per comprenderne la portata. Ci riferiamo a Spartacus
poi portato al cinema da un certo Kubrick, un regista che per la
lettura (a 360°) nutriva un interesse di proporzioni stellari, mi
verrebbe da dire date certe Odissee
(a
tal proposito da non perdersi le storie del Cervo
Bianco).
Fast
nasce nella città della grande mela, nel 1914, quale risultato
finale di un condensato di culture. Il padre, Barney Fast(owski), era
un Ucraino, mentre la madre, che si chiamava Miller, proprio come il
famoso capitano de Salvate
il Soldato Ryan,
era nata nel Regno Unito. A unire i due sono, oltre l'amore romantico
della gioventù, la comune religione ebraica e il fatto di esser
scappati dal vecchio continente. Un connubio che mi fa saltare in mente un certo concittadino David Duchovny, anche lui
d'origine Ucraina ed ebraica ma nato da un'altra Miller sempre del
Regno Unito, l'attore che ha interpretato Fox Mulder nel serial
X-Files
che,
come avremo modo di sottolineare nel proseguo viene quasi anticipato
in un racconto con un riferimento piuttosto specifico all'FBI (a tal
proposito un salutone anche alla bella Dana, eh...Sarà
anche bassa, ma a me piace, oh allora...).
Inizia
a lavorare giovanissimo, causa la dipartita prematura della madre, e
a dieci anni è già a fare lo strillone per le strade con i giornali
in pugno. “SIGNORI E SIGNORE... LA SAPETE L'ULTIMA?” E via a
vendere i giornali, tra una risata e l'altra, accalappiando i
passanti per pochi cents e qualche pacca sulla spalla. “Sei
proprio un bravo ragazzo, Howard”
e lui: “Va
beh che non mi chiamano ancora Cunningham, ma non sono ne' il R.E. né
il Phillips Lovecraft”
che in quegli anni furoreggiavano per le strade mentre il riferimento a Cunningham lo scoprirete dopo. Gli viene subito offerto,
probabilmente dopo combattuto concorso pubblico, un posto a tempo
determinato (però... eh eh eh) presso l'amministrazione pubblica e
viene dirottato alla biblioteca della grande mela. È proprio
l'avvicinamento a riviste, giornali e libri, verrebbe quasi da dire
il continuo respirare l'odore liberato dai fogli consumati dal tempo
e dalle carezze di migliaia di mani, a portarlo a sviluppare una
passione che poi diventerà vera e propria professione, ma con
ilarità, come dimostra nel racconto Il
Buco nel Pavimento (The
Hole in the Floor) dove
fa dire, con grandissimo tasso di ironia, a un certo poliziotto la
seguente battuta, che sa quasi di barzelletta, in verità: “Se
avessi un briciolo di cervello in testa farei lo scrittore, non il
poliziotto. C'è un Tizio nella polizia di Los Angeles che fa lo
scrittore. Ha scritto un libro che è diventato un best seller, e ha
fatto un sacco di grana. Ma lui vuole continuare a fare il
poliziotto. Mi fa una rabbia...!”
Eppure più che di grana, Fast, avrà grane a volontà e anche
piuttosto grosse. “Bada
che scaglia... questa è buona per gli spaghetti, la mandano dalla
Padania!”
Fa il grande salto allo scoccare del '33, giovanissimo dato che per
l'epoca non è ancora considerato maggiorenne (almeno in Italia), e
da alle stampe Two
Valleys (non
tradotto in italiano, credo). Pur essendo al debutto vende subito un
milione di copie, pazzesco per qualcuno (specie se poi andiamo a
vedere quello che succede dopo), ma è tutto vero. Come vera diverrà
la trasposizione cinematografica di una sua opera con Muhammad Alì
protagonista, scritta a inizio carriera, e persino l'inserimento di
alcuni suoi testi (Citizen
Tom Paine)
nel circuito di formazione scolastica americana, questo fin da
subito. Appassionato di viaggi e della storia di America, scrive
molti pezzi di natura storica, in particolare del west, con articoli
e racconti dove opera una sorta di revisionismo
western ante
litteram sugli indiani (visti come vittime e non come il nemico da
cacciare nelle riserve), e della guerra di secessione. Cerca notizie
ovunque, è un vero e proprio topo di biblioteca. Va anche in giro a
fare interviste, armato di matita e block notes. Scrive un
romanzo, che tratta le vicissitudine di alcuni emigranti italiani ed
ebrei costretti a fuggire dalla propria terra negli anni che
precedettero la caduta di Wall Street (peraltro ricordata in chiave
ironica, nella raccolta qua omaggiata nel racconto Il
Cerchio, dove
per protagonista irrompe un sindaco geniale) e che viene pubblicato
con il titolo The
Immigrans. Ma
mentre lui può fare tutto questo, nella tranquillità offerta dal
paese delle stelle e strisce, altri suoi compagni, altrove, diventano
vittime di uno dei momenti più bui della storia dell'umanità. Sono
anni in cui in Europa soffiano venti di guerra e, crediamo di poter
dire, il trasporto di Fast (mi verrebbe da aggiungere dei coniugi
Fast, avendo sposato nel 1937 Bette Cohen... sempre un omaggio al
GRANDE
LEBOWSKI, permettetemelo
da fan) non è certo secondario e insensibile agli eventi raccontati
da radio e giornali, date anche le origini e certi episodi
verificatesi nel vecchio continente, probabilmente neppur
lontanamente immaginabili dalla fervida immaginazione di uno
scrittore horror. E badate bene, allora si parla solo di
“deportazione”
e
non, ancora, di tutti gli orrori del dietro le quinte che emersero
poi conquistando i terreni sul campo. Viene così arruolato
nell'esercito americano, che sarà risolutivo come tutti sappiamo per
le sorti del conflitto e, più ancora, del mondo (P.K. Dick, uno a
caso, insegna con la sua riscrittura immaginaria della storia quello
che sarebbe potuto succedere, altrimenti), presso l'Office
of War Information.
I suoi ideali politici, o meglio la sua filosofia, però traspare,
non se ne sta confinata nella sfera del personale, va oltre (come
giusto che sia) e diviene invisa ai poteri forti. Nel 1944 aderisce
al partito comunista e allora viene scaricato. Non è possibile, non
è tollerabile avere una “potenziale serpe” in corpo. Addirittura
finisce in carcere per tre mesi, condannato dalla Commissione per le
Attività Antiamericane, per comportamento sovversivo. In realtà la
colpa di Fast, se di colpa può parlarsi, è quella di impegnarsi al
fianco degli oppositori (definiti ribelli) del governo franchista che
domina la Spagna. Invitato a fare i nomi, specie dei finanziatori di
questi movimenti, fa andare su tutte le furie la commissione per non
rivelare quanto richiesto e per il suo chiudersi in un onorevole
mutismo fatto di ammiccate e boccucce. Per la corte questo è
sufficiente a integrare il reato di oltraggio. Ci vien da dire, a
posteriori, che a Fast non riuscì quello che mise in piedi il suo
predecessore Ambrose Bierce, un altro che con i ribelli e le storie
della guerra di secessione ci andava a nozze. Praticamente, tra i
due, è intercorso il proverbiale Dal
Tramonto all'Alba.
È
il 1950, son anni in cui nell'aria si respira un altro conflitto,
questa volta più devastante per la scoperta di armi e di strumenti
massmediatici sempre più forti. L'incubo del nucleare aleggia sul
mondo come una mano prossima a spegnere il sole e con esso la vita,
come vedremo in modo surreale ne La
Mano
(Not With a Bang)
e in modo molto più concreto ne L'Uovo
(“The
Egg”). Durante
la detenzione, forse agevolato mentalmente dal pensiero di una
ristrettezza della libertà personale e dall'idea di un'autorità
despota che vuol tenere tutti sotto l'invisibile guinzaglio del
controllo, sviluppa l'idea embrionale di Spartacus,
da
leggersi come una sorta di ideologica manlevatio
dai
politici e dai poteri forti ma ambientata ai tempi dell'antica Roma.
Nove anni dopo, forse imprevedibilmente un po' per tutti dato che
nessun editore si decide a pubblicare il testo (“E
poi cosa ci succede a noi?” dicevano
gli editori),
la sua storia viene portata sul grande schermo dall'immenso, ma
ancora giovanissimo, Kubrick; uno che con il Dottor
Stranamore e
Orizzonti
di Gloria aveva
già evidenziato il proprio humor nero verso certi
estabilishment nonché
il proprio smargiasso menefreghismo del sistema. “E
ci fa fare i soldi”
si giustificavano i produttori “Gli
facciam fare i film, si... C'avete registi migliori voi?”.
Una soddisfazione enorme per Fast che, abbandonato da tutti, si era
pubblicato a proprie spese il romanzo...!!! Vergognoso, permetteteci
lo sfogo. Vendendo “appena”, per il valore intrinseco, 48.000
copie (tante per un'autoproduzione, ma zero per un libro di tale
caratura). Un'onta troppo grande per la burocrazia dei palazzi che lo
isola e lo intralcia. Avete in mente l'immagine stilizzata della
vecchia che va a mettere il bastone nei raggi di un bimbo che si
diverte con la sua mini BMX? Bene, è coincidente alla situazione.
D'altro
canto, però, il suo coraggio e la sua serietà di uomo, reso tale
anche per il non abbassarsi a compromessi o ad atteggiamenti di
interesse prettamente economico come il più comodo e sicuro
atteggiamento qualunquista, non passano inosservati. Così, mentre
con la moglie mette in piedi la Blue
Heron Press,
casa di produzione funzionale a produrre i propri lavori (perché
nessuno si azzardava a metterlo sotto contratto, figurarsi se può
esser vantaggioso inimicarsi certi soggetti), con tutti i problemi di
distribuzione e di editing (molto carenti), nel 1953 riceve una
chiamata che ha del pazzesco. In linea c'è Mosca e ci vuole un
interprete per capirla... Si, non quella del racconto Questione
di Dimensioni,
in linea c'è quella capitale... “Oddio,
no... quella pena, no...!”
si allarma Howard. “Ma
che pena... e sono i russi...”
gli ride la moglie. “Ah,
meno male che dormono ancora”
fa lui... “Sono
gli altri zzzzz”.
E perché lo vogliono? Eh, sembra una barzelletta, ragazzi miei...
Una di quelle che rende Buffa alla tv. Lo vogliono, perché devono
consegnargli un premio... E che premio è? È uno dei più importanti
riconoscimenti del mondo orientale... È il Premio
Stalin per
la pace, risposta sovietica alternativa al più famoso Premio Nobel
per la Pace. E non lo riceve insieme ai primi che passano per la
strada, tipo il perito Reznov o il compagno Grinowsky. No, signori...
c'è anche spazio per l'ironia italiana. Per un bizzarro scherzo del
destino, come scritto dallo stesso Fast ne Il
Prezzo,
“Dio
opera in modo singolare”. Infatti,
il colmo per uno che viene dalla grande mela è ricevere il premio
con un certo Andrea Gaggero (pacifista con trascorsi nel campo di
concentramento di Bolzano gestito dalle SS, secondo italiano a
vincere il premio dopo Nenni, e a cui faranno seguito altri tre
italiani per chiudere con GATTUSO) che invece arriva da un posto
chiamato Mele, ma soprattutto insieme a loro c'è un certo PABLO
NERUDA poi PREMIO NOBEL alla letteratura nel 1971. Un premio, questo
Premio
Stalin,
che verrà consegnato per l'ultima volta nel 1990 a un tale Nelson
Mandela (che ricordiamo anche per un certo Invictus
di
Clint Eastwood). Soddisfazioni importanti, ma a quale prezzo,
appunto? Ce lo può forse dire il Frank Blunt del momento...?
“Vorrete
scherzare?” Ce
ne guardiamo bene, è un costo molto alto, troppo, probabilmente
ingiustificabile... ovvero l'isolamento operato dal proprio Stato,
nel mutismo generale riservato a chi, secondo l'opinione pubblica
alimentata da chi detiene il potere, è contrario a ciò che viene
definito eticamente corretto dal contesto ambientale e storico. E
allora c'è spazio solo nell'underground, nei comizi organizzati dal
movimento politico di appartenenza, sui giornali di settore, ma anche
qua non è tutto falce e martelli. E no... perché c'è anche chi
vuol metterci le seghe, evidentemente. Quindi finisce accusato dai
suoi stessi compagni di non essere troppo fedele al modello
costituito. A quei tempi, purtroppo o forse per fortuna, non si
poteva ancora parlare di correnti o scissioni e Fast, questo il
destino di chi va più forte, come
dirà anni dopo Giuliano Palma, si ritrova ancora una volta a
viaggiare solo, in giro nel mare magnum dell'editoria come in una
navigazione impazzita degna rappresentazione del maelstroem
di
Poe.
Fast,
intanto, abbandona persino il partito, disgustato dai soprusi e dagli
eccidi perpetrati da Stalin, come arriva, puntuale, a evidenziare il
discorso di Kruscev pronunciato il 25 febbraio del 1956. Ancora una
volta la grande personalità di Fast e il non volersi piegare ai
compromessi ne fanno un simbolo di purezza e “cristallinità”. Ma
a poco serve battersi, almeno apparentemente (fallisce anche il
tentativo di creare una lista civica primordiale) e a poco servono i
tentativi di trincerarsi dietro pseudonimi più vari, Cunningham o
Ericson che dir si voglia, per cercare di fare il grande salto. È
una delle tante vittime del MACCARTISMO, dal nome del funzionario
a capo della commissione (appunto McCarthy). Nonostante la censura, i
tentativi di svalutazione e una campagna diretta a demonizzarne
l'opera, come successo a moltissimi altri artisti (tra cui il celebre
attore Lionel Stander, che ricordiamo al fianco di Bud Spencer,
Terence Hill e George Eastman ne La
Collina degli Stivali
che alla fine evidenziava chi era il vero buffone), un atteggiamento
ideale prodotto tra un incrocio avente come capo razza il tribunale
dell'inquisizione del medioevo, per la gioia degli Evangelisti e del
loro mitico Le
Catene di Eymerich (un
altro che si è interessato alla storia del west). I suoi libri, da
eticamente corretti al punto da esser stati inseriti nel circuito
scolastico, sono ormai veleno per le coscienze e per le formazioni
dei comuni cittadini. Come conseguenza cosa ne deriva? L'eliminazione
immediata da ogni programma scolastico e da ogni elenco contenuto
nelle biblioteche pubbliche. “E
che si scherza davvero...1?” tuonava
McCarthy battendo il pugno sulla scrivania a chi cercava di
evidenziare come il soggetto, in realtà, fosse più che valido.
Nonostante tutto questo però, come spesso avviene quando si vogliono
negare le evidenze, cosa succede...? Semplice. “Ehi,
ragazzi la sapete l'ultima?”
dicono un bel giorno in commissione. “Bella
trasmissione”
dice uno dei grandi togati “Mi
faceva fa' un sacco di risate”.
”Macché
trasmissione... Fast è uscito dal partito comunista!”
Boato generale. “Portatemi
la lista e anche il bagaglino...”
si entusiasma subito il numero uno della commissione. “Lo
ingaggiamo?”
fa uno dei soci del gruppo. “Maaaah,
affare di nulla!”
E così, beffa delle beffe, viene cancellato dalla lista nera e cosa
succede? Semplice, quello che era prima educativo e poi diseducativo
torna a essere educativo. Il tutto con una chiara ed evidente analisi
contenutistica dei volumi e dei messaggi offerti dai testi. Ciò avviene, come direbbe il recente vincitore di San Remo, in un
Amen. E allora ecco che, tra i primi, esce Spartacus
di
Kubrick, arrivano gli editori e gli editor e la produzione di Fast
diviene da marginale a copiosa, sia per le tante citazioni avute sia,
soprattutto, per la quantità dei volumi dati alla stampa. Abbiamo
detto quantità, perché la qualità è rimasta inalterata fin
dall'inizio. Risultato finale? Tradotto in quindici lingue, in modo
da poter esser seguito in ogni angolo di mondo, con qualcosa come
ottanta libri scritti, tra romanzi, antologie, saggi e articoli vari
al punto da esser definito, come ricordato da Passerini, “uno
dei più grandi cantastorie dell'America moderna, genuinamente
sposato alla causa della giustizia e della libertà.” Una
definizione che, a nostro modo di vedere, gli rende giustizia e vale
più dei conti e della riconoscenza pubblica. Un vero e proprio fiume
in piena che non conosce blocchi e massi che tengano, eretti per
arginare la forza d'urto di quelle onde che si alzano sospinte, tanto
per citarne uno, da Il
Vento di San Francisco
e
che da Pacifico lo rendono Atlantico, in un testa-coda degno della
sua carriera e storia. “In
realtà la cosa che mi fa infuriare la sapete qual'è?” usava
chiedere a chi lo avvicinasse... “È
che ho più storie dentro di me di quante ne potrei scrivere in una
vita!”
Un vero e proprio tsunami che si abbatte sulle coste dell'omertà e
dell'indifferenza di alcuni, ma che, alla fine della fiera, non può
essere contenuto poiché solo i folli possono pensare di contenere le
idee e le ideologie, specie quando hanno dei contenuti di giustizia e
di equità di fondo. Morale della favola, alla fine del narrato,
persino i suoi più accesi detrattori dovettero alzare le mani e
ammettere, senza chiamare in causa la coppia italo-americana che
affrontò il National
a viso aperto in zona Aintree, che le sue storie erano davvero dei
veri e propri page-turner.
E ci ride....
HOWARD FAST
Veniamo
allora ad analizzare l'antologia La
Mano,
titolo adottato dalla Mondadori per l'antologia A
Touch on Infinity,
uscita cento numeri dopo il precedente Il
Generale Abbatte un Angelo sempre
dello stesso Howard Fast. Si tratta di un vero e proprio
divertissement
che
raccoglie undici (nella versione originale sono tredici) racconti,
sospesi tra il surreale e la sci-fi, uniti da una vena che più che
ironica definirei sarcastico/satirica da cui si sottraggono solo tre storie. Autore travagliato, ma al contempo scanzonato e diretto,
Fast condensa in undici
storie il campionario tipico della sua produzione. Un insieme di
opere che potremmo definire delle burlonate dal retrogusto kafkiano.
Abbiamo
definito l'antologia divertissement
perché, a differenza di altri autori, non siamo alle prese con uno specialista del genere, ma con un vero e proprio autore prestato alla sci-fi e lo si vede anche dal taglio autoriale che
da ai suoi racconti. Questi, pur essendo il più delle volte leggeri
e sbarazzini, hanno una forte componente critica degli usi e dei
vezzi umani chiamando in causa, quasi sempre, la figura di Dio, piuttosto che l'evento del miracolo o la presenza del trascendente come monito e
limite alle pazzie o alle bassezze umane. Tutto questo viene messo in
scena con uno stile leggero, brioso e con uno sviluppo dei soggetti
che assumono presto la consistenza di ideali barzellette. Certo, non
sempre le buone idee iniziali vengono strumentalizzate al servizio di
racconti di alto spessore, tuttavia il divertimento e le risate,
ottenute per giunta in modo intelligente e riflessivo, sono
assicurate.
Il
Talento di Harvey
(The
Talent of Harvey), a
mio avviso, è la storia regina. Fast la colloca a termine
dell'antologia mettendo alla berlina, con un taglio comico, la
routine di una coppia di sfigati che viene funestata dall'improvvisa
acquisizione, da parte del marito (persona priva di talenti), del
potere di materializzare al semplice pensiero e acciuffare in aria
oggetti precedentemente invisibili. Quello che è un dono che sembra
piovuto dal cielo (tanto da esser definito "un miracolo") viene presto utilizzato per le due cose più ovvie
che frullano nella testa di uomo medio: i soldi e le donne. Tuttavia,
per un bizzarro gioco del destino e forse anche per punizione, ciò
che il protagonista riesce a fare con i biscotti e con il pane (beni di prima necessità) non
riesce ugualmente bene con gli strumenti atti a stimolare la libido.
I soldi escono palesemente falsificati, mentre per quel che concerne
le donne il protagonista, per l'ira della moglie che si arrabbia
dando del pervertito al marito, si vede piovere dal nulla una
biondona di due metri, completamente nuda e con un seno prosperoso ai
quattro venti. “La
voglio alta, bionda, bellissima... Al diavolo l'intelligenza” aveva chiesto. Detto
fatto, dal nulla salta fuori quanto richiesto, solo che il corpo non
è animato e non ha neppure gli organi, come scopriranno gli uomini
del Comune (perché un cadavere “è un'impresa di cui si occupa il Comune”)
chiamati a indagare sul caso, capitanati da un tenente, ilarità
delle ilarità specie se a leggere è un toscano (come il
sottoscritto), che si chiama SERPIO (evidente storpiatura del Serpico
che operava, all'epoca, proprio nella città di Fast, cioè New
York). “Non
sei un pervertito, Harvey... Sei solo un porco. Un grandissimo porco”
gli
dice la moglie, uscita intanto dalla camera, mentre con lui ammira il
corpo materializzato dal nulla e lo invita a non ripulirle i seni insozzati dalla marmellata del danese che c'è caduto sopra
Il
medico legale, analizzato il caso e rimasto basito, fa chiamare
Serpio, che nel frattempo pregusta un encomio per aver risolto un
caso di omicidio, e gli rivela che il tutto sembra essere il
risultato “dell'incredibile
creazione di qualche Frankenstein pasticcione”.
Il fatto, dunque, non costituisce reato trattandosi, invece, di un
reato impossibile. “E'
morta in senso tecnico, ma non è mai stata viva!? Credo che scriverò
una relazione su questo caso e la farò pubblicare in Inghilterra,
perché quando si riesce a farsi pubblicare un articolo in
Inghilterra, è buffo, ma tutti lo prendono sul serio.” Risultato
finale? I coniugi, nel frattempo buttati in gatta buia come arresto
cautelare, vengono rimandati a casa, con Serpio che non può che
constatare che un poliziotto, quando riesce a mantenersi in buona
saluta, ne vede di tutti i colori nella propria carriera. E i coniugi cosa fanno? Appena
arrivati a casa, il marito, bello carico per aver ammirato la
creatura dei suoi sogni, cerca di fare pace con la moglie,
indispettita perché, dopo tutti quegli anni di matrimonio, quello che lui desidera è “una
cicciona bionda alta due metri con un pettone enorme”. Allora
Harvey, il marito, si affretta subito a precisare che, in realtà,
quella non era proprio esattamente il tipo che aveva richiesto
e...attenzione al colpo d'autore... “Neppure
io sono quella che volevi realmente?”gli
chiede la donna. E lui le risponde: “Eccetto te, micia” (finalone ambiguo che sembra suggerrire che anche la donna in questione sia un parto della sua mente). E così
detto, l'autore chiude dicendo che “se
ne andarono a letto, e bene o male si consolarono.”
Sulla
stessa falsa riga è Questione
di Dimensioni (A
Matter of Size),
mi
vien da ridere pensando al “bene
o male” che
sta sopra. Tutto inizia con una donna che se ne sta seduta a sgranare i
piselli, quando si materializza un'altra situazione paradossale, se vogliamo
agli antipodi della sopramenzionata. Credendo di aver visto una
mosca, la donna schiaccia con il pigliamosche un uomo alto un
centimetro. Allarmata e impaurita, chiama subito il marito, che pure
lavora in ambiente giuridico. Questo, dapprima preoccupato sulla
sanità mentale della moglie, constata che, effettivamente, a esser
stato schiacciato è proprio un uomo, per giunta nudo, ma nonostante ciò la calma
subito, dicendole che quello non ha le misure tali per poter esser un
uomo...”Non
vedi come è piccolo...?”
Dunque è un reato impossibile pure questo, ma ecco che sorge una
disquisizione sui punti di vista relativi alla grandezza. Cosa è
davvero grande? Quello che noi definiamo grande, in realtà, è solo
una deduzione dettata dalle nostre dimensioni, dunque un giudizio relativo e non oggettivo. Alla fine viene fuori
che esiste un vero e proprio esercito di questi uomini microscopici
che se ne vanno in giro, come nel successivo racconto di Stephen King
(a sua volta ripreso da Matheson) Campo
di Battaglia, a
punzecchiare i presunti “giganti e che l'unica arma per annientarli è far volare un plotone di elicotteri carichi di DTT nella notte per
sganciare, da inosservati (sebbene con la confusione fatta sveglino l'intera città), il veleno. Il racconto finisce con la
moglie del protagonista che ricorda allo stesso di aver letto un
libro di astronomia, di tale James Dean (!?), per poi chiedere allo
stesso: “Quanto
siamo grandi, noi...Quanto siamo grandi?” Evidente
l'ambiguo, ancora una volta, sarcasmo di Fast che gioca alla
citazione nascosta da decriptare per ridacchiare sotto i baffi,
andando a ribaltare il concetto fin lì anticipato. James Dean
infatti, era una stella sì, ma del cinema...e Il
Gigante
fu il suo ultimo film prima di morire.
Interessanti
almeno altri due racconti. Il primo di questi è Il
Prezzo (The
Price), soggetto
incentrato
su un uomo abituato, fin dai tempi dell'università, a comprare
uomini, cariche, recensioni, giudici e tutto quanto potesse esser
utile a perseguire i suoi scopi. “Si
può comprare anche il diavolo se si ha di che pagarlo... Si getta
l'esca nell'acqua e via...”.
Nonostante il vizio e la facile corruzione, riesce a cavarsela sempre
fino arrivare al punto di voler comprare Dio per poter scambiare i
soldi con altri quindici anni di vita. Rivoltosi a un santone, che si
presenta quale uomo a cui sono destinati i miscredenti, i perduti, i
traviati e i perseguitati dal demonio, riesce, per l'ennesima volta,
a conquistare quanto richiesto ma al prezzo dell'intero patrimonio.
Il racconto finisce con il santone a
spassarsela su uno yacht a Ischia con una sventolona mozzafiato e i soldi
presi al protagonista, che commenta così l'accaduto: “Dio
lavora in modo singolare.”
Esilarantisismo
poi Il
Cerchio (The
Hoop) con
uno scienziato che realizza, attraverso una serie di equazioni
matematiche, un cerchio che piega lo spazio e fa sparire tutto
ciò che ci vien buttato dentro. Lo scienziato non sa spiegare,
tuttavia, dove vada a finire la roba., specie quando scompare un
giovane studente di Philadelphia che pensa bene di saltare dentro il
cerchio. La soluzione viene subito sfruttata dal “brillante”
sindaco della città che pensa bene di utilizzare il marchingegno per
far sparire la spazzatura pur senza interrogarsi sulle possibili
conseguenze, non sapendo ancora dove vadano a finire gli oggetti
scomparsi. La soluzione, inizialmente, appare geniale. Lo scienziato
viene premiato in ogni dove, addirittura nominato Colonnello del
Kentucky (!?). Tutti vogliono i diritti sul cerchio, tutti lo
vogliono copiare. Il sindaco viene acclamato come un eroe. Intanto lo scienziato constata quanto i filosofi
abbiano errato nel voler trovare una spiegazione teologica
all'esistenza dell'umanità non avendo considerato, in realtà, che
l'uomo altro non è che un produttore di spazzatura. Non si contano, infatti, i camion che vanno in su e in giù a gettare spazzatura. E cosa ti va a
succedere? Semplicissimo, ciò che il sindaco ha pensato di far
sparire ricompare dalla pancia della terra ed erutta fuori facendo
crollare l'area limitrofa a Wall Street (chiaro simbolo del mercato
finanziario). Come a dire che le cose sporche non si possono sotterrare...
Questi
i quattro migliori racconti. Una breve panoramica anche sugli altri.
Ne La
Mano
un
uomo nota, al tramonto, affiorare a orizzonte una mano gigante che spegne
letteralmente il sole. Nessuno, tranne lui, sembra essersene accorto,
ma la temperatura cala in modo vertiginoso nella notte e la certezze che sorga il sole non appare più tanto scontata... Ne Giusto
Motivo (Show
Case)
una voce sovrumana interrompe, in ogni angolo del mondo e allo stesso
orario, le principali trasmissioni radiotelevisive per chiedere,
firmato Il
vostro Signore Iddio, una
valida giustificazione per non porre termine alla vita dell'uomo
sulla terra. Dopo un clima di sospetti, con tutte le nazioni che
sospettano che dietro all'evento ci sia un gioco occulto di qualche
superpotenza e col Vaticano che si rammarica perché il Signore non
ha lasciato almeno un elogio per il loro secolare impegno nel campo
religioso (“Non
una parola di lode... Avete parlato al dipartimento legale?”
chiede un cardinale a un collega
“Certamente, dicono che la cosa rientra nei suoi diritti”), il
mondo viene salvato, esattamente 33 giorni dopo il primo messaggio,
da un coglione (o apparentemente tale), che vive in un mondo tutto
suo a meditare e fumare canne, individuato dagli osservatori FBI
impegnati a porgere a un calcolatore la soluzione del caso e con
questo che fa il nome del ragazzo. E qual'è la soluzione? Semplice,
la risposta a un quesito che altro non è che un quiz fatto dallo
stesso Dio e che si ricollega alle sacre scritture sull'ESODO.
Clamoroso il finale con questo soggetto strampalato che se la ride
dicendo: “Pazzesco...”
Ne
deriva l'idea di un Dio ironico, come spiega poi il protagonista del
successivo racconto: “Il
riso ne è la prova. Un sorriso è l'unica espressione di eternità.”
Meno
riuscito Il
Buco nel Pavimento
in cui una pattuglia della polizia, accompagnata da un giornalista,
interviene in un caso alquanto bizzarro ovvero il crollo di un
pavimento che si apre, anziché sull'appartamento sottostante, su una
prateria. Appartengono, invece, alla fantascienza “convenzionale”
L'Uovo,
Nella Mente di Dio e
Cephes
5. Il
primo è ambientato in un futuro post-atomico con degli scienziati
che ritrovano, nei bunker sotterranei, un vecchio laboratorio di
ibernazione in cui è conservato in una cella un uovo di uccello ancora rifrigerato. La notizia ha rilievo mondiale
poiché i volatili si sono estinti e nessuno ne ha mai visto uno.
Grazie ai macchinari si riesce a far nascere l'uccellino che alla
fine viene liberato per poter così conquistare la giusta libertà.
Ironia messa al bando anche negli altri due testi, in Nella
Mente di Dio
un gruppo di ebrei escogita una macchina del tempo atta a permetere a
un sicario di ritornare al 1897 per andare a uccidere un bambino di
otto anni: Adolf Hitler. Classico anche Cephes
5 dove
si scopre che gli abitanti del pianeta Terra, in realtà, sono dei
soggetti di altri mondi che sono stati isolati nel più remoto
pianeta adatto alla vita in quanto dediti all'omicidio e alla
distruzione.
La copertina originale
"Mi irrita molto, perché non so mai se mi prende in giro o no. Trovo insopportabili gli scrittori e gli artisti, e lui è il più insopportabile di tutti. Il fatto che io vada tutti i giorni in città a svolgere il mio lavoro onesto, fa di me quel che lui definisce un membro dell'Establishment, un tipo che lui giudica con ironia e superiorità. "
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