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sabato 9 febbraio 2019

Recensione Narrativa: SUDARIO NUZIALE di Frank Graegorius.



Autore: Libero Samale (meglio conosciuto come Frank Graegorius).
Genere: Horror.
Anno: 1964.
Edizione: Antonino Cantarella, collana I Racconti di Dracula, N. 56.
Pagine: 101.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Quarto romanzo pubblicato dal dottor Libero Samale, a firma Frank Graegorius, sulle mitiche pagine de I Racconti di Dracula. Il romanzo esce nel 1964 dopo tre perle della produzione di Samale ovvero I Sussurri delle Streghe (1962), Il Golem (1963) e Nostra Signora Morte (1964). Faranno seguito altre ventiquattro pubblicazioni.
Sudario Nuziale, sottotitolato Ansia, è un romanzo che, pur mantenendo l'impronta squisitamente onirica e il suo continuo giocare tra illusione e realtà tipica della penna di Samale, si discosta dal racconto di stampo folkloristico caro all'autore. Samale plasma una storia che è fatta di duplici contrasti in continua lotta tra loro così da miscelarsi e confondersi, rendendo impalpabile la natura iniziale dell'uno e dell'altro. Dalla lettura emerge la continua lotta tra amore-odio; realtà-sogno; bene-male; follia-normalità; scienza-superstizione; desiderio carnale-desiderio intellettuale. Un conflitto perenne che mina le certezze, le sgretola, le frantuma e lascia nella totale incertezza. Il protagonista, un biologo con qualche scheletro nell'armadio (in senso metaforico del termine), vive un incubo a occhi aperti da cui non riuscirà a destarsi e che, a nostro avviso, simboleggia in chiave simbolica la crisi esistenziale di mezza età. Il rimorso per la morte di un giovane compagno di giochi (ucciso nel corso di una battaglia che rimanda a I Ragazzi di Via Pal, romanzo di Molnar del 1906), ma soprattutto l'abbandono di una fidanzata ormai convinta di aver trovato l'uomo della propria vita, tornano a torturare la quiete notturna. Un abbandono, quest'ultimo, che ha determinato la fine della giovane poi deceduta per i postumi della tubercolosi, ormai svuotata di ogni voglia di vivere.
Il Dottor Kann, questo il nome del protagonista, è un egoista , un uomo che ha sempre anteposto la carriera alla vita privata. "Sei sempre stato un freddo egoista. Non prevedesti però che Martha ti amasse al punto da non riuscire a vivere senza di te. Quando lo sapesti, ti sembrò di impazzire; perché non sei mai stato abbastanza coraggioso da sopportare il rimorso delle tue mascalzonate. Sei un egoista, ma vuoi sempre apparire virtuoso davanti a te stesso." Ecco che vengono plasmati i contorni di un uomo che altro non è che un arrivista che soffoca le emozioni; immagina, fantastica rapporti che non ha poi il coraggio di tramutare in realtà, perché ne teme le responsabilità. Prova un'attrazione smodata per la propria assistente, eppure non le svela i propri sentimenti, non si rivela, sebbene lei non aspetti altro. "Si era imposto la regola di evitare qualsiasi relazione galante con il personale femminile alle sue dipendenze. Voleva evitare che i sentimenti intralciassero il suo lavoro scienitifico." E così snocciola lezioni all'università, tiene convegni, viene invitato a feste con la crema della cittadina e concede consulti illuminanti finché, un bel giorno, non si accorge che le cose importanti nella vita sono altre. Se ne accorge in un modo traumatico, in quella che prende le forme di una vera e propria neuropsicosi da stress. Samale, che era psichiatra, si trova al centro di tutte le sue passioni. La scienza medica con lo studio psicoanalitico da una parte e l'occultismo e l'esoterismo dall'altra. Cerca una commistione che riesce a centrare, dando il là a una delle sue opere più personali, sospese tra realtà e immaginazione. Minato nella salute mentale, il protagonista vive un vero e proprio shock mentale che riporta a galla rimorsi e sensi di colpa, lasciandolo nello sconforto, ma soprattutto senza più una bussola orientativa. Perde ogni controllo e ogni certezza; trema, si dispera, finisce in clinica psichiatrica sottoposto a cure e osservazioni. Tutto vacilla. "Tutta la vita è un equivoco, un'illusione" e pertanto quello che poteva sembrare rilevante è in realtà irrilevante e viceversa. Ecco allora che irrompe la necessità dell'amore, di un qualcuno a cui concedersi, con cui condividere i propri segreti e a cui offrire l'ideale timone di guida nella triste esistenza che vede ogni creatura condannata a morte, unico finale certo che Samale però cerca di sconfessare (lo vedremo dopo). Kann trova questa musa nell'assistente del suo psichiatra, una donna che gli ricorda la fidanzata scomparsa e che, per molti aspetti, si sovrappone proprio a lei, specie nei momenti più intimi. "Sarah, amica mia! Non mi tradire. Ho fede in te e in te sola" rivela al giovane amore che stravede per lui, eppure è impotente alla situazione che sta per travolgere la coppia. Samale traccia così l'evoluzione del personaggio che passa da individualista a un qualcuno che si appoggia sugli altri, che ha bisogno di un aiuto per sottrarsi dalla follia che lo sta per risucchiare. I due si sposano, tentano così di esorcizzare le assurde visioni ipnotiche che scuotono la stabilità mentale del protagonista, che vive esperienze che si ripetono, alla stregua di un loop, senza lasciare traccia nel ricordo di coloro che interagiscono col protagonista quasi che fossero sogni ripetuti in una lunga serie. "Avrebbe fatto meglio a chiedere alla ragazza di sposarlo. Solo mettendo su casa poteva fugare per sempre il timore di quelle crisi d'angoscia acuta" scrive l'autore, a testimonianza di quella che è una vera e propria crisi esistenziale che il protagonista cerca di superare con la via del matrimonio. Niente di più sbagliato.

Su questa sottotraccia psicologica, Samale monta l'apparente storia fantastica che vede al centro delle visioni oniriche del protagonista uno psichiatra dedito alla magia nera. Quest'ultimo, il Dottor Krause, viene definito nel testo un moderno Dottor Fausto (sembra in realtà più un freudiano, che ricorre a stanze contenenti oggetti che hanno la funzione di far emergere traumi dall'inconscio). In realtà si tratta di un mero tramite che funge da collegamento tra il mondo dei vivi e il mondo delle ombre, un immaginifico contesto in cui si aggirano le anime in attesa di ritornare in vita. In questo mondo delle ombre, descrito da Samale con eccezionale potenza evocativa, gli spiriti che hanno avuto nel protagonista la loro causa di morte tramano in attesa di vendetta. Se uno di questi è intenzionato a condurre il protagonista nelle maglie della follia e da questa in quelle della perdizione, l'altro spirito è combattuto da due sentimenti opposti. Quest'ultimo è infatti rappresentato dall'anima della storica fidanzata del protagonista. Pur se defunta, la vecchia fidanzata prova ancora amore verso l'antica fiamma, non a caso riesce a tornare sulla Terra grazie la via della possessione per cercare di vivere quelle emozioni di cui erano impregnati i propri migliori giorni. Si impossessa infatti del corpo dell'assistente del dottor Krause, approfittando di un infarto subita dalla stessa, e ne coglie l'occasione per sedurre il suo antico fidanzato, ormai in balia di una crisi esistenziale. Ray Bradbury, in un suo storico racconto intitolato La Sirena (1951), scriveva che "qualcuno ama sempre qualcosa più di quanto questa qualcosa ami lui. Dopo un po' ti viene voglia di distruggere questa cosa, qualunque sia, in modo che non possa più farti soffrire." L'amore dunque quale sentimento capace di elevare al settimo cielo un uomo (o una donna), ma anche di farlo sprofondare negli abissi della perdizione. E' un po' la situazione che viene a crearsi nella fattispecie se non fosse che il soggetto al centro della vendetta si "rinnamora" della sua vecchia fiamma celata sotto nuove spoglie. "Amore, ce n'è voluto per convincerti!" sussurra la donna, al termine della seduzione. Samale tratteggia i momenti erotici con rara sensibilità, evitando ogni forma di volgarità. Per tale via traccia quella che è una storia di amore dalle forti tinte fosche e cupe, un amore evidentemente maledetto dal fato e per questo impossibile da compiersi. "Questo non è amore, è una malattia mortale! Sarah mi distruggerà!" teme il protagonista che ben presto scoprirà, durante un amplesso, chi si celi davvero nel corpo di Sarah. "Martha! Martha! Tu sei Martha!" griderà, colmo di estasi, trovando conferma nella donna. Ma se da una parte troverà comprensione o, quanto meno, il sentimento d'amore e dunque una volontà di perdono e di salvezza, dall'altra via non vedrà tramutarsi l'odio in un sentimeno positivo. Il secondo spirito, quello del giovane dodicenne morto durante la disputa territoriale, ne determinerà la lunga discesa negli scantinati dell'edificio di proprietà dello psichiatra. E' eloquente il messaggio simbolico e metaforico con cui Samale carica l'evento, dando una parvenza fantastica a un orrore che è più mentale che ultraterreno (la discesa nelle fauci della follia e del delirio), traducendosi nella potenza dei sensi di colpa e nella loro capacità di gettare nella disperazione chi ne è funestato. Il protagonista vedrà svanire l'amore quando questo sembrava esser stato recuperato (Samale regala uno spettacolare e onirico inseguimento, da parte di un pipistrello, in una landa desertica di sale in cui la coppia sprofonda prima di vedersi piovere contro l'uccello notturno). Giunto negli scantinati si troverà al cospetto della propria bara e di quella della sua amata, mentre il cadavere del dodicenne del tempo che fu si desterà dalla propria tomba sotto la forma di un pipistrello assetato di sangue. Samale descrive la componente horror con una maestria unica. "A un tratto, la salma di Paulus, animata da una terribile maledizione, cominciò a impicciolire, a diventare scura e pelosa. Le braccia si trasformarono in ali membranose. Spuntarono grosse orecchie. Si trasformò in vampiro. I suoi occhi fosforescenti conservavano l'espressione di odio protervo. Il vampiro prese il volo e alitò aria gelida e fetida intorno alla testa di Fritz, che lanciò un grido strozzato. L'orrendo mostrò andò ad appendersi sotto una delle lampade, tenendovisi aggrappato con gli artigli."
Gli antichi orrori, sepolti nelle profondità del tempo che fu, tornano a vivere e vampirizzano il protagonista, facendogli compiere il passo definitivo verso il non ritorno, verso una follia incurabile, poiché chi è stato attinto da certi orrori non può più tornare quello che era prima. Il "nostro" si troverà così a subire la fascinazione del male, pur non accettando il suo nuovo stadio nei momenti di riflessione, e a volare nella notte nelle forme di un pipistrello assetato di sangue. La trasformazione in bestia farà emergere i desideri assopiti e castrati, precedentemente piegati a favore delle esigenze di natura civile. E così, ormai libero da ogni freno inibitore, il nostro volerà presso la casa della sua assistente (il vero amore mai dichiarato, peraltro contraccambiato ma solo in segreto per ragioni di timidezza e di ruoli) e ne approfitterà per fare quello che avrebbe sempre voluto fare: possederla carnalmente. "Non riusciva a dormire. Una terribile inquietudine gli impediva di riposare. Udì un lontano latrato, che si trasformò in uggiolio, in ululato... Corse alla finestra, guardò fuori. Il plenilunio inondava la strada, accentuava le ombre, riempiva l'atmosfera d'una luce azzurrina triste e malvagia. La faccia pallida della luna aveva l'aspetto di un cadavere putrefatto. Friz si sentì pervadere di una furia omicida. Dentro di lui l'istinto della violenza; tutto il suo essere diventò brama di sangue, desiderio incoercibile d'affondare i denti nella gola di una fanciulla. Montò in piedi sul davanzale, con le braccia alzate. Nel delirio della follia gli apparve l'immagine di Rosy. Era addormentata nel suo letto coi biondi capelli sparsi sul cuscino e le labbra socchiuse in un sorriso. Friz sentiva che stava sognando di lui. Ghignò e spiccò un salto. Il suo ultimo pensiero fu: «Ecco, adesso mi sfracello sul selciato e la faccio finita.» Ma non si sfracellò. Volava spedito verso la luna piena, avvinto al terribile destino dei vampiri..."

Sudario Nuziale è così un romanzo solo apparentemente horror, una vera e propria caduta nella spirale della follia che genera ansia e angoscia nel lettore. Lo studioso e scrittore Sergio Bissoli l'ha giudicata, a ragione, "la più complessa e raffinata opera di Samale... Una galleria di incubi e di allucinazioni che costituisce una finestra aperta sulle profondità dell'inconscio."
Samale ne approfitta inoltre per condire il tutto con alcuni momenti di valenza esoterica. In prima battuta sposa la tradizione classica dell'antica Grecia, rappresentata dal mito del fiume Lete presso il quale si abbeveravano le anime prima di rinascere all'interno di nuovi corpi, così da cancellare la memoria delle precedenti vite. Traccia infatti l'idea di un'esistenza che non cessa alla semplice morte dell'uomo, ma che si tramanda nei secoli, rinnovandosi di volta in volta (gli spiriti rivelano di aver vissuto molte vite e di attendere di scendere in nuove altre vite). Straordinarie, forse tra le più belle dell'intera produzione dell'autore, le descrizioni del regno delle ombre. Stralci di pittorica letteratura fantastica che confermano, per l'ennesima volta, la poetica macabra dell'autore. "Il lago dei morti sembrava formato dalle lacrime della sterminata moltitudine di uomini, apparsi sulla terra fin dagli albori dei tempi. Una lunga fila di ombre bianche e vagamente luminose avanzava silenziosamente, sfiorando con i piedi ignudi la superficie dell'acqua. Erano fanciulle dal volto esangue, con le mani abbandonate e il sorriso vuoto dei morti. Erano uomini un tempo muscolosi, ma infacchiti da un'indolenza mortale. Sui prati tenebrosi, alcuni personaggi ammantati e silenziosi se ne stavano sdraiati... Sui loro volti c'era il marchio duro della tragedia. In cielo la pallida luna guardava il mondo delle ombre e sembrava dosse stata dipinta sul fondale del Nulla da una mano demoniaca... L'acqua ormai plumbea si frange in sbavature giallastre. In alto masse di vapori si accavallano, formano torrioni minacciosi ed effimeri. Sulla spiaggia piatta e sconfinata indugia il crepuscolo. Qualche pietra a forma di cranio, qua e là, affiora dalla sabbia."
Notevole potenza evocativa, ma anche uno stile che guarda con piacere all'aggettivazione un po' come erano soliti fare gli scrittori della rivista weird tales. Un modo di narrare che potrebbe sembrare ridondante ad alcuni lettori ma che, a nostro avviso, impreziosisce e definisce le visioni onirche di Samale.
Sudario Nuziale è, senza ombra di dubbio, uno dei romanzi più profondi e melanconici dello scrittore, un testo che sintetizza le due componenti della sua anima: la psichiatria e l'occultismo di valenza folkloristica. Due materie, un po' come i vari aspetti che vengono a contrapporsi nel romanzo, in perenne lotta tra loro.

La prima delle due trilogie
pubblicate dalla DAGON PRESS
dedicate ai romanzi di Libero Samale.

"La donna non è mai amica dell'uomo. Sarà sua madre, sua sposa, sua figlia, sua amante o tutte queste cose insieme; ma non sarà mai un'amica per lui. Fra loro due c'è la traccia del serpente."

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